Derby di Champions, Aldo Serena diviso tra Diavolo e Biscione: “Emozione unica”
In occasione della semifinale di Champions League, martedì 9 maggio “Il Giorno” sarà in edicola con una speciale dedicato all’Euroderby. L’intervista esclusiva all’ex bomber
In occasione dell’evento sportivo dell’anno per Milano, l’Eurodeby di semifinale di Champions League, Il Giorno sarà in edicola martedì 9 maggio con uno speciale di 14 pagine. Pubblichiamo di seguito l’intervista esclusiva – parte dello speciale – ad Aldo Serena, che durante la sua carriera ha vestito le maglie di Milan e Inter, segnando su tutte e due le sponde.
Milano – C’è chi il derby di Milano ha avuto la fortuna di giocarlo non con una maglia, ma con entrambe. È un’élite ristretta, all’interno della quale c’è un sottoinsieme ancora più piccolo contenente i giocatori capaci di andare a segno per Milan e Inter. Aldo Serena fa parte della cerchia.
Cresciuto nelle giovanili del Montebelluna, sua città natale, esordì nel calcio professionistico nella stagione 1977-1978 segnando 9 reti con i biancocelesti in Serie D. Acquistato dall’Inter nel 1978, come riserva di Altobelli e Muraro, segnò il suo primo gol in Serie A il 19 novembre 1978 nella partita interna contro la Lazio (vinta 4-0), che rappresentò il suo esordio in massima serie.
Cosa ha significato per lei il derby di Milano?
"Lo stadio crea di per sé uno spettacolo con i suoi colori, rosso da una parte e azzurro dall’altra e il nero che accomuna. C’è un’atmosfera da vivere, da gustare, sia in campo che fuori. Sono emozioni uniche. Io ero un attaccante, ho fatto gol da una parte e dall’altra. E segnare nel derby è stata una tappa importante in carriera, sono attimi che condividi con i compagni e i tifosi. Hai quei dieci secondi in cui urli all’impazzata e vedi festa tutto attorno a te. Nella vita comune fai fatica a ritrovare certe cose".
Cambia qualcosa il fatto di giocarlo in semifinale di Champions League ?
"Aumenta l’importanza. In più Milan e Inter sono in una situazione per cui non hanno certezza di essere in Champions l’anno prossimo. C’è una rilevanza economica e andando in finale si ha la chance di guadagnarsi l’accesso alla competizione dell’anno prossimo, vincendola. Non avendo proprietà così ricche, la Champions è fondamentale".
Senza un percorso simile in Europa avremmo visto le milanesi più in alto in Serie A?
"Parlare coi se e i ma non va mai bene perché si trovano attenuanti. Gli impegni di Coppa sono sfiancanti, sono gare tirate fisicamente e psicologicamente. Se l’Inter, dopo le gare di alto livello, ha fatto fatica vuol dire che non è riuscita ad assorbire l’impegno sotto tanti aspetti, non era del tutto pronta alla battaglia successiva".
Come arrivano le due squadre all’appuntamento?
"Contro il Napoli si è visto un Milan rinvigorito nello spirito in cui l’aspetto tattico si è sposato con una buona condizione di giocatori come Diaz e Leao, che a volte in questa stagione non avevano reso e sono entrati in grande forma. Tutta la squadra però ha preso coscienza di una forza europea data dalle capacità di Pioli e da un Dna che ha dato soddisfazione ai propri tifosi. L’Inter invece riesce a ritrovarsi nelle grandi sfide, ha sempre qualche amnesia, può vincere o perdere contro chiunque. Credo che giocare contro il Milan pensando di riversarsi nella metà campo avversaria, potrebbe essere penalizzante perché è un avversario che sa intercettare palla e arrivare al dunque".
Forse la finale anticipata è quella dall’altra parte del tabellone?
"Il Real è la squadra di riferimento. Il City non ha vinto la Champions, ma tutti gli anni fa una campagna acquisti di grandissimo livello. Sono due squadre forti con allenatori altrettanto importanti. Ancelotti è un gestore di uomini di grandissimo profilo, lo stesso vale per Guardiola. Però il calcio ha smentito un sacco di previsioni".
Turnover o non turnover tra campionato e Champions?
"Nella mia scala dei valori andrei a mettere la squadra migliore nella competizione europea, perché dà la possibilità di vincere un trofeo. Correrei il rischio di andare in all-in".
Cosa significa avere due squadre italiane in semifinale di Champions e altre tre nelle altre Coppe?
"Il nostro calcio è stato tanto bistrattato negli ultimi anni, ma a ragione. Non vinciamo la Champions League da tempo e non abbiamo mai vinto l’Europa League. Ora vari allenatori stanno prendendo la strada del ’’giochismo’’. C’è fermento e questo risultato lo dimostra".
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