Raimondi fra Mantova, ricordi e Serie A: "Il calcio è cambiato. Ma Pisa merita tutto"
La bandiera nerazzurra apre il cassetto dei ricordi e quello dei desideri: "Il mio assist in Lombardia? Ho ancora un poster a casa"
L’ex capitano nerazzurro Gabriel Raimondi, reduce da un’avventura nello staff di Diego Alonso al Panathinaikos, è tornato a parlare di Pisa, a pochi giorni dal match contro il Mantova. In quel precedente del 2007-2008 fu proprio un assist dell’ex capitano a pescare il sinistro al volo di Castillo, autore dell’1-0 che decise la partita.
Raimondi, cosa ricorda di quel match?
"Vi dico solo che a casa di mio papà abbiamo ancora un poster gigante che raffigura me, Zavagno e Castillo, dopo la rete segnata da Nacho a Mantova e la scritta ‘Tango argentino’. Ricordo che feci un lancio di 80 metri, la palla sparì confondendosi col sole per poi ricadere sul piede di Nacho che, di sinistro, segnò nell’angolino basso".
Fu una delle reti più belle della stagione.
"Sì, ma non mi sono mai divertito tanto come in quel campionato. Pensavamo di poter vincere qualunque partita".
La vittoria non arrivò alla fine in campionato a causa di una rosa forse troppo corta.
"Sì, non avevamo una rosa lunga che ci avrebbe permesso di andare in Serie A, ma il gioco che proponeva Ventura era all’avanguardia, diverso e sfruttava tanti giocatori forti che provenivano dalle categorie inferiori come lo stesso Castillo. Era difficile mantenere il passo delle prime perché la Serie B quell’anno era a 22 squadre e giocammo 42 massacranti partite".
Oggi il calcio da questo punto di vista è cambiato.
"Oggi se non ci sono rose ampie è difficile fare calcio anche perché i giocatori si fanno male più spesso, ma c’è un’attenzione diversa. Io e tanti miei ex compagni zoppichiamo perché alora non c’era la cura che c’è ora verso il calciatore. Ai miei tempi se dovevi giocare, giocavi, anche con gli antidolorifici. In tanti ne abbiamo pagato il prezzo a fine carriera".
Che idea si è fatto della partenza del Pisa di Inzaghi?
"Secondo me è arrivato il momento che la città si prenda ciò che si merita. Credo e spero possa essere l’anno giusto. La rosa è competitiva e c’è un allenatore preparato che ha maturato tanta esperienza. Il distacco dal quarto posto in poi è un segnale".
I nerazzurri hanno difensori con caratteristiche diverse rispetto a quando giocava lei. Oggi c’è più attenzione a saper giocare con i piedi.
"Oggi è diventato fondamentale nel calcio saper impostare per un difensore. Ventura mi migliorò molto da questo punto di vista, ma oggi dal settore giovanile già escono giocatori che non vogliono buttar via il pallone. Il difensore puro però dev’essere tutelato, come Caracciolo, uno della vecchia scuola, perché ci sono tanti giocatori che fanno fatica a difendere e se una squadra ha un talento puro, un marcatore, lo deve coltivare".
Se il suo era il Pisa degli argentini, questo è il Pisa dei danesi.
"Sì, ma ormai non c’è più differenza tra danesi, brasiliani o argentini, o ancora giocatori dell’Europa dell’est. Il calcio si è equilibrato tantissimo, c’è tanta informazione e tante nazionali di paesi più piccoli che non hanno una grande storia producono potenziali campioni. Oggi il talento può arrivare anche dalla Georgia, dalla Slovenia. Fa parte della metodologia che questi paesi hanno adottato, il Pisa ha intercettato questo cambiamento e Giovanni Corrado con Vaira sta facendo ottimi investimenti".
Da chi si dovrà difendere il Pisa? "Il Sassuolo fa un altro campionato, ha conservato giocatori che in Serie A giocherebbero quasi ovunque, i nerazzurri se la dovranno vedere con lo Spezia e dovranno stare attento ai ritorni di Cremonese e Palermo".
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