Monzello, la fabbrica dei talenti. Dal residence al centro sportivo il sogno serie A in un chilometro
La struttura di oltre 100mila metri quadrati abbraccia quotidianamente 15 squadre e 600 persone
Il sole, a Monza, tramonta nel raggio di poco più di un chilometro. Lo fa adagiandosi sull’acuto di un fischietto, sui decibel delle urla motivazionali degli allenatori, o per un gol in partitella di futuri campioni, che a quell’ora corrono per un sogno inseguendo un pallone. Poco più di un chilometro in linea d’aria che traccia il perimetro di una cittadella, dall’U-Power Stadium al Centro sportivo Luigi Berlusconi-Monzello, che da quando Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno acquistato il club è diventato eccellenza del nostro calcio. Monza non ha segreti: ha creato un modello-base su cui sostenere i campioni di oggi e coltivare quelli del futuro, passando da una cura dei dettagli che non nasce e finisce nello spogliatoio, ma nella vita di tutti i giorni. "Ha detto bene: una cittadella, dove tutti si conoscono e dove c’è sempre qualcuno a disposizione in caso di necessità".
Quando Mauro Bianchessi, Direttore generale del Settore giovanile, racconta come nasce un campione in Brianza, non parla di campo: traspare prima il concetto di famiglia - "Ho ridotto le rose, diminuendo la quantità e alzando la qualità, perché è così che lo si diventa", racconta -, quindi l’importanza del percorso scolastico, ultimo il pallone. Prima che quest’ultimo rotoli sul verde, la vita di chi arriva da fuori è racchiusa in un residence che affaccia sullo stadio: ti svegli al mattino e spalanchi la finestra sui tuoi sogni, sempre con qualcuno pronto a ricordarti quanti sacrifici bisogna fare per trasformarli in realtà. Dagli insegnanti per ripetizioni serali se un compito tra i banchi è andato male, ai medici per le migliori cure se necessarie, quindi dietologhi per pasti sempre calibrati e un sostegno psicologico per sopperire alle difficoltà che si paleseranno nel percorso.
Il teatro dei sogni rimane alle spalle quando si spalancano le porte di Monzello: 100mila e più metri quadrati, capaci di abbracciare quotidianamente 15 squadre e 600 persone tra atleti e addetti ai lavori. Dagli adulti della prima a bambine e bambini di 7 anni, tutti insieme, distribuiti su 8 campi - di cui 4 in erba sintetica - ognuno dei quali è una briciola da mangiare per arrivare all’ultimo step, quello dove oggi si allenano Pessina e compagni. Uno di questi, dotato di tribuna e torretta per le riprese tv, è anche l’arena nella quale la Primavera ha ottenuto la salvezza.
Ospitare nello stesso centro tutte le formazioni è un lusso per pochi: bisogna scendere nella capitale, a Trigoria, passando per il nuovissimo Viola Park di Firenze, ideato da Joe Barone - ricordato da Galliani a inizio settimana al Franchi - e inaugurato solo da qualche mese. Si pensa al presente e si guarda al futuro con i cari vecchi metodi del passato: un gioco di parole per definire la "gabbia", un campo ridotto dove la palla non si ferma mai, per un modo di allenare che aveva permesso ad Arrigo Sacchi di rivoluzionare per sempre il nostro calcio. Quindi un campo portieri, dove i numeri 1 si allenano tra riflessi e guantoni. Tutto questo e anche di più: 3 palestre, una appena costruita, innovativa e sostenibile, illuminata da ampie vetrate che danno sui campi e con una terrazza per consentire allo staff tecnico di osservare dall’alto gli allenamenti. Poi 3 zone fitness all’aperto: la vasca di sabbia, una stazione attrezzi e la salita di allenamento, utili soprattutto ai programmi di lavoro specifici. Infine una sala video, una relax, un bistrot, il bar, uno shop e una fan zone per acquistare maglie e gadget, e un’area verde aperta al pubblico. È qui, ed è così, che in Brianza nasce un campione: sul campo e nella vita.
Michael Cuomo
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