L’Italia Under 20 brilla ai Mondiali, ma dei nostri giovani c’è traccia solo all’estero

Il caso di Cesare Casadei, ceduto dall’Inter al Chelsea, ma non solo. Ci sono anche Willy Gnonto, Cher Ndour, Filippo Manè e Manuel Pisano, talenti tutti in giro per l’Europa

di GIACOMO GUIZZARDI -
1 giugno 2023
Cesare Casadei

Cesare Casadei

Roma, 1 giugno 2023 – Tutti in fuga, destinazione: estero. L’Italia Under 20 che sta più che ben figurando ai Mondiali di categoria in Argentina ha un volto e un cognome: il volto è quello di un ‘ragazzone’ classe 2003 che per rendere tangibile il suo sogno ha dovuto viaggiare verso nord, in direzione Inghilterra. Il cognome, a questo punto, è di facile intuizione: Casadei.

Della mezzala di proprietà del Chelsea la rete che ha spedito il gruppo di Nunziata ai quarti di finale, quel Casadei sulla bocca di tutti l’estate scorsa più per motivi di calciomercato che per altro. Già perché Cesare, nato a Ravenna e cresciuto in Emilia-Romagna, tra Ravenna, appunto, e Cesena, viene ingaggiato dall’Inter nel 2018, in seguito al fallimento del club bianconero. Una scalata verticale che, però, sembra interrompersi a pochi metri dalla vetta: nel 2022 i nerazzurri decidono di cederlo al Chelsea, per 15 milioni più ulteriori 5 di bonus. Valigie fatte, e si vola a Londra: in prima squadra non c’è posto, a gennaio ci si sposta al Reading, in Championship, dove arrivano 15 presenze e 1 gol. Basterà per trovare minutaggio coi Blues?

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Chissà, intanto il Mondiale ne sta restituendo il valore che sembrava essersi sbiadito. Sì, perché di giovani di talento, in casa Italia, ce ne sono, eppure ci si scontra con l’annoso problema della paura di bruciarli, tanto da tenerli in incubatrice troppo a lungo. Rimaniamo in Inghilterra: Willy Gnonto, casacca Leeds, 24 presenze in Premier League, 2 reti e 4 assist. Non male per la prima annata in uno dei top-5 campionati. Anche lui scuola Inter, ex compagno di Casadei, anche lui ha preferito abbandonare l’Italia per diventare grande.

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Gli esempi si sprecano: Cher Ndour, classe 2004 (come Gnonto poteva fare parte della spedizione mondiale), punto di forza della seconda squadra del Benfica, cresciuto in Italia, all’Atalanta, e volato in Portogallo nell’estate del 2020, a 16 anni da poco compiuti. Oppure Filippo Manè, ex Sampdoria, che nel gennaio del 2022 ha accettato la corte del Borussia Dortmund. O ancora Manuel Pisano, classe 2006, entrato nelle giovanili del Bayern Monaco lo scorso anno. È un’Italia, quella Under 20, che sta mettendo in mostra i suoi gioielli migliori, nonostante la maggior parte di essi fatichino tra Serie B – pochi – e Serie C – la maggior parte. Eppure il movimento è sano, è vivo, e il lavoro di Nunziata e dei suoi ragazzi lo dimostra. Con un ‘expat’ in prima linea a guidarli. Serve coraggio, in Italia: il resto lo mettono Casadei e compagni.

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