Caso scommesse, Lega e FdI contro la Figc: "Il presidente Gravina si dimetta". Ma il ministro lo difende

La bufera arriva in Parlamento. Il Carroccio: "Basta assistere a questo scempio". Abodi: "È una loro posizione, io sono concentrato sulle emergenze"

di ELENA G. POLIDORI -
19 ottobre 2023
Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina

Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina

Roma, 19 ottobre 2023 – Gabriele Gravina, presidente della Figc, nel mirino dopo l’ultimo scandalo scommesse, il secondo Mondiale saltato nel 2022 per non parlare delle Olimpiadi: niente Nazionale azzurra a Tokyo 2020 e il prossimo anno pure a Parigi, rischiando addirittura di non andare agli Europei di Germania 2024.

Una crisi che, a cascata, si sta portando dietro polemiche anche su altri sport, come la questione legata alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e lo stop alla costruzione della pista da bob, ma che ora è diventata incandescente dopo che sia Lega che Fratelli d’Italia hanno preso posizione contro Gravina. "Alla luce di quanto è accaduto e sta emergendo nel calcio italiano tra scommesse, doping, fallimenti sportivi, problemi infrastrutturali e televisivi, crisi economiche, che cosa deve accadere ancora per rivoluzionare la guida del movimento? – l’accusa di fuoco lanciata dalla Lega – È sempre più necessario, per rispetto di milioni di appassionati e in particolare dei più giovani, un radicale cambiamento a partire dalle dimissioni del presidente Gravina".

Venerdì 13 ottobre, nella chat che lo staff del segretario del Carroccio usa per comunicare con i giornalisti, è stata diffusa una dichiarazione del deputato Rossano Sasso: "Ciò che sta emergendo è inaccettabile (sulle scommesse, ndr ). Lo sport non può essere un ambiente dove la ludopatia è all’ordine del giorno, dove il doping e le inchieste penali la fanno da padrone. Non possiamo continuare ad assistere a questo scempio, chiediamo le dimissioni del presidente della Figc e di chi con lui sta ai vertici". In difesa di Gravina è intervenuto direttamente il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che siede al governo con Salvini, che invece ha biasimato le arringhe leghiste: "Questa è una posizione della Lega e di altri parlamentari, ma in questo momento io mi sono concentrato sulle emergenze".

Anche il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, difende l’autonomia dello sport: "È molto importante che la politica si occupi di sport, ce n’è un grande bisogno, ma non significa che debba occupare lo sport". Scende in campo – è il caso di dirlo – anche Pier Ferdinando Casini. Da decano del Parlamento non fa sconti: "Vedo che Salvini ha chiesto le dimissioni di Gravina: ma da quando in qua il governo interviene sulle federazioni sportive? Non esiste più il principio dell’autonomia dello sport? Il vicepresidente del Consiglio ha parlato a nome del governo? È tutto un po’ sorprendente". La polemica continua.