Reijnders accende il Milan. Il Brugge si illude e cede. Camarda, è già futuro
Doppietta dell’olandese, prima vittoria dopo il gol di Pulisic e il pari di Sabbe. Francesco debutta a sedici anni e segna, il Var annulla: "Ma sono felice".
Per una volta la partita va raccontata dalla fine, da quei trenta centimetri scovati dal Var al minuto ottantasette che hanno negato la prima storica e bellissima gioia a Francesco Camarda. Il ragazzo era andato altissimo a colpire di testa sul cross di Reijnders mettendo il pallone alle spalle di Mignolet, la tecnologia però non fa sconti. Ma per il giovanotto c’è un altro record che nessuno gli può togliere: a 16 anni e 226 giorni è stato il più giovane italiano a debuttare in Champions (sotto gli occhi di mamma e papà e pure di Luciano Spalletti) e questa "è l’emozione più bella della mia vita nonostante lo scherzo del Var. È una notte che ho sempre sognato da quando giocavo al parco. Orgoglioso del record".
Fatta la premessa riavvolgiamo il nastro, e troviamo tanto altro nella tiepida serata di San Siro (non il solito sold out, sugli spalti erano meno di 60mila, curva in silenzio per protesta contro il caro biglietti per ottanta minuti). Intanto il risultato che sorride ai rossoneri: 3-1 per il Milan e dunque la prima sospirata vittoria nella nuova Champions contro un Brugge mai domo nonostante un tempo e oltre giocato in inferiorità numerica per l’espulsione di Onyedica dopo un’entrata scomposta e pericolosa su Reijnders. Guarda che coincidenza. L’olandese prima rischia di essere azzoppato, poi trascina i suoi e decide il match con due tocchi di biliardo in una manciata di minuti raccogliendo i deliziosi assist di Okafor prima e Chukwueze poi. E qui s’intrecciano vari destini perché trattasi dei due calciatori entrati al quarto d’ora della ripresa dopo il momentaneo pareggio di Sabbe (su colossale “dormita“ della retroguardia).
Insomma, ancora una volta i cambi di Fonseca hanno dato ragione al tecnico: gli ingressi di Okafor (al posto di Leao piacevole solo a sprazzi) e Chukwueze (per lo spento Loftus-Cheek) e lo spostamento di Pulisic al centro hanno trasformato la squadra e quel 4-3-3 tanto atteso dopo una prima frazione complicata, in cui il gol direttamente dalla bandierina di Pulisic aveva solo in parte nascosto le difficoltà: poca intensità, manovra lenta e prevedibile intervallata da sporadiche accelerazioni di Leao e Milan più volte salvato dalle parate di Maignan.
Non è un Milan perfetto, vero, ma bisogna anche saperle vincere certe partite “sporche“ in cui si è riusciti a mettere in partita un avversario con l’uomo in meno: "Sto sognando, aspettavo i primi gol in Champions – racconta Reijnders –. Vero, nel primo tempo non siamo stati all’altezza, ci siamo svegliati dopo il pareggio. I nuovi entrati hanno portato l’energia che ci mancava. Leao? Ci sono tanti leader in questo gruppo. Abbiamo bisogno di tutti"..
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