Derby di Champions, Aldo Serena diviso tra Diavolo e Biscione: “Emozione unica”

In occasione della semifinale di Champions League, martedì 9 maggio “Il Giorno” sarà in edicola con una speciale dedicato all’Euroderby. L’intervista esclusiva all’ex bomber

di MATTIA TODISCO
7 maggio 2023
Aldo Serena con le maglie di Milan e Inter

Aldo Serena con le maglie di Milan e Inter

In occasione dell’evento sportivo dell’anno per Milano, l’Eurodeby di semifinale di Champions League, Il Giorno sarà in edicola martedì 9 maggio con uno speciale di 14 pagine. Pubblichiamo di seguito l’intervista esclusiva – parte dello speciale – ad Aldo Serena, che durante la sua carriera ha vestito le maglie di Milan e Inter, segnando su tutte e due le sponde. 

Milano – C’è chi il derby di Milano ha avuto la fortuna di giocarlo non con una maglia, ma con entrambe. È un’élite ristretta, all’interno della quale c’è un sottoinsieme ancora più piccolo contenente i giocatori capaci di andare a segno per Milan e Inter. Aldo Serena fa parte della cerchia.

Cresciuto nelle giovanili del Montebelluna, sua città natale, esordì nel calcio professionistico nella stagione 1977-1978 segnando 9 reti con i biancocelesti in Serie D. Acquistato dall’Inter nel 1978, come riserva di Altobelli e Muraro, segnò il suo primo gol in Serie A il 19 novembre 1978 nella partita interna contro la Lazio (vinta 4-0), che rappresentò il suo esordio in massima serie.

Cosa ha significato per lei il derby di Milano?

"Lo stadio crea di per sé uno spettacolo con i suoi colori, rosso da una parte e azzurro dall’altra e il nero che accomuna. C’è un’atmosfera da vivere, da gustare, sia in campo che fuori. Sono emozioni uniche. Io ero un attaccante, ho fatto gol da una parte e dall’altra. E segnare nel derby è stata una tappa importante in carriera, sono attimi che condividi con i compagni e i tifosi. Hai quei dieci secondi in cui urli all’impazzata e vedi festa tutto attorno a te. Nella vita comune fai fatica a ritrovare certe cose".

Cambia qualcosa il fatto di giocarlo in semifinale di Champions League ?

"Aumenta l’importanza. In più Milan e Inter sono in una situazione per cui non hanno certezza di essere in Champions l’anno prossimo. C’è una rilevanza economica e andando in finale si ha la chance di guadagnarsi l’accesso alla competizione dell’anno prossimo, vincendola. Non avendo proprietà così ricche, la Champions è fondamentale".

Senza un percorso simile in Europa avremmo visto le milanesi più in alto in Serie A?

"Parlare coi se e i ma non va mai bene perché si trovano attenuanti. Gli impegni di Coppa sono sfiancanti, sono gare tirate fisicamente e psicologicamente. Se l’Inter, dopo le gare di alto livello, ha fatto fatica vuol dire che non è riuscita ad assorbire l’impegno sotto tanti aspetti, non era del tutto pronta alla battaglia successiva".

Come arrivano le due squadre all’appuntamento?

"Contro il Napoli si è visto un Milan rinvigorito nello spirito in cui l’aspetto tattico si è sposato con una buona condizione di giocatori come Diaz e Leao, che a volte in questa stagione non avevano reso e sono entrati in grande forma. Tutta la squadra però ha preso coscienza di una forza europea data dalle capacità di Pioli e da un Dna che ha dato soddisfazione ai propri tifosi. L’Inter invece riesce a ritrovarsi nelle grandi sfide, ha sempre qualche amnesia, può vincere o perdere contro chiunque. Credo che giocare contro il Milan pensando di riversarsi nella metà campo avversaria, potrebbe essere penalizzante perché è un avversario che sa intercettare palla e arrivare al dunque".

Forse la finale anticipata è quella dall’altra parte del tabellone?

"Il Real è la squadra di riferimento. Il City non ha vinto la Champions, ma tutti gli anni fa una campagna acquisti di grandissimo livello. Sono due squadre forti con allenatori altrettanto importanti. Ancelotti è un gestore di uomini di grandissimo profilo, lo stesso vale per Guardiola. Però il calcio ha smentito un sacco di previsioni".

Turnover o non turnover tra campionato e Champions?

"Nella mia scala dei valori andrei a mettere la squadra migliore nella competizione europea, perché dà la possibilità di vincere un trofeo. Correrei il rischio di andare in all-in".

Cosa significa avere due squadre italiane in semifinale di Champions e altre tre nelle altre Coppe?

"Il nostro calcio è stato tanto bistrattato negli ultimi anni, ma a ragione. Non vinciamo la Champions League da tempo e non abbiamo mai vinto l’Europa League. Ora vari allenatori stanno prendendo la strada del ’’giochismo’’. C’è fermento e questo risultato lo dimostra".

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