Il commento. Braccino corto e poca mentalità. Correre ai ripari, altrimenti è dura

Ancora una volta la Spal si butta via, e attenzione a cogliere bene i segnali: chi non arriva mai in...

di Redazione Sport
16 dicembre 2024
Braccino corto e poca mentalità. Correre ai ripari, altrimenti è dura

Ora si va ad Ascoli, a casa Di Carlo, per porre fine all’agonia di un 2024 avvilente. Poi però Tacopina e Casella devono correre sul mercato immediatamente

Ancora una volta la Spal si butta via, e attenzione a cogliere bene i segnali: chi non arriva mai in fondo a una partita senza prendere gol, rischia grosso di retrocedere. E questa Spal, se non cambia e non viene cambiata in diverse cose a gennaio, rischia grossissimo. Bisogna intendersi: alla vigilia, un punto a Gubbio non sarebbe stato male accolto, impedendo agli umbri (modestissimi anche ieri) di volare a +7. Ma quando al 95’ di 96 minuti sei sopra, non puoi prendere gol così. Dal -1 dal Gubbio si torna al -4, e se la sponda è ancora lì davanti, non vincere a questo modo fa malissimo. La sfida tra squadre non in crisi, bensì molto di più, si è immediatamente confermata tale. Due rivali impaurite e povere di gioco si sono trascinate come tali dal principio fino alla fine. La Spal aveva segnato in avvio su corner con il rientrante Arena, che in area avversaria è un fattore coi suoi 3 gol in 12 partite.

Già prima ci aveva provato, il prestante difensore, e al secondo tentativo ha centrato la porta con una zuccata ben piazzata nell’angolo. Da qui in avanti la Spal ha condotto una gara a fasi alterne. Non è riuscita a colpire ancora dopo il vantaggio, nel momento in cui il Gubbio pareva essere alle corde, e ha volutamente cominciato a rattrappirsi all’indietro fino all’intervallo, consentendo ai padroni di casa di gasarsi e galoppare in avanti trovando qualche potenziale possibilità. C’era una intera partita davanti, ma la Spal ha scelto di rinunciare e di condurla nella propria metà campo. O meglio, di lasciarla condurre al povero Gubbio. Il secondo tempo faceva temere il peggio, anche perché Arena rimaneva negli spogliatoi lasciando a Polito. Invece la Spal inscenava qui una mezz’ora eccellente in fase difensiva, pur mancando totalmente di portare pericoli in avanti, se non su un angolo. Galeotti fino al 32’ non doveva intervenire mai. Col debuttante 2007 Tarolli per Buchel, la squadra resisteva ancora benino, e il portiere era chiamato a un unico intervento.

Poi sull’ultimo cross ecco la solita frittata. Bruscagin si fa attrarre sul primo palo da Fossati sul quale è già Polito, Bassoli marca Tomassini da dietro e Galeotti non se la sente di azzardare l’uscita dentro l’area piccola. Così il centravanti di casa infila da un metro e la beffa è servita sul filo di lana del traguardo. E’ una recidiva, la copia conforme di altri gol incassati facendosi attrarre dal pallone mentre chi dovrebbe subentrare in marcatura arriva in ritardo rimanendo dietro l’avversario. Che altro dire? La Spal ci ha anche messo l’anima nel difendere, ma ancora una volta ha palesato braccino corto e carenze di mentalità. Invece di cercare il 2-0, si è subito piazzata dietro senza aspettare un sol minuto, portandosi il Gubbio in casa fino al patatrac. Così sii prende il punto cercando di farselo piacere, ma le facce degli spallini nel finale era eloquente. Ora si va ad Ascoli, a casa Di Carlo, per porre fine all’agonia di un 2024 avvilente. Poi però Tacopina e Casella devono correre sul mercato immediatamente, sennò le colpe verranno interamente scaricate sulle spalle della società. E si cerchino profili forti e coraggiosi, non mammole di scarto. Se si ricomincia con "vendere prima di comprare", auguri...

Mauro Malaguti

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