Volevano cacciare il ct, le ribelli spagnole sul tetto del mondo
Un anno fa chiesero di rimuovere l’allenatore Jorge Vilda, per i suoi modi troppo rigidi: la federazione lo confermò, ieri hanno battuto l’Inghilterra nella finale femminile
Chissà se avevano letto il libro di Giulio Verne, chissà se conoscevano la storia del Bounty. Se le calciatrici della nazionale spagnola sapevano che l’ammutinamento più famoso della storia avvenne non molto lontano dall’isola dove il destino le ha portate ad alzare la coppa del mondo. Loro, le ammutinate iberiche, da ieri sono campionesse per la prima volta nella storia (battuta l’Inghilterra in finale 1-0 a Sydney), undici mesi dopo una storia che fece il giro del mondo. Con quindici giocatrici che firmano una lettera in cui rifiutano la convocazione e chiedono al presidente della federazione iberica di rimuovere il ct, Jorge Vilda, per i suoi modi troppo rigidi.
Evidentemente il ct non era malissimo, evidentemente il presidente Rubiales non ha sbagliato a tenere il punto, confermando il tecnico e limitandosi ad invitarlo ad allentare un po’ il controllo sul gruppo. "Il caso è chiuso", aveva detto Vilda alla vigilia del mondiale. Anche se delle quindici giocatrici firmatarie dell’ammutinamento, solo tre sono state convocate ai mondiali di Australia e Nuova Zelanda (al largo della quale alcune isole furono chiamate Bounty proprio da quella spedizione ribella). Diciamo che la spedizione iberica era partita tra le polemiche per alcune esclusioni illustri: fosse andata male, Vilda forse avrebbe fatto meglio a scendere dalla....barca ed evitare di tornare in patria.
Invece è andata bene oltre ogni speranza, per una nazionale che solo due mondiali fa aveva chiuso ultima nel suo girone: "Sono orgoglioso di questa squadra, ha dimostrato di sapere soffrire e ora siamo campioni del mondo. Che la gente in Spagna scenda in strada a festeggiare", ha detto il ct alla fine, senza sfogare a parole la sua rivalsa.
Nei fatti questa è una squadra molto diversa dal gruppo che si ammutinò. Il gol della vittoria è stato firmato da Carmona, rendendo inutile il rigore parato dal portiere inglese alla Hermoso. Alla fine, Aitana Bonmatì ha vinto il premio come miglior giocatrice, mentre Salma Paralluelo ha alzato quello per la miglior giocatrice under 23. E anche questa è una bella storia, perché la diciannovenne di Saragozza fino a poco più di un anno fa era ancora dubbiosa sullo sport da scegliere, tra il calcio e l’atletica: mentre vinceva con la Spagna del pallone un europeo e un mondiale under 17, infatti, riusciva a centrare due medaglie d’oro al Festival olimpico della gioventù europea, nei 400 ostacoli e nella staffetta 4x400. In pista era un fenomeno, un infortunio al ginocchio la convinse un anno fa a puntare tutto sul calcio.
Non ha sbagliato la scelta, si direbbe.
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