Milan, Cardinale apre il dopo Pioli: "Non siamo soddisfatti, si cambia"

Il patron del Milan a Londra con Ibra, che ammette: "Non bisogna ragionare da amici, ma fare il bene del club"

di GIULIO MOLA -
1 marzo 2024
Milan, Cardinale apre il dopo Pioli: "Non siamo soddisfatti, si cambia"

Milan, Cardinale apre il dopo Pioli: "Non siamo soddisfatti, si cambia"

Milano, 1 marzo 2024 – Dalla sentenza di Stefano Pioli all’ora del caffè ("E’ ovvio se si guarda la classifica: la corsa per lo scudetto, a dodici giornate dalla fine del campionato, è già chiusa") a quella ancor più perentoria di Gerry Cardinale poco prima di cena ("Io e Ibrahimovic non siamo per nulla soddisfatti, faremo dei cambiamenti"). Il patron per essere più chiaro aggiunge la parola “evoluzione“, ma la sostanza cambia poco. Nessuno si aspettava una vigilia così agitata di Lazio-Milan, con l’allenatore dei rossoneri mai nominato eppure di fatto virtualmente “esonerato“ dalla Proprietà nel periodo più delicato della stagione, mentre c’è un secondo posto da conquistare e il sogno Europa League da inseguire.

E invece i siluri “mediatici“ del numero 1 di RedBird dall’Inghilterra a margine del Business of Football Summit The Path to Profit organizzato a Londra dal Financial Times (con lui c’era anche il totem svedese, suo consulente personale) confermano ciò che da mesi anche i muri di Milanello sapevano: il tecnico di Parma, quello dello scudetto numero 19, è ormai a fine corsa e poco importa se stasera dovesse arrivare una vittoria in casa della Lazio di Sarri per aggiustare il rendimento in trasferta (l’altra statistica negativa è nei derby con Simone Inzaghi, Gasperini e Palladino, 4 sconfitte in 6 partite stagionali). Del resto anche Ibrahimovic, con toni ugualmente severi, conferma i concetti del suo datore di lavoro: "Bisogna prendere decisioni non facili, non essere amico, per il bene del team, del club e per il futuro". Un’esternazione che pesa ancor di più rispetto a quella di Cardinale, sotto certi aspetti.

L’andamento della stagione fino a questo punto (fuori dalla Champions, fuori dalla corsa scudetto, fuori dalla Coppa Italia), il problema cronico degli infortuni (una trentina, troppi) e le richieste pubbliche nel mercato di gennaio ("Mi serve ancora un difensore") non sono andati giù alla proprietà. Che lavora per lo stadio tutto suo ("Abbiamo fatto più progressi noi in 18 mesi che altri in Italia, un nuovo impianto è il nostro obiettivo") e soprattutto vuole tornare a vincere. "Bisognerà guardare al cambiamento in ogni aspetto della società – spiega Cardinale –. Mi sono affidato a Ibrahimovic per raccogliere opinioni, prospettive e consigli sull’idea di come poter intervenire. Tutto attorno al Milan deve cambiare, anche se preferisco usare la parola evolvere. Guarderemo a cosa abbiamo fatto finora, ai tanti infortuni che abbiamo avuto. Ma né io né Zlatan siamo soddisfatti del fatto che non siamo i numeri uno in Serie A".

Non c’è bisogno di decriptare le pesanti accuse lanciate dall’uomo d’affari americano in “primis“ all’allenatore: tranquillizzato pochi giorni fa ("Sta lavorando bene, non esonero uno tanto per farlo"), scaricato ieri pomeriggio. "Abbiamo una squadra giovane – prosegue Cardinale – e se consideriamo quanto è giovane e quanto è nuova non stiamo facendo male. Ma a noi non basta non fare male: abbiamo tanto lavoro ancora da fare. E quindi è lecito aspettarsi un cambiamento".

Poi la frecciata più pesante, sul tema infortuni: "Stiamo cercando di essere responsabili in come costruiamo la squadra. Ma se lo facciamo e poi non abbiamo tutti i giocatori, quale è il punto? E’ davvero frustrante. E ci sono tanti motivi per questo, non puoi semplicemente accusare lo staff medico...".

L’ultima bordata, questa, su un allenatore ormai delegittimato e “sfrattato“ dalla panchina: Pioli non dovrebbe rischiare anche in caso di sconfitta all’Olimpico (di certo non andrà in campo con lo stato d’animo migliore), ma è iniziato il totonomi per giugno: Antonio Conte e Thiago Motta per motivi diversi sono i due principali candidati a prenderne il posto. Ma si parla pure di Lopetegui, Palladino e De Zerbi. Basta attendere.

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