Juve, Tudor va per vie verticali: i primi cambiamenti rispetto a Motta
Meno palleggio orizzontale, più intensità e più verticale, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Col Genoa la prima scintilla per la rincorsa alla Champions

Igor Tudor
Bologna, 31 marzo 2025 – La Juventus da qualche parte doveva ripartire e lo ha fatto riprendendo in mano i fondamentali del calcio: andare prima verso la porta. Basta ragnatele di passaggi, dentro più concretezza in entrambe le fasi di gioco, più equilibrio dietro e pochi fronzoli davanti. Igor Tudor ha deciso di cambiare rotta di 180 gradi per fare qualcosa di profondamente diverso rispetto a prima. Dal calcio orizzontale a quello verticale e con Dusan Vlahovic perno dell’attacco. Sono piccole cose che hanno però dato una scintilla, in attesa che le settimane diano tempo a Tudor di marcare meglio il territorio con la sua idea di calcio. Per prima cosa serviva un risultato positivo ed è arrivato.
Più calcio verticale e Vlahovic centrale
Non poteva certo in pochi giorni dare alla squadra una nuova e chiara identità, ma le novità del progetto di Igor Tudor si iniziano a intravedere, seppur senza strafare o esaltare troppo una vittoria importante ma che dovrà avere un seguito. Una rondine non fa immediatamente primavera, ma può essere un primo segnale. Dal calcio orizzontale e compassato di Motta, la Juve sta virando verso un calcio più energico e verticale, come peraltro Tudor aveva fatto vedere nello scampolo di scorsa stagione alla Lazio. Dal momento del suo arrivo nella capitale era migliorato il PPDA, cioè il numero di passaggi concessi prima di rubare palla all’avversario nell’altra metà campo, e di conseguenza erano migliorati il pressing e il ritmo, aspetti che dovrà sensibilmente aumentare pure in bianconero. Troppo lenta e prevedibile la Juve di Motta, soprattutto troppo orizzontale, così c’è bisogno di tornare a una verticalità più spiccata e una intensità maggiore per evitare che l’avversario arrivi con troppa facilità dalle parti della porta di Di Gregorio. Dopo i sette gol subiti in due partite, per prima cosa Tudor doveva necessariamente blindare la difesa. Lo ha fatto. Certo, il banco di prova non è stato un big, ma è comunque un inizio da cui costruire qualcosa per la rincorsa Champions con le altre che continuano a marciare forte. Di fatto, solo il Milan si è fermato e pure la Fiorentina è tornata in corsa rallentando l’Atalanta, ora risucchiata dal gruppo. Serve marciare forte, ma il vantaggio della Juve è avere un calendario più facile mentre le rivali sono infarcite di scontri diretti, che significa togliersi punti a vicenda. Con un filotto di successi la Juve potrebbe riprendersi ciò che ha perduto nelle due dure sconfitte con Atalanta e Fiorentina.
Vlahovic centrale. Yildiz più pericoloso
Tudor è partito subito da una cambio modulo, ovvero il passaggio alla difesa a tre che è servito a dare maggior equilibrio alla squadra; tradotto significa migliorare la fase difensiva e prendere meno gol. Davanti, invece, Dusan Vlahovic è tornato centrale, così come Kenan Yildiz, due che con Motta erano caduti nel dimenticatoio. Il numero nove non ha segnato, ma ha messo in mostra una tempra diversa, lottando, sentendosi più dentro al progetto e di conseguenza più vivo dentro la partita. Il turco si è ripreso la numero dieci e, giocando un po’ a tutto campo alle spalle della prima punta, ha potuto svariare sul fronte offensivo agendo con l’istinto dell’attaccante che sa quali spazi attaccare. Il gol, non a caso, non è arrivato da sinistra rientrando sul destro, ma da destra infilandosi in zona centrale per trafiggere Leali con un ficcante diagonale. Yildiz è più libero di esprimersi nelle zone di campo che sente proprie, perché all’attaccante vanno dati un po’ meno dogmi e più libertà d’azione, lasciando agire l’istinto di chi sa che zone calpestare negli ultimi sedici metri. Ora a Tudor, non resta che recuperare pure Teun Koopmeiners e renderlo più vicino al rendimento di Bergamo. L’olandese può agire in una posizione ibrida tra centrocampo e attacco, ma messo in zona più centrale e vicino alla porta può ritrovare la sua verve rispetto all’ultimo periodo dove Motta lo aveva addirittura schierato esterno. A farne le spese è stato immediatamente Randal Kolo Muani. Voluto fortemente da Thiago, l’attaccante francese era partito a razzo con cinque gol immediati, poi si è eclissato come tutta la Juve e ora che è cambiato l’allenatore rischia di finire in panchina in pianta stabile. Con il Genoa non è nemmeno entrato e questo rappresenta un importante segnale per il futuro dato che alla Juve è in prestito. Qualche mese fa sembrava scontata la conferma, ora è tutto in discussione e, anzi, l’orientamento sembra quello di risparmiare 50 milioni per dirottare tutti gli sforzi su Victor Osimhen.
Tardelli: “Motta andava esonerato prima”
Intanto, fa ancora chiacchierare il fallimento del progetto Thiago Motta che tiene banco sulle principali tv nazionali. Per molti addetti ai lavori l’ex tecnico andava esonerato prima: non aveva più in mano la squadra da tempo. Il pensiero comune è che le due eliminazioni in coppa avessero già fatto vedere i segnali di una crisi latente, mentre le quattro vittorie consecutive in campionato sono servite solo per nascondere la polvere sotto il tappeto. Tutto è poi deflagrato con le durissime sconfitte con Atalanta e Fiorentina: “La Juve ha fatto bene a cambiare – il pensiero di Marco Tardelli alla Rai – Ma questa mossa andava fatta prima, hanno tardato a esonerare Thiago e non si sono accorti che non aveva più in mano lo spogliatoio”. E, come sempre, nell’occhio del ciclone ci è finito Cristiano Giuntoli: “Non ha difeso Motta e all’allenatore non vanno date tutte le colpe”, la chiosa di Tardelli. Leggi anche - Il Napoli risponde all'Inter: 2-1 al Milan. Meret para un rigore
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