Roma, troppi regali ed ennesimo ko. Juric non scaccia la crisi
L'analisi della sconfitta romanista del Bentegodi contro il Verona
Roma 5 novembre 2024 - La sconfitta fa male, è bruciante, non tanto per la qualità dell'avversario, un Verona combattivo ma meno forte dei giallorossi, ma per come la squadra abbia gettato alle ortiche la possibilità di vincere. La partita termina 3-2, con i romanisti incapace di trasformare due rimonte in un sorpasso, cadendo sempre per errori individuali, mentre il cinismo è di casa in Veneto e permetto agli scaligeri di trasformare in gol ogni occasione disponibile.
La scelta del Verona per superare indenne la sfida contro i capitolini è quella di un atteggiamento guardingo. Poca pressione nella metà campo avversaria e tantissima difesa posizionale nei propri ultimi metri a negare la profondità ai giallorossi, aspetando spazio per il contropiede. La Roma invece fa girare la palla a caccia della profondità con imbucate improvvise, con Dovbyk e Zalewski i due principali ricevitori. Proprio l'italo-polacco ha sui piedi la chance del vantaggio, ma la partenza in fuorigioco gli nega la gioia del gol. Al contrario pochi minuti dopo questa rete annullata è lui a regalare il pallone a Tengstedt per il vantaggio dei padroni di casa.
La squadra di Juric però non si disunisce e preme ancora. Finalmente si mette in mostra il talento di Soulé, il quale prima si divora una grande occasione da gol, poi con un bellissimo colpo di tacco realizza la rete del pareggio al termine di un'azione dove tutti fanno la cosa giusta, finendo con il premiare l'inserimento del sudamericano. Sembra poter essere l'inizio della riscossa capitolina, ma così non è. Il nuovo vantaggio veronese risulta in tantissime proteste romaniste, per la posizione di Kastanos che attivamente impedisce a Svilar di completare la propria uscita e quindi anticipare il colpo di testa vincente di Magnani.
Ancora merito ai giallorossi per restare in corsa e realizzare forse l'azione perfetta per quello che Juric sembra voler proporre con i capitolini. Dovbyk fa una perfetta sponda per Koné, il quale in corsa sfrutta il passaggio del compagno per servire l'arrivo di Çelik. Il turco riceve e crossa rasoterra, dove l'ucraino intanto ha preso posizione e gol romanista. Peccato che l'errore prima di El Shaarawy, poi di N'Dicka permetta a Livramento di prendere il largo in campo aperto fino a permettere ad Harroui di realizzare la rete del definitivo 3-2.
Per dare una dimensione dello spreco giallorosso, del cinismo veronese, ma soprattutto del peso specifico degli errori romanisti sul risultato finale. La Roma infatti guida nel possesso palla con un netto 66%, contro il 34% avversario, tenendo il pallone per sostanzialmente il doppio del tempo. Un dominio del genere di solito si traduce anche in grande precisione nei passaggi, ma non è così. La Roma sbaglia troppo in fase di costruzione e non va oltre l'83% di precisione nei suoi 504 fraseggi completati, mentre i padroni di casa si fermano al 69% di conversione nei loro 218 passaggi riusciti. Anche sulla mole di occasioni la Roma doppia il risultato degli scaligeri: 7 tentativi per il Verona, 14 per i capitolini, ma è la qualità che tradisce i ragazzi di Juric con appena 3 tiri nello specchio della porta, gli stessi dei veneti.
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