Atalanta trionfa con la nona sinfonia: Bergamo in festa, Milan in crisi

La Dea domina il Milan e si prepara a sfidare il Real Madrid. Gasperini premiato, Percassi difende la rosa.

di LUCA MIGNANI
7 dicembre 2024
Ademola Lookman ha appena segnato il gol della vittoria sbucando alle spalle dei difensori del Milan e infilando Maignan

Ademola Lookman ha appena segnato il gol della vittoria sbucando alle spalle dei difensori del Milan e infilando Maignan

La nona sinfonia incorona la Dea: regina, magari solo per qualche momento, ma solitaria in testa. Notti come queste, a prescindere, restano e resteranno un vero e proprio inno alla gioia per Bergamo. Che può già pregustare un’altra serata di stelle, martedì, qui, contro Ancelotti. Guardando sia il regale Real, sia un Milan che salta per aria sulla via del rilancio, dall’alto al basso.

L’ad Percassi, come sempre, bada al sodo: dribbla ancora la parola scudetto (non i tifosi: "Vinceremo il tricolor"). Ma è altrettanto concreto sulle possibili sirene per i suoi gioielli: "La rosa non si tocca". Sul Milan, invece, tornano ad allungarsi le ombre: continuità spezzata, distanza abissale dalla vetta atalantina (-12), dalla zona Champions (-6) e pure dall’Europa minore (-4). Già lontanissimi i giorni del set rifilato al Sassuolo e dei tris piazzati sul volto di Empoli, Slovan, Real Madrid. Aria gelida, ora. Proprio come quella di ieri sera.

Rispetto all’Olimpico Gasperini (premiato come allenatore del mese di novembre) si “copre“ di più: panchinando Retegui e la sua doppia cifra, mandando invece Pasalic sulle zolle di Fofana, mentre De Roon si occupa di Reijnders. Fonseca, al cospetto di un Gewiss sold out, risponde col copia e incolla dell’ultimo Diavolo trita-Empoli in campionato, confermando come annunciato l’equilibratore esterno Musah: tradotto, 5-3-2 alla bisogna. Proprio lo statunitense, da delizia, diventa croce con un fallo inutile su Lookman. Così De Roon pennella, Maignan non esce, Theo Hernandez non salta, De Ketelaere sì. E aggiunge più di qualche riga alla sua favola: (ex) brutto anatroccolo rossonero, ora cigno nerazzurro. Mani sulle spalle di Theo (forti, forti proteste per Fonseca), poi braccia al cielo.

Poco prima, sia Pulisic che Pasalic avevano scialacquato, accendendo comunque la miccia. Poco dopo il Diavolo torna in gara: Theo Hernandez imbuca, Leao vola e mette in mezzo, Morata timbra. Nel gioco delle parti (e della classifica, in Italia come in Europa), è comunque sempre la Dea a fare la “big“ e a menare le danze, giocando col possesso arioso e col ritmo. Fonseca da mesi applaudiva l’uomo contro uomo gasperiniano. E non solo: "Contro di loro è fondamentale in primis difendere, per poi attaccare meglio". E tant’è. Tanto che il Diavolo si accende soprattutto in ripartenza, negli spazi e con pochi tocchi. Per poi spegnersi pian piano, calando al cospetto del passo atalantino. Più padronanza. E più cinismo. Così sulla spizzata di Kolasinac crolla il castello e Lookman passa alla cassa. I numeri non dicono tutto, ma nemmeno mentono: la Dea conclude quasi il triplo in totale (17-6) e il quadruplo nello specchio (8-2). La classifica conferma.

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