Juve, il tridente contro la crisi. Allegri non può più aspettare. Cambiaso il jolly per la rivoluzione

Domani c’è il Frosinone allo Stadium, Max tentato dal nuovo modulo per dare la scossa dopo la frenata. Serve ritrovare la solidità in difesa, ma la Signora deve anche segnare di più: Chiesa pronto al riscatto.

di PAOLO GRILLI -
24 febbraio 2024

Resettare tutto. Una raccomandazione proferita da Massimiliano Allegri già dopo la sconfitta con l’Udinese. E che col Verona, un 2-2 che non ha certo avuto l’effetto Prozac per la Juve, non è stata proprio seguita alla lettera.

Signora fragile, smarrita. Ormai in netta contraddizione con una classifica che, Inter a parte, sarebbe pure onorevolissima, superiore alle aspettative di inizio stagione. E allora, la rivoluzione diventa obbligata. La scossa non può che arrivare da un cambio tattico, rimescolando le carte. Operazione mai priva di rischi, visto il necessario periodo di apprendistato che un nuovo sistema richiede. Ma anche gli avversari, sul fronte opposto, si ritroverebbero in prima battuta a dover fronteggiare i pericoli dell’ignoto.

Il fatto è che la super difesa, super non è più. Lo schieramento a tre, il più allegriano, ora non garantisce più la solidità dei bianconeri. Cinque gol subiti in quattro partite, senza più l’ombra di un clean sheet, sono un grosso passo indietro. Ecco che il 4-3-3 diventa un’opzione quasi necessaria. Anche se Alex Sandro è recuperato in extremis e Danilo non ci sarà domani col Frosinone, per un match all’ora di pranzo che non si vuole indigesto.

Idee di tridente, quasi una necessità. Ma è troppo azzardato, in una fase di fragilità, pensare a un Yildiz-Vlahovic-Chiesa che sbilancerebbe ulteriormente l’assetto. L’elemento equilibratore sarebbe invece Cambiaso, uno che anche nell’area avversaria dice la sua. E che in questa stagione si è visto faticare con profitto pure come mezz’ala, abbandonando una delle due fasce.

Ma ad Allegri rimane nel cuore pure quel 4-2-3-1 che gli consentì di sfiorare la Champions nel 2016-2017. Era tutt’altro scenario, la Signora imperava in Italia e il tasso di classe era ben superiore a quello attuale. Mandzukic fu spostato sull’ala a faticare, e tutto funzionò a meraviglia fino a Cardiff, dove Ronaldo dettò legge.

La linea di trequartisti vedrebbe ancora Chiesa e Cambiaso laterali, con Alcaraz inserito in mezzo, una sorta di perno di centrocampo avanzato quale era Kessie nell’ultimo Milan scudettato.

Anche in questo caso, nella difesa a quattro, ci sarebbero Alex Sandro e Weah sulle corsie, mentre al centro, oltre a Bremer, toccherebbe a uno fra Gatti e Rugani.

Difficilmente Allegri si affiderà a un nuovo modulo senza avere la certezza di poterlo utilizzare fino in fondo e senza tentennamenti. Un dietrofront rappresenterebbe un’ammissione di debolezza, lo smarrimento della bussola tattica mentre anche il morale necessita di puntellamento.

Contro Di Francesco all’andata fu una vittoria di carattere. Si parlò di una Juve di grande tempra, pronta a volare grazie a Vlahovic e a Yildiz, che ebbe il battesimo del fuoco con gol. Sono passati appena due mesi e lo scenario è cambiato profondamente. DiFra sa smontare le big come quasi nessun altro. E ribatterlo, di contro, può costituire una nuova partenza.

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