Gabbia, momento d’oro. Dalla parentesi Villarreal alla “prima“ in Nazionale. Milan, ecco capitan futuro
A gennaio è tornato in rossonero dal prestito in Spagna per l’emergenza infortuni. In meno di un anno ha sbaragliato la concorrenza ed è leader non solo sul campo. Il ct lo ha visto da vicino nel derby (deciso da lui) e nell’ultima partita al Franchi.
MILANO
Da piccolo, in cortile o all’oratorio di Fagnano Olona nel Varesotto, correva, segnava e sognava con la maglia numero sette. Gliela avevano regalata i genitori, dopo che Matteo era rimasto estasiato da Shevchenko, visto da vicino per la prima volta a San Siro: dicembre 2004, Milan-Fiorentina 6-0, con doppietta dell’ucraino. E qualche giorno dopo, sotto all’albero di Natale, c’era proprio quella maglietta lì. In rossonero, però, ha iniziato a giocare qualche passo più indietro: a centrocampo. Poi, ha raccontato l’ex responsabile delle giovanili Filippo Galli, i passi indietro sono diventati di più.
Difensore, ruolo inizialmente sgradito. Con lanci di 50 metri, di tanto in tanto, come a dire: visto? I passi indietro, in realtà, sono e saranno sempre passi avanti, per Gabbia. Con Montella in panchina, con Bonucci di fianco, con i macedoni dello Skendija arriva il debutto in Europa League, nel 2017.
Quello in Serie A a San Siro arriva nel 2020, contro il Torino. Proprio nello stadio in cui andava con i nonni Adriana (il numero 46 è il suo anno di nascita) e Gilberto, abbonati al primo arancio, dopo un toast a casa prima di prendere il pullman destinazione Meazza. Passato con vista sul futuro. Prima, soprattutto panchine e allenamenti, fino al prestito al Villarreal dell’estate scorsa: non c’era spazio, tra Tomori, Kalulu, Kjaer, ma anche Thiaw, Caldara, Pellegrino.
Così, Spagna: 13 presenze tra Liga ed Europa League. Nel mentre, in rossonero, si scatena l’emergenza infortuni: Tomori a dicembre, Thiaw in novembre, poco prima Kalulu e persino Pellegrino e Caldara. Richiamato per mette una pezza, ne metterà tante ma tante. Tanto da prendersi una maglia da titolare, sbaragliando la concorrenza perfino di Pavlovic, oltre a Thiaw. Tanto da prendersi il derby con una zuccata a due minuti dalla fine, sotto gli occhi di Spalletti (che lo ha osservato da vicino anche contro la Fiorentina): "Non l’ho sentito", aveva poi detto Gabbia dopo la vittoria con l’Inter. E ancora: "La Nazionale è un sogno, ma la mia priorità è il Milan". Parole da capitan futuro, per il 24enne. Chi si è presentato, ad esempio, in conferenza al Franchi? Lui: "Ko che brucia, fa male. Se abbiamo perso la colpa è solo nostra. Dobbiamo migliorare fin da subito: chi a Milanello, chi con le Nazionali. Per poi ricompattarci, guardarci in faccia e capire quali sono stati i problemi". Aveva detto, in precedenza, "con Fonseca fino alla morte".
Il portoghese ha incassato, ringraziato e rilanciato: "Non sono Spalletti, ma la convocazione in Nazionale è giusta. Se c’è qualcuno che la merita è proprio Matteo, professionista esemplare". Un rossonero in azzurro, peraltro, mancava da quasi un anno (novembre 2023, Calabria).
Una Nazionale senza giocatori del Milan a un Europeo e un Mondiale, invece, addirittura dal 1938. Gabbia, le casacche azzurre, le aveva vestite tutte, dall’Under 15 all’Under 21 di cui era stato anche capitano. Mancava la maggiore. È arrivata. "Ha fatto vedere di saper comandare il reparto difensivo, mantiene sempre la linea molto alta, parla spesso con i compagni", le motivazioni di Spalletti. Gabbia, ieri, ha risposto: "Non mi aspettavo la convocazione, anche se ci speravo. Essere qui è speciale: un orgoglio e una grande responsabilità. All’esordio non ci ho pensato, il ct l’avevo incontrato solo una volta a Milanello. Mi ha fatto una bellissima impressione". Per il “rito di iniziazione“ in azzurro ha cantato “Sarà perché ti amo“ dei Ricchi e Poveri: "L’ho scelta perché quando gioca il Milan la cantano allo stadio, ha ritmo e mi piace". Appunto: nella testa e nel cuore di Gabbia, capitan futuro, dal cortile a Coverciano, c’è sempre e comunque il Milan. Ora come allora.
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