Milan, ora Fofana per accelerare. Centrocampo in cerca di equilibrio. E serve Morata disperatamente

Fonseca e un Diavolo da sistemare un po’ in tutti i reparti: retroguardia instabile e una mediana da rifinire. L’analisi del tecnico portoghese: "Problema collettivo di atteggiamento, perdiamo palla troppo facilmente" . .

di LUCA MIGNANI -
26 agosto 2024
Centrocampo in cerca di equilibrio. E serve Morata disperatamente

Il tecnico del Milan, Paulo Fonseca, 51 anni: un punto in due partite

Una difesa che imbarca acqua, più di quanto dicano i quattro gol subiti in due partite. Un attacco che semina, sì, ma in proporzione non raccoglie abbastanza. E ancora: il centrocampo come non mai ago della (s)bilancia, i nuovi arrivi da integrare al più presto. Sono (almeno) quattro le magagne che Fonseca dovrà sistemare per mettere in campo quel Milan "dominante" che ha intravisto nell’estate a stelle e strisce. E che ora non trova più: "Vincere è impossibile se difendi così", le sue parole. Col Torino sul banco degli imputati era salito soprattutto Thiaw: un’autorete ancora oggi difficilmente spiegabile, la marcatura blanda su Zapata in occasione del bis, con la complicità di Theo Hernandez che, sabato, è andato ancora in evidente stand-by sulla folata di Man del vantaggio targato Parma.

Al Tardini, retroguardia cambiata per metà: fuori Thiaw e Saelemaekers, dentro appunto Theo e Pavlovic. Il serbo ha avuto un inizio da incubo, poi ha sfiorato il gol e messo (grosse) pezze qua e là. Ma l’antifona, da una settimana all’altra, non è cambiata: due gol, altri due gol. Con la palla che va da una parte all’altra, con la retroguardia in ritardo. In alcuni casi anche graziata (tante le ripartenze sciupate dai gialloblu), in troppi casi totalmente scoperta. "Problema collettivo, di atteggiamento ed energia. Perdiamo palla troppo facilmente. Sbagliamo le marcature preventive, i recuperi non li facciamo insieme, la squadra è troppo lunga: quattro giocatori avanti e gli altri dietro", l’analisi del tecnico portoghese. Che, invece, non punta il dito sulla fase offensiva: tre gol in due partite, dicono i numeri. Ma dicono anche altro: 26-7 in favore dei rossoneri il conteggio dei tiri contro i granata, 6-3 quelli in porta, 2-2 il risultato finale. Contro il Parma: 17-9 (sempre per il Diavolo) le conclusioni totali, 5-5 nello specchio, 1-2 il risultato. Jovic ha steccato la prima, Okafor la seconda, Leao non ha fatto la differenza (ma ha fatto segno di tacere ai detrattori). E la pressione alta che chiede Fonseca, sulle spalle in primis dell’attacco, non funziona come dovrebbe per stessa ammissione dell’allenatore. Inghippi che ricadono anche, molto, sul centrocampo. Riveduto, corretto, ma ancora sbilanciato. Contro il Torino il baricentro era passato dai 54,39 metri di media all’intervallo ai 65,91 di fine gara. Al Tardini, in questo senso, è stata emblematica la frase di Musah.

"A volte non sapevo se andare in avanti a pressare o rimanere indietro con i difensori". Altro su cui lavorare, insomma. Così come sull’integrazione, atletica e tattica, di quasi tutti i nuovi. Da accelerare. Fofana è attesissimo e considerato la pedina mancante dai tempi di Kessiè e Tonali. Il francese si è voluto subito smarcare dalla facile etichetta: "Io sono Fofana, punto". A questo Milan, però, serve come il pane un equilibratore, una diga, in un 4-2-3-1 con un attacco che prova a pressare (ma filtra poco) e in una coppia mediana che si prevede con un regista (offensivo) dai piedi fatati ma non dalla randellata facile come Reijnders. Per Emerson Royal lavori in corso. E urge Morata che rientrerà dopo la sosta. In poco più di mezz’ora contro i granata ha corso di qua e di là, guadagnato un rigore poi tolto dal var, segnato un gol poi annullato per fuorigioco, siglato il 2-1 che ha aperto la strada verso il pareggio. Ottime premesse. Al contrario di quelle della squadra in queste due giornate.

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