Paolo Maldini e l’addio al Milan: il gelo con Pioli e il ruolo di Ibrahimovic. Tutti i retroscena

Oggi congedato ufficialmente anche Massara: nel nuovo corso rossonero l’allenatore avrà un ruolo centrale, simile al manager dei club inglesi

di GIULIO MOLA
7 giugno 2023
Zlatan Ibrahimovic e Paolo Maldini

Zlatan Ibrahimovic e Paolo Maldini

Milano – La rivoluzione continua. Dopo il “licenziamento” con effetto immediato di Paolo Maldini, ieri il Milan ha silurato anche Ricki Massara, il “fedelissimo” braccio destro dell’ormai ex direttore tecnico. L’annuncio era nell’aria, ed è diventato ufficiale in 27 parole nel primo pomeriggio: “AC Milan annuncia che Frederic Massara conclude il suo incarico nel Club – recita il comunicato sul sito del club – Ringraziamo Ricky per il suo contributo al progetto di crescita del Milan in questi anni”. In realtà più che un comunicato sembra un laconico dispaccio di agenzia. Nessuna menzione su chi e come ricoprirà il suo ruolo di direttore sportivo: era già tutto definito 24 ore prima, con l’uscita di Paolo Maldini.

A proposito del quale emergono nuovi retroscena nelle ultime ore riguardo i rapporti con lo staff tecnico. Non è un caso che nelle ultime righe del comunicato in cui si annunciava la separazione da Maldini ci fosse un chiaro riferimento anche a Pioli: “Le sue responsabilità (quelle di Maldini, ndr) saranno assegnate a un gruppo di lavoro che opererà in stretto contatto con il coach della prima squadra, riportando direttamente all’amministratore delegato”.

Nel linguaggio americano appunto il “coach“, in termini britannici parleremmo di “manager“: fatto sta che nel dizionario del calcio Stefano Pioli non risponde più solo alla voce “allenatore". Il tecnico emiliano si confronterà maggiormente con “Casa Milan” per quanto riguarda il mercato. Aumentano però le sue responsabilità non solo sul piano tecnico e tattico, ma anche gestionale su tutto quello che accade a Milanello. Insomma, nel “gruppo di lavoro integrato” sul quale peseranno le responsabilità dell’area tecnica, Pioli sarà figura centrale e attiva. Molto più rispetto al passato. Tant’è che già nelle ultime ore i contatti tra lui, l’ad Furlani e Geoffrey Moncada si sono intensificati per avviare la pianificazione di un futuro reso più incerto - ma non meno ambizioso - dai movimenti di questi giorni. 

E qui spunta un nuovo retroscena. Perché chi frequenta bene lo spogliatoio di Milanello sa bene che ormai da gennaio fra Maldini e lo stesso Pioli era sceso il gelo. Dissidi, screzi, silenzi diventati rumorosi da quando la squadra era finita nel tunnel buio di risultati e Maldini ai microfoni - e non - esprimeva disapprovazione nei confronti di un Milan con la difesa a 3 ricordando le troppe reti subite sui calci da fermo. Scenario incompatibile con lo stile milanista dei tempi in cui Paolo era calciatore e capitano dei rossoneri. 

Insomma a Maldini proprio non erano andati giù certi capitomboli, e quel rapporto che pareva solidissimo di fatto manifestava delle crepe, al punto che lo stesso Maldini avrebbe pensato al clamoroso esonero di Pioli dopo la sconfitta con lo Spezia al Picco. Maldini, al nome per la sostituzione, ci aveva già pensato e le indiscrezioni su Andrea Pirlo hanno trovato conferme negli ultimi giorni. Il resto è storia recente: della “triade“ resta solo Pioli e la scelta dei futuri giocatori sarà riservata, con Pioli sempre attivo, a Geoffrey Moncada, figura sempre apprezzatissima dall’A.D. Giorgio Furlani.

Il dirigente francese è un alto conoscitore del calcio internazionale, soprattutto a livello giovanile. È appena tornato dall’Argentina dove ha assistito alle prime partite del Mondiale Under 20. Ovvio che sarà poi l’amministratore delegato ad approvare le scelte, gestendo direttamente l’investimento, con una logica maggiore celerità nella chiusura delle trattative. 

A Pioli invece spetta il compito di ripartire con il peso del malcontento generale della piazza, con una Curva che tra striscioni e comunicati ha già fatto capire di non ammettere passi falsi, con - soprattutto - uno spogliatoio infarcito di malumore, smarrito e incredulo.

Anche ieri, sui social, non sono mancati attestati di stima da parte dei protagonisti degli ultimi anni. Qualcuno più diplomatico, altri più diretti e, se vogliamo, preoccupanti per il futuro. Di Leao, Theo Hernandez e Bennacer gli ultimi più articolati: parole vere, di stima, a sottolineare quanto fosse importante Maldini nella quotidianità. 

Ma non è tutto. La proprietà cerca proprio per rasserenare tutti una figura carismatica all’interno dello spogliatoio. Un nome su tutti, quello di Zlatan Ibrahimovic. Non da giocatore, ovviamente, ma con un ruolo da collante tra squadra-staff e società. Formalmente, si parla di “Club Manager” (differente dal team manager, che ha compiti formali e logistici, come l’organizzazione delle trasferte e tanto altro): nella storia recente del Milan questa ruolo è stato occupato unicamente da Christian Abbiati, storico ex portiere, dal giugno 2017 al luglio 2018. Nessun contatto fin qui, e stando a quanto dichiarato dallo svedese domenica sera non sarebbe neanche scontato il suo sì. Rapporti, equilibri e campo, che non vengono meno ai metodi dai quali ripartirà il nuovo Milan. Perché un’era si è chiusa, ma il nuovo quarto piano di via Aldo Rossi ha le idee chiare. Attese novità nelle prossime settimane.

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