La Signora si scopre brutta all’appuntamento

Prima sconfitta e prime crepe per la Juventus, il gioco di Motta si inceppa e paga le tante assenze. Domenica la sfida con l’Inter

di LORENZO LONGHI -
24 ottobre 2024
La Signora si scopre brutta all’appuntamento

Uno scontro tra Timothy Weah, a sinistra, e il capitano dello Stoccarda Angelo Stiller

Nessuno, prima dello Stoccarda, aveva battuto la Juventus in questa stagione. E nessuno, prima dello Stoccarda, aveva affrontato la Juventus così: prendendola alta, non lasciandole respiro. Strategia vincente per i tedeschi e interessante per le prossime avversarie dei bianconeri, perché quella che Thiago Motta ha definito al termine una "partita complicata" sfociata in una "sconfitta durissima", ha messo a nudo una debolezza sino a martedì sera nascosta.

Già, perché si era già avuto modo di notare quanto la Juventus faticasse, soprattutto in casa, contro squadre capaci di coprirsi neutralizzando le sortite dei suoi esterni (era accaduto in campionato con Roma, Napoli, Cagliari, Lazio), finendo per mostrare una sterilità in attacco che, se non altro, si accompagnava a una fase difensiva granitica. Lo Stoccarda ha smontato le certezze bianconere: aggredita, non solo la squadra di Motta ha confermato le difficoltà offensive, ma è crollata dietro ben più di quanto abbia detto il risultato.

Tutto sbagliato, tutto da rifare? Non esattamente. Però, ora che Motta sembra avere perso il tocco magico di inizio campionato, quando all’orizzonte si staglia la trasferta di San Siro contro l’Inter, sotto l’aspetto tattico e psicologico lo Stoccarda ha lasciato scorie, quando invece l’ambiente si attendeva un risultato convincente per poter avvicinare con serenità la sfida con i nerazzurri.

La sensazione, ora, è invece quella di approcciarsi a un bivio cruciale per il campionato, e se è vero che Motta per primo ha invitato i suoi ragazzi a metabolizzare l’accaduto in fretta ("bisogna pensarci una notte, magari un giorno, poi è necessario lasciarsi tutto alle spalle", ha detto), è vero altresì che una sconfitta del genere, in questo momento, vale doppio. Certo senza Koopmeiners e Nico Gonzalez, per non parlare della leadership di Bremer, c’è un buon 20% di Juve titolare fuori causa, ma l’attenuante generica delle assenze regge solo in parte, perché martedì anche le scelte del tecnico italo-brasiliano, all’inizio e a partita in corso, hanno lasciato perplessi, pur in considerazione di un calendario fitto da affrontare con l’infermeria affollata.

Stupisce, piuttosto, la sequenza di disattenzioni letali di alcuni uomini, perché in era Var certe opere e omissioni significano andarseli a cercare, i problemi: l’espulsione di Di Gregorio a Lipsia, i rigori causati da Douglas Luiz ancora con il Lipsia e contro il Cagliari, l’incauto intervento di Danilo martedì – rigore e secondo giallo, una manciata di minuti dopo il primo – possono essere derubricati a episodi, ma sono un campanello di allarme rispetto alla capacità di giudicare lucidamente certe situazioni.

Mettere Vlahovic sul banco degli imputati poi non aiuta, considerando che il serbo non ha un sostituto e ogni partita si danna l’anima nonostante la squadra lo aiuti meno del giusto.

Così, da Champions a Champions, ovvero dalla rimonta di Lipsia alla caduta di martedì, il cielo bianconero si è capovolto. E con l’Inter, domenica, se non ci sarà una reazione, inizieranno i processi.

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