Napoli, dopo la festa si pensa al futuro: da valutare le posizioni di Spalletti e Giuntoli
Il tecnico è stato confermato fino al 2024 ma attende un summit per la pianificazione, mentre il ds piace alla Juventus: Accardi in pole come eventuale sostituto
Napoli, 8 maggio 2023 - La prima festa scudetto pronta al Maradona l'aveva rovinata e rimandata la Salernitana dopo un codazzo di polemiche causato dallo slittamento della partita proprio per favorire le eventuali celebrazioni. Il pareggio in casa dell'Udinese ha rimesso tutto a posto, trasformando la sfida contro la Fiorentina nel giorno atteso 33 anni: quello del terzo titolo del Napoli.
Una partita simbolo
Una festa riuscita in tutto. Innanzitutto dal risultato sul campo: una vittoria firmata da Victor Osimhen, l'uomo simbolo del tripudio azzurro. Già, uomo: anche l'apparentemente implacabile bomber nigeriano può sbagliare, come testimoniato dal primo rigore del pomeriggio. Pietro Terracciano intercetta una traiettoria tutt'altro che imparabile e sembra spianare la strada a un'altra (parzialissima) delusione dell'impianto di Fuorigrotta, che invece esplode quando il secondo tentativo dal dischetto di Osimhen gonfia la rete. Il tutto dopo una prima frazione di estrema sofferenza da parte del Napoli, che viene graziato a più riprese dagli avversari e sfrutta al massimo gli episodi favorevoli: praticamente l'estrema sintesi di un intero campionato benedetto a partire dalle battute iniziali che probabilmente non poteva che avere l'epilogo realmente maturato. A proposito di campionato: con la lotta scudetto ormai terminata ma di fatto, in un certo senso, mai cominciata gli azzurri sarebbero stati quasi giustificati in caso di un passo falso nella cornice di un Maradona addobbato a festa e permeato dal clima da ultimo giorno di scuola. Invece il Napoli, seppur soffrendo per larghi tratti del match, onora l'impegno e l'intero campionato ormai vinto, dando una prova di serietà anche considerando i prossimi impegni in calendario e le ambizioni delle altre squadre ancora in lotta per qualcosa. La sfida con la Fiorentina diventa quindi ancora di più il perfetto simbolo del trionfo della squadra allenata da Luciano Spalletti, uno che il suddetto trionfo se lo sta gustando proprio appieno.
Spalletti confermato, ma...
E' quello che avranno pensato molte persone allorché il tecnico toscano, a margine della festa, ha dichiarato tra il serio e il faceto di aver saputo da fonti terze dell'opzione adoperata dalla società per prolungare il suo contratto da giugno 2023 a giugno 2024. Tutte le piccole grandi nubi che si erano addensate sul futuro della panchina azzurra dopo alcune frasi proprio di Spalletti sono quindi state spazzate via? Sì e no. Sì, perché il neo allenatore campione d'Italia è stato blindato da un atto formale, seppur unilaterale: Spalletti sarà il tecnico del Napoli per un'altra stagione. No, perché lo stesso Spalletti ha fatto capire tra le righe di aspettarsi un summit tra le parti per pianificare il futuro. In ballo c'è innanzitutto il discorso mercato: al di là delle dichiarazioni a caldo rilasciate sulle ali dell'entusiasmo, c'è da capire la fattibilità della protezione integrale della rosa che ha vinto lo scudetto. Senza contare che per confermarsi in Italia e magari migliorarsi in Europa potrebbero servire diversi rinforzi di peso e stavolta non più delle semplici scommesse, seppur tutte ampiamente vinte. Poi c'è un altro punto, sollevato proprio da Spalletti, il motivatore per eccellenza che ha saputo cavare il massimo da un roster forse sulla carta inferiore ad altri del campionato: in mancanza di stimoli uguali o superiori a quelli sfoderati quest'anno continuare insieme, con il rischio magari di rovinare un sodalizio comunque già nella storia, potrebbe rivelarsi deleterio per tutti.
Via Giuntoli, dentro Accardi?
Ne sa qualcosa anche Cristiano Giuntoli, l'artefice della costruzione di un Napoli che, in totale controtendenza con il trend dilagante nel calcio italiano, ha vinto senza intaccare le finanze. Anzi: lo ha fatto addirittura guadagnando dalle cessioni e abbassando il monte ingaggi. Un capolavoro che non poteva passare inosservato nel panorama della Serie A (e non solo). L'attuale ds azzurro piace parecchio a diversi club, con la Juventus che sembra in pole position per accaparrarsi l'uomo più cercato del momento, che a margine della festa scudetto al Maradona ha lasciato presagire il proprio addio. Come? Tranquillizzando la piazza sul futuro del Napoli, che ha saputo sopravvivere brillantemente a numerosi addii. E' un po' il tratto distintivo della gestione di Aurelio De Laurentiis, l'unica costante di un club che negli anni ha salutato senza grossi contraccolpi allenatori, giocatori e anche dirigenti. In attesa di sciogliere i residui dubbi sul futuro di Spalletti, l'ultimo in ordine cronologico a lasciare il capoluogo campano potrebbe essere proprio Giuntoli, individuato dall'acerrima rivale Juventus come il primo tassello per uscire dalle tenebre. Il Napoli ovviamente non se ne sta con le mani in mano ad aspettare in maniera passiva lo svolgersi degli eventi. Nel quartier generale di Castel Volturno si sfogliano già i curricula del possibile nuovo ds, con un profilo che piace più di tutti: si tratta di Pietro Accardi, oggi all'Empoli. Proprio il club toscano negli anni recenti, tra giocatori e allenatori, è stato la vera fucina neanche tanto occulta del progetto che ha condotto allo scudetto appena vinto: su tutti basti ricordare soltanto la provenienza di capitan Giovanni Di Lorenzo. Insomma, la tratta Empoli-Napoli, al di là dell'assonanza dei nomi, porta decisamente bene. Stavolta però, prima di lasciar andare i principali tasselli della cavalcata vincente, De Laurentiis ci penserà bene proprio per la consapevolezza che non sempre l'alchimia giusta si ricrea. Lo stesso patron, inoltre, ha dichiarato a chiare lettere di essere tutt'altro che sazio: in ambito nazionale ma soprattutto in ambito continentale, con il cammino in Champions League interrotto sul più bello per mano del Milan che evidentemente qualche strascico l'ha lasciato. Strascico che potrebbe assumere connotati ancora più gravosi qualora una tra proprio Milan e Inter dovesse mettere le mani a fine stagione sul trofeo più ambito. Ovviamente nulla che possa scalfire più di tanto la gioia per uno scudetto atteso per decenni. Scudetto che, per espressa dichiarazione di ADL, è un punto di partenza e non di arrivo: ora resta 'solo' da comporre o ricomporre l'organigramma dei miracoli.
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