Milan, i dubbi nel deserto. Cardinale cerca investitori per appianare il debito. I Fondi arabi in pressing
A RedBird servono capitali urgenti per estinguere i conti in sospeso con Elliott. La società, al momento, sembra orientata a trovare una partnership strategica. ma in Medioriente spingono per acquisire la maggioranza delle quote. .
Vendere o non vendere? Ed eventualmente, in quale percentuale? Da mesi Gerry Cardinale, proprietario del Milan, sfoglia la margherita e gioca una partita complicatissima e personale lontano dal rettangolo verde. Il futuro dei rossoneri è tutto da decifrare, al di là delle smentite ufficiose o ufficiali. Si sussurra che l’azionista di maggioranza non voglia cedere il club, così fanno sapere le “veline“ di RedBird. Ma è un dato di fatto (e trova conferme da più fonti finanziarie) che l’interesse del mondo arabo e di gruppi di ricchi investitori è sempre più forte. Che piaccia o non piaccia a chi etichetta come “bufale“ o “fake news“ notizie o indiscrezioni su un tema tanto delicato quanto attualissimo. Del resto, prima della cessione del club al Fondo di Gerry Cardinale il comportamento di Elliott e dei suoi fidatissimi collaboratori fu simile, nel senso che fioccavano solo smentite. Sappiamo tutti poi com’è andata a finire, così come sappiamo per certo che anche InvestCorp era fra gli aspiranti acquirenti e i motivi per i quali gli fu preferito RedBird nonostante questa cordata del Fondo arabo offrisse la stessa cifra e fosse pronta a offrire 300-400 milioni sul mercato subito (l’offerta di Investcorp-MFO era “cash“, mentre l’accordo con Cardinale venne raggiunto attraverso la modalità di un “vendor loan“: Elliott avrebbe di fatto preferito un acquirente cui prestare soldi a un altro che non ne chiedeva, avendo anche una buona voce in capitolo nelle scelte societarie).
Dunque, se è vero che sportivamente parlando il Milan in questi giorni è stato assente in Arabia Saudita per la Final Four di Supercoppa Italiana, lasciando interdetti moltissimi appassionati mediorientali, non si può neppure negare che negli ultimi mesi (e anche nelle settimane più recenti) il Milan si sia fatto vedere dalle parti del deserto. Perché RedBird è alla ricerca di altri capitali grazie a cui finanziare il progetto Milan e non solo. I milioni che servono a Cardinale non sono pochi (si lavora per appianare il debito con Elliott di 670 milioni, calcolati gli interessi, con scadenza nel 2025) e perciò non possono essere ridimensionati alla stregua di semplici sponsor. Cardinale, a sentire gli spifferi societari, gradirebbe solo azionisti di “minoranza“ ma la verità è che gli arabi a cui l’uomo di affari americano si è rivolto vogliono avere un ruolo di attori protagonisti e non di semplici “figuranti“. Quindi se entrano in un club con sovvenzioni ingenti, pretendono di comandare.
Perciò la trattativa non è per nulla semplice, alla luce anche del fatto che su binari paralleli il numero uno dei rossoneri lavora alacremente anche sulla vicenda stadio, un motivo in più per “ingolosire“ gli investitori e aumentare il valore del club. Quotato, ad oggi, 1,2 miliardi di euro che però sarebbero quasi raddoppiati con lo stadio di proprietà edificato. Da una parte l’idea di Cardinale sarebbe quella di trovare una “partnership strategica“ tenendosi il Milan, dall’altra Pif (Fondo governativo saudita) e InvestCorp (Fondo del Bahrein) spingono per acquisire la maggioranza delle quote promettendo anche investimenti importanti (cosa che non tutte le proprietà arabe nel panorama calcistico continentale hanno fatto). Fra una smentita e un nuovo indizio, fra un viaggio in Medioriente e un summit milanese, Cardinale continua a sfogliare la margherita. Con la consapevolezza di dover prendere una decisione al più presto.
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