Terremoto in campionato "Ha perso la Lega"
Il presidente del Pisa Giuseppe Corrado: "Non intendevamo partecipare all’assemblea senza aver affrontato e risolto i problemi"
di Michele Bufalino
PISA
Il presidente del Pisa Giuseppe Corrado fa il punto della situazione dopo il terremoto in Lega di Serie B e la mancata elezione del presidente Balata, con un’assemblea che ha creato una profonda spaccatura interna.
Presidente, ha fatto scalpore l’assenza del Pisa all’assemblea di lega di giovedì. Perché questa presa di posizione? "Era un’assenza preannunciata e condivisa con tutte le associate. Abbiamo risposto alla convocazione comunicando alla Lega che non intendevamo partecipare ad una assemblea elettiva non necessaria e convocata prima di aver affrontato e risolto i gravi problemi strategici ed economici delle società".
Come ha giudicato l’accaduto, seppur da casa?
"Male, malissimo. Organizzate troppo velocemente, in modo poco trasparente e senza un coinvolgimento dell’assemblea. Una triste commedia. Abbiamo dato una pessima immagine. La Serie B era passata in secondo piano, l’unico scopo era essere, a qualsiasi costo, eletto".
Ma lei al posto di Balata cosa avrebbe fatto?
"Ciò che gli ho suggerito di fare: rinviare le elezioni e dare la precedenza ai veri problemi. Oltretutto, in assemblea, altre nove società hanno chiesto il rinvio. Avrebbe dovuto dimostrare la disponibilità e coerenza, evitando di spaccare a metà una Lega che sarebbe dovuta essere unita sui programmi. Avrebbe riunito la Lega e si sarebbe evitato una sconfitta cosi pesante".
Una sconfitta di Balata dunque?
"Ha perso la Lega. È la sconfitta di un modo di pensare antiquato".
Cosa intende?
"Dare maggiore importanza all’aspetto politico, sperando possa esser foriero di vantaggi e benefici per se stessi, anziché capire che, come associazione, dobbiamo pensare alla globalità del prodotto e alle strade da percorre insieme per superare un momento difficile con le scelte più appropriate. La Lega non è una società, ma una associazione".
In che senso?
"Immagini un condominio: l’amministratore porta avanti le decisioni dei condomini e non è mai lui a decidere. La governance è fatta dalle 20 società e non dal presidente o dal direttivo. Una governance è forte se la maggioranza delle società sono d’accordo. Il presidente da votare deve solo essere la persona più adatta a portare avanti i programmi. Se la scelta di un presidente divide, siamo sulla strada sbagliata".
C’è anche chi la pensa diversamente, come Cellino, che ha guidato il fronte opposto. "Non proprio in linea con tutto quello che sta accadendo. Negli ultimi due anni la maggior parte delle decisioni sono state prese con 19 voti favorevoli e uno contrario, il suo. Ho un buon rapporto con Massimo, ma o sbagliava prima o sbaglia adesso""
Negli scorsi anni la Serie B è parso un campionato che generava forti interessi mediatici e adesso è in difficoltà sui diritti. Come si è arrivati a questo?
"Le situazioni cambiano. Alcuni vantaggi sono stati frutto di scenari favorevoli. Due anni fa il campionato ha beneficiato di squadre molto blasonate, oggi ha squadre che rappresentano territori più piccoli e ciò può aver la sua influenza. La B è un campionato di transito, ogni anno sette società entrano e sette escono".
La minore offerta dei diritti tv ha mandato in crisi i tifosi. Come la spiega?
"Il campionato è un media che vive di audience e di coinvolgimento. Ci sono poi le problematiche del settore e la minore disponibilità di investimenti da parte dei broadcaster. Nel negoziare i diritti televisivi occorre prendere a riferimento criticità e opportunità sul tavolo delle trattative e si devono affrontare con le armi giuste e con la metodologia adatta al momento più opportuno".
Secondo lei la situazione dei diritti è ancora rimediabile?
"Tutto si può rimediare, ma per riuscire a farlo occorre avere al centro dei propri obiettivi e delle proprie attenzioni l’idea di poterlo fare. Servono idee nuove, proiettate a cambiare il nostro settore per benefici di lungo termine".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su