Il commento. Troppe praterie e difesa scoperta. Guai sottovalutare questi segnali
Penalizzazioni, continue rivoluzioni e mancanze dell’ultimo giorno di mercato hanno prodotto tutto questo.
Disastro, iniziale d’accordo, ma già totale, nel senso di su tutta la linea. Tre partite e un solo punto, otto gol al passivo (8!), ben oltre le medie di Dossena nelle due stagioni a Vercelli. La Spal rimane sotto lo zero amplificando le ansie, e perde sempre allo stesso modo, lasciando praterie tra centrocampo e difesa in cui gli avversari si infilano e colpiscono con facilità, oppure facendosi saltare in fascia e anticipare al centro.
Fin qui copione sempre uguale: Spal donchisciottesca a testa bassa contro i mulini a vento senza pungere, e avversario di turno a profittarne.
Per due volte di fila è stato 0-3 prima di reagire, e questo handicap è zavorra insostenibile. Mister Dossena deve prendere atto - e dopo la partita è parso farlo - che fino a che la squadra è così incompleta, con ruoli del tutto scoperti e giocatori fuori condizione, la Spal fatica troppo a schierarsi in questo modo. Deve per prima cosa accorciare le distanze, facilmente cambiando modulo, e cominciare a macinare punti tranquillità. Ci sono alcuni interpreti al di sotto della piazza, ci sono tanti nuovi che non hanno passo, ci sono ruoli che la società ha lasciato scoperti lavorando come se invece di partire da -3 la Spal partisse da +3.
Penalizzazioni più continue rivoluzioni più mancanze dell’ultimo giorno di mercato, con conseguente, obbligato ricorso a gente che non gioca da mesi, potevano produrre solo questa roba qua.
Lo si temeva, visto anche il calendario, si è deciso di andare ugualmente incontro al rischio, ed eccoci qua.
Attenzione a non sottovalutare gli allarmi: se nelle prime due si poteva invocare il valore degli avversari, con la modesta Lucchese, mai in gol prima, proprio non si deve.
Attenzione a sottovalutare il pericolo che quello di ieri sia stato uno scontro diretto per il solito obiettivo della gestione Tacopina, ossia 4 anni a lottare per una sudata salvezza.
Attenzione a tutto, perché quando si va contro natura e non si rispettano le regole base del calcio, questi sono i risultati.
Dossena aveva le sue attenuanti: gli mancavano Karlsson e Awua, i due che sembrano più difficili da sostituire oggi, per non parlare delle crepe di mercato.
Di suo, col senno di poi, ha lasciato giù Bassoli, e forse rigirare di colpo tre quarti di difesa con giocatori appena arrivati non ha aiutato.
Ora urge una terapia più conservativa per uscire dal tunnel. Poi magari si potrà tornare a parlare di calcio propositivo. Un grande Antenucci trascinatore e goleador non basta. Serve difesa, difesa, difesa. Le risalite cominciano sempre da lì.
Mauro Malaguti
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