Roma, Ranieri: "Dovbyk da valutare, Hermoso e Hummels recuperati. Dicembre dirà chi siamo"
Le parole di Claudio Ranieri in vista della gara contro il Lecce

Artem Dovbyk, attaccante della Roma
Roma, 7 dicembre 2024 – Sulla carta una sfida ampiamente alla portata, nella realtà una sfida di zona salvezza tra Roma e Lecce, appaiate in classifica al quindicesimo posto. È questa la realtà di questi giorni capitolini in attesa della quindicesima giornata di Serie A, una sfida delicatissima per il proseguo della stagione, così da poter allontanare quanto prima gli spettri delle ultime tre posizioni di classifica e iniziare a raddrizzre un campionato nato male. Il primo passo deve necessariamente essere quello contro i salentini, ottenendo i tre punti. Posta in palio elevata per Claudio Ranieri, che nella giornata di oggi ha presentato la sfida in conferenza stampa. Ecco le sue parole.
Non si perde tempo nella sala stampa di Trigoria e si chiede subito delle questioni spinose, aprendo la conferenza stampa con i temi relativi a Pellegrini e Dybala e sugli obiettivi possibili per questa Roma. "Pellegrini si sta allenando bene, questo per me è molto importante, è sereno e deve continuare così. Poi deciderò di volta in volta. Dybala l'intensità no, però per come ha giocato sì. Non è un giocatore di intensità, è un giocatore di qualità che si deve far trovare tra le linee al momento giusto, per cui riesce a soddisfare il volere e dell'allenatore e della squadra. Dicembre ci dirà dove potremo arrivare. Non ci sono partite facili. Il Lecce è una squadra abituata a non mollare mai, sta cercando la quarta salvezza, se non ricordo male. Hanno vinto a Venezia, hanno pareggiato con la Juventus, è una squadra che non molla mai. Ha giocatori validi, sanno lottare ed è arrivato un nuovo allenatore che li vuole far giocare a calcio. Dobbiamo essere furbi, intelligenti e determinati, perché ogni palla sarà importante".
Si passa poi agli avversati, la domanda successiva infatti pone la questione su come si affronti questo Lecce. "Io voglio una squadra che vada in campo senza conoscere il nome dell'avversario e faccia il suo gioco. Deve lottare su ogni pallone, così come abbiamo fatto a Napoli, a Londra e contro l'Atalanta. Voglio una Roma determinata ogni volta. C'è un pallone e lo dobbiamo conquistare ogni volta. Quando ce l'abbiamo, lo dobbiamo giocare in velocità, dobbiamo essere bravi contro una squadra che è brava a fare il suo gioco, a chiudersi, a ripartire, a tenere palla quando la vuole tenere, a giocare con uno o due. È una bella squadra, ha buoni giocatori e dobbiamo far bene. Non dobbiamo vedere una squadra in liceo. Questo dicembre capiremo che Roma sarà".
Si torna ancora su Pellegrini, chiedendo a Ranieri perché non sia stato schierato nella sfida contro l'Atalanta. "Lorenzo è un giocatore splendido, da metà campo in avanti. Ha invenzioni, ha tiro, ha senso del gol, senso dello smarcamento, sa fare passaggi gol e tutto. Si allenano tutti insieme perché io possa avere la possibilità di scegliere durante la partita qualsiasi giocatore. Non l'ho messo perché avevo bisogno di un giocatore box-to-box a lottare contro i giocatori di quell'Atalanta. Lorenzo lo reputo più un centrocampista da metà campo in avanti".
Dai problemi del capitano, a quelli della difesa, negli ultimi giorni si era paventata l'ipotesi di un ritorno alla difesa a quattro, che l'allenatore romanista commenta in questo modo. "Difesa a quattro? Potrebbe essere, ma non lo dico. Mi riservo la sera prima di pensare e decidere, cercando la migliore soluzione per la squadra. L'intensità? Sia a Londra sia contro l'Atalanta quella è l'intensità con la quale si deve giocare. Io ho avuto pochi giorni da una partita all'altra per poter fare una settimana tipo e chiedere di più sotto quel punto di vista. Oggi però hanno fatto un gran bell'allenamento, hanno spinto e stanno entrando nelle mie idee. Non è facile quando dico che hanno cambiato tre allenatori o quattro in un anno, quattro con filosofie diverse di gioco e tutto. I giocatori sono delle spugne, però i cambiamenti non sono automatici come al computer. C'è chi reagisce subito e chi ha bisogno di più tempo. Per me come tu ti alleni, giochi, per cui tutti i miei allenamenti sono a mille all'ora. Piano piano riusciranno a farlo anche in campionato, ma ci dobbiamo sbrigare. Chi siamo e dove vogliamo andare, siamo noi i primi a dover dare queste risposte".
Si è trattato anche di Artem Dovbyk, stuzzicato già nelle conferenze stampa precedenti, non vacilla però la fiducia in lui da parte del tecnico romanista. "Il ragazzo deve essere più deciso nella fase d'attacco, ma al di là di questo ha fatto una vera lotta greco-romana con il suo marcatore. Ha vinto tanti duelli, ha fatto tanti appoggi. Dà un punto di riferimento. Il ragazzo non sta bene, è influenzato, è riuscito a giocare con l'Atalanta, non so se ce l'avrò per il Lecce, voglio essere chiaro. Dovrò sicuramente pensare a un'altra cosa, non so se domani mattina si allenerà, come si allenerà e come starà".
L'attualità racconta di Roma contro Lecce come di una partita per la salvezza, entrambe insieme al quindicesimo posto, ad appena due lunghezze di distanza dalla zona retrocessione. Una condizione per cui ci si chiede se i gialllorossi siano pronti alla furibonda lotta per non retrocedere. "Io dico sempre che la classifica è lo stato attuale di tutte le squadre. Stiamo lì e ora lottiamo per uscire fuori da quella zona. Questi sono giocatori abituati a stare altrove in classifica, ma io sono abituato a entrambi. Dobbiamo lottare. Io voglio che la squadra lotti sempre. Sono convinto che i miei giocatori risponderanno colpo su colpo, alla grande. Però io sono San Tommaso: voglio toccare e credere".
Si torna a parlare di difesa a quattro, chiedendo anche delle condizioni di Cristante e Hummels. "Io credo che il calcio sia una materia in continua evoluzione. Quello che fa Mancini a destra, lo fa N'Dicka a sinistra. Non escludo un suo impegno (di Mancini) come terzino destro. Contro l'Atalanta Angeliño è ritornato a giocare a 3, non perché io lo volessi, ma perché seguiva la marcatura di Samardzic, e si trovava lì. Quando ho potuto fare l'altro cambio dopo 5 minuti, ci siamo riportati a 4. Tutto può accadere in una partita, perciò vediamo. Io dico che questi ragazzi possono fare tutto. Hummels ed Hermoso si sono allenati, tutto bene. Cristante invece ha la caviglia che si sta drenando, è blu, vediamo domani se si allena".
Ulteriore spazio per i singoli in questa conferenza, questa volta il tema è legato a Enzo Le Fée. "Le Fée è un giocatore di ottima qualità e in questo momento lo vedo da metà campo in avanti. Sono convinto possa fare quello che fecero Ancelotti e Pirlo da giovani, cioè partire da giocatore offensivo per poi essere un play. Lui ha le qualità e deve saper sfruttare quest'anno di conoscenza del calcio italiano. Sono convinto che ci darà anche una mano durante il campionato".
Si parla anche di arbitri con Ranieri, domandandogli se condivida la posizione di Ghisolfi sugli arbitri e sul come la Roma sia spesso vittima dei loro errori. "Io credo - afferma Ranieri - che se chiediamo a tutte le squadre, tutte si lamenterebbero. La cosa più difficile nel calcio italiano è fare l'arbitro, perché non ci sta mai bene. Bisogna saperli rispettare, è la cosa più importante. È giusto che alcune volte una squadra dica cosa pensi, ma rispettandoli. Sono persone e possono sbagliare. Quando giocavo io, sbagliavano ancora di più, correvano di meno ed erano meno preparati di oggi, in più c'è il Var. Sicuramente si sbaglia anche lì, ma ringraziamo di avere questo livello di arbitri. Ci si può lamentare, ma sempre con rispetto".
Si torna a parlare della squadra giallorossa, domandando al tecnico romanista delle gerarchie in mediana. "Paredes e Koné non possono stare sempre su questi livelli. Hanno fatto due partite strepitose, per cui non vedo perché debbano cambiare per il momento. Poi il calcio è uno sport in continua evoluzione e non si può essere sicuri al 100% o avere dei dogmi. Io adesso vedo una squadra che in questo momento, con loro due in campo, si muove bene".
La conferenza stampa va verso la chiusura, domandando all'allenatore romano quanto sia importante ripartire, come squadra, dall'atteggiamento visto a Londra. "L'atteggiamento è importantissimo.Io sono basilare, non ero un grande campione, ma in campo mettevo tutto. Potevo sbagliare partita, ma non l'impegno. È quello che ho detto ai ragazzi il primo giorno. Tutti pensiamo di giocare bene, ma dentro di noi sappiamo se abbiamo fatto bene o male. Tante volte capita di non sentirsi bene e invece giocare una partita splendida perché è il calcio, e invece di girare a vuoto senza capire perché. Questo fa parte di tecnica, tattica, momento e tutto. Una cosa non potete si può non controllare ed è la volontà di morire sul campo. Anche in caso di risultati pesanti, non mi importa, devono uscire dal campo tutti dicendo di aver dato il massimo. Così saremo dispiaciuti, però sapremo di aver dato il massimo che potevi dare in quella partita. Poi può essere il 5%, e allora sarà un errore dell'allenatore, che non ha capito stavi così. Un giocatore deve dare sempre il massimo, poi può capitare che l'allenatore per mille motivi non ti schieri. Spero di aver reso l'idea. Puoi giocare bene o male, ma bisogna dare tutto in campo".
La conferenza stampa la chiude Ranieri stesso con questo pensiero per l'ex giallorosso Edoardo Bove: "Volevo dare un bacio grande a Edoardo. Tieni duro, siamo tutti con te".
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