Milan, altra rivoluzione. Fonseca cambia tutto, fuori Abraham e Leao: "Dei nomi non mi curo»
C’è l’Udinese, lo sfogo dopo l’ultimo ko: "Chi sbaglia si prenda la responsabilità"
Verso un’altra rivoluzione. La prima, quella pre derby, era stata da ’o la va o la spacca’. E aveva dato la svolta attesa, almeno per un po’. Quella che si preannuncia in vista della partita di oggi, invece, è figlia delle 7 gare in programma nei prossimi 23 giorni. Ma anche degli strascichi di Firenze. Non un pugno sul tavolo, insomma. Quasi, però. Leao verso la panchina per la prima motivazione e non per quel "quando gioco con il Portogallo sento la fiducia di tutti, anche dell’allenatore". Abraham e fors’anche Tomori, invece, fuori dai titolari per la seconda questione. "Chi ha sbagliato verrà punito? Vedremo. Per me conta lo spirito di squadra, nessun giocatore è più importante di questo. Quando si sbaglia bisogna prendersene la responsabilità. E se qualcuno sbaglia nei confronti dello spirito di squadra, per me è difficile...". Fonseca dixit. E non solo. Perché quando il discorso si allarga alla sua leadership, il portoghese parla chiarissimo: "Non chiudo gli occhi davanti ai problemi, li affronto. La mia leadesrship è nei fatti. Non sono un attore, non faccio le cose per farmi vedere. In spogliatoio parlo faccia a faccia con tutti, con la squadra e con chi ha sbagliato, frontalmente e direttamente: non me ne frega un c...o del nome del calciatore".
Messaggio ai naviganti, forte e chiaro, già recapitato giovedì, con la squadra al completo dopo gli impegni con le rispettive nazionali. Aria di rivoluzione, quindi, anche nel concetto di turnover. Fino a poco tempo fa serviva soprattutto "stabilità", ora le rotazioni diventano una "necessità". Forzato quello di Theo Hernandez, squalificato per due giornate. Di fianco a Gabbia, invece, ballottaggio tra Pavlovic (che però ha giocato due partite con la Serbia, dopo quattro panchine in rossonero) e Tomori (da tempo fuori dai convocati in Inghilterra, ma protagonista dello “scippo“ al Franchi). Le novità rivoluzionarie, però, dovrebbero arrivare dalla cintola in su. Fonseca ha avuto Okafor a Milanello durante la sosta e potrebbe averlo “catechizzato“ per partire dal primo minuto al posto di Leao. Pulisic, invece, è insostituibile. Pochettino lo ha visto stanco e gli ha risparmiato l’ultima amichevole con gli Stati Uniti, rispendendolo al mittente in anticipo. Fonseca ha ringraziato, ma precisato: "Se parliamo di stanchezza adesso, cosa faremo tra un mese? Christian fin qui è stato il più costante". Tradotto, ancora titolare. Ma accentrato, alle spalle di Morata, per fare spazio a Chukwueze che si è messo alla svelta alle spalle il problema muscolare rimediato con la Nigeria.
A disposizione anche Loftus-Cheek, out al Franchi per sempre per fastidi muscolari, così come Jovetic (pubalgia). Niente da fare, per il momento, per Calabria, invece. Tra le curiosità, oltre a Ballo Tourè che (fuori dal progetto prima squadra da quest’estate) si è rivisto a Milanello per lavorare con Milan Futuro, la convocazione di Liberali: "Ha un grande futuro, ma deve fare il suo percorso". Concetto molto simile applicabile alla squadra, secondo l’allenatore. Consapevole di chiedere un "grande cambiamento", che ci vorrà "più del previsto". E ancora: "Stiamo migliorando, ma so bene che non c’è tempo". Tant’è: in campionato l’obiettivo dichiarato ("scudetto") è a +5. In Champions le tasche ancora vuote. Dunque, rivoluzione.
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