Secondi tempi col brivido. Da Carpi in avanti, è una Spal che spesso è calata alla distanza
Personalità e condizione fisica da rivedere di alcuni, sono le possibili cause
Cosa succede alla Spal nei secondi tempi? All’indomani della provvidenziale vittoria nel derby di Rimini che dona un po’ di ossigeno alla classifica in vista della seconda trasferta consecutiva a Campobasso, è venuto il momento di chiederselo. L’avvio di stagione aveva visto i biancazzurri uscire meglio alla distanza: due gol e rimonta con l’Ascoli, quasi rimonta con la Lucchese, buona gestione e incremento del vantaggio a Sestri Levante. Poi d’improvviso, dalla partita col Carpi, paure assortite e cali hanno complicato le partite della Spal. Contro i modenesi si ricorderà l’ultima mezz’ora più che sofferta, assai simile a quella di Rimini dove pure l’avversario era in inferiorità numerica. In entrambe le occasioni Melgrati e compagni hanno retto e intascato i tre punti, ma con ultime fasi di partita assai tremebonde.
In casa del Milan la Spal perse nel finale e con l’Entella nel secondo tempo si è slegata e smarrita. I due derby sembrano evidenziare come sia faticoso per questa Spal sfruttare in modo brillante un vantaggio, al punto da lasciare perplessi tifosi contenti di come lo si era costruito, ma assai preoccupati per come lo si è poi difeso. In generale, ci si chiede se oltre alla paura di volare che va sconfitta, non ci siano dietro anche problematiche fisiche. E in effetti l’impressione è quella, non tanto perché Dossena abbia lavorato male: è anzi un tecnico che in allenamento i giocatori li spreme. Il problema riguarda le difficoltà di molti singoli. Calapai e Awua, che a Rimini hanno convinto, rientravano da un mese di infortunio al pari di un Karlsson che sta invece faticando. Poi c’è il solito capitolo dei giocatori arrugginiti da lunghi periodi senza partita: Buchel e Bidauoi, e lo stesso El Kaddouri prima.
Nè passa inosservato che chi è con Dossena da luglio, da Antenucci a Rao, Arena, D’Orazio e Mignanelli, ha più birra degli altri. Sommato ai due problemi che la Spal si porterà dietro sino a gennaio, e cioè organico incompleto in alcuni ruoli e modesto livello di tante seconde linee, ecco servito un cocktail che si spera di shakerare meglio di qui in avanti. Si fatica a chiedere conto di cera ritrosia di cambi a Dossena: se si escludono Bruscagin, Radrezza e Antenucci, la panca di Rimini non faceva sognare. Ma si è vinto, ed è giusto anche parlare delle cose che hanno funzionato. Il primo tempo della Spal è stato buono: la squadra aveva preso il pallino del gioco e quando si è ritrovata in 11 contro 10 ha spinto trovando 8 calci d’angolo e finalmente il gol, con una fase di assedio convincente, e solo povera di occasioni rispetto alla mole di gioco costruita. Finalmente è spuntato un clean sheet, anche se a dire il vero un pallone alle spalle di Melgrati era entrato, e fortuna che la Veronica Martinelli ci ha visto fuorigioco. Calapai e Bassoli hanno confermato di essere performanti, soprattutto quest’ultimo che si fa preferire al Sottini attuale. Dopo 4 gare in 11 giorni, ora la Spal ha 9 giorni di riposo prima di Campobasso. Un tour de force così non era alla portata della gamba attuale della Spal, ed esserne usciti con 6 punti in 4 impegni non è male. Ritrovando morale, giocatori e condizione, la Spal deve tornare a mostrare quel gioco che aveva ostentato, sia pure a sprazzi, fino all’intervallo col Carpi.
Mauro Malaguti
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