La Juve trova carbone e molti dubbi. Gioco, gol, ora anche il carattere. Motta: quanti problemi da risolvere
Il ko di Riad col Milan ha evidenziato tutti i limiti di un gruppo che non è mai davvero decollato. Tifosi spazientiti in attesa di una svolta, Vlahovic indispensabile ma poco funzionale al nuovo sistema .
L’inizio del nuovo anno, per la Juventus di Thiago Motta, è stato il più scoraggiante possibile, perché la semifinale di Supercoppa contro il Milan ha evidenziato tutte le fragilità e le mancanze di una squadra che non riesce a schiodarsi dalla sua aurea mediocritas.
Il modo in cui si è concretizzata la sconfitta di Riad non può lasciare indifferenti: cambi discutibili, una rimonta subita in una manciata di minuti (i gol saranno stati anche due episodi, ma già pochi minuti prima del pari Di Gregorio era stato graziato da Hernandez), l’incapacità di rimettersi in pista e l’atteggiamento di Motta, attonito ai margini dell’area tecnica e incapace di andare oltre qualche frase di circostanza per spiegare, a fine gara, un ko che ha significato il fallimento del primo obiettivo stagionale.
A sei mesi dall’inizio della stagione, il credito di cui ha goduto il tecnico, anche al cospetto di risultati spesso deludenti, si avvia all’esaurimento. Il tifo rumoreggia, critica, fischia, si domanda quando arriverà una svolta necessaria ma che tarda ad arrivare. Motta ci sta mettendo del suo. Persevera tetragono con un sistema di gioco che non varia mai: 4-2-3-1 era quando, nelle partite agostane, le cose andavano bene, 4-2-3-1 è rimasto alle prime difficoltà e tale resta anche ora che la situazione pare incancrenirsi. Non ha un piano B o, se ce l’ha, non l’ha ancora mostrato: chiede duttilità ai giocatori – Koopmeiners nei tre dietro la punta o nei due di mediana, Yildiz che ha giocato in tutte le posizioni alle spalle di Vlahovic, McKennie terzino sinistro, trequartista e nei due; e sono solo alcuni esempi – ma mai si allontana dalla sua idea tattica.
La quale, peraltro, disinnesca Vlahovic, che già aveva esternato due mesi fa il suo malcontento per non avere un compagno di linea capace di levargli un uomo di dosso o di non costringerlo sempre a fare a botte spalle alla porta. Quando il serbo c’è finisce nel mirino, ma quando manca si sente e l’attacco fatica a segnare. Non ha un compagno, ma nemmeno un sostituto: Milik è un desaparecido, e allora Gonzalez viene utilizzato come tale ma ha caratteristiche totalmente diverse. Così, alla fine, le variazioni toccano alle invenzioni di Yildiz – al quale vengono chiesti anche compiti di copertura – e alla ferocia di Conceiçao nel cercare l’uno contro uno, perché dal portoghese nasce sempre qualcosa. Troppo poco per un club che deve vincere.
Ci sarebbe poi da indagare il motivo per il quale, da squadra impreforabile, la Juventus sia diventata piuttosto semplice da bucare: incide l’assenza di Bremer, ma anche l’utilizzo del consueto spartito permette alla manovra di essere leggibile, senza contare poi la debolezza psicologica, perché se la Juve spesso ha rimontato, ultimamente si fa rimontare con facilità, pur avendo uomini dai quali sarebbe lecito aspettarsi più attenzione e malizia; il carattere però non può essere un alibi per una rosa ricca di nazionali, e allora tocca rivolgere ancora lo sguardo alla panchina, in attesa del mercato.
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