Spal, la riscossa figlia del nuovo modulo. Il rendimento di molti giocatori è cresciuto
Indiscutibile che le prestazioni di Nador, Zammarini e D’Orazio in particolare siano lievitate col 3-5-2. Lo stesso vale per Calapai e Mignanelli
Meno siamo, meglio stiamo, cantava Renzo Arbore, ma ci diamo tutti del tu. Ecco, la Spal delle ultime due partite ha girato un po’ così, con undici superstiti apparsi molto determinati a mostrare che il gruppo c’è e sta tornando sia sul piano della manovra che della condizione e della voglia. Dimezzati nel numero, Antenucci e compagni hanno raddoppiato le energie portando a casa sei punti fondamentali e confermando con due vittorie che i progressi a 3-5-2 sono capaci anche di portare risultati, non solo effimeri sprazzi di gioco e la crescita di qualche singolo. Sì, perché è indiscutibile che il rendimento di Nador, Zammarini e D’Orazio in particolare, sia lievitato perché i giocatori si trovano a loro agio. Lo stesso vale per Calapai e Mignanelli, che non a caso a Legnano dopo la doppietta ha fatto outing, chiarendo il gradimento del nuovo corso da parte della squadra.
A Legnago la Spal ha fatto una buona partita. Con un solo cambio possibile effettuato al minuto 82, che ha messo alla prova la squadra anche sulla distanza, mentre gli avversari facevano entrare una, due, tre e fino a cinque forze fresche. Se il contesto fosse differente e più esaltante si loderebbe l’eroismo della truppa. Finché si rimane là in fondo dopo un inizio così deficitario, non si può avere ancora il coraggio di dirlo: ma si spera che la Spal si dia continuità e prenda spunto per farsi onorare un po’ più in là. Mister Dossena ha impiegato tempo a trovare una quadra che partita dopo partita si andava facendo sempre più lampante: costruita per il suo 4-3-3, una Spal tanto incompleta in alcuni ruoli quanto sovrabbondante in altri, si è rivelata più idonea a rispolverare lo stile Semplici. Serviva più densità centrale: si subivano troppe reti lasciando ampi spazi davanti all’ultima linea. E i due quinti girano assai meglio che da quarti. Dopo Campobasso, l’allenatore ha capito e ha convertito i suoi, iniziando a subire un gol a partita invece di due, se si escludono i 20’ finali di Terni e quel crollo con l’uomo in meno. Non sono ancora pochi e ci si deve lavorare, soprattutto per quanto riguarda i calci piazzati, né è consolazione l’esempio dell’Italia di Spalletti su Rabiot.
Però è fuor di dubbio che ora la Spal sia un po’ più impermeabile: e siccome qualche gol lo ha realizzato, tanto è bastato per accodarsi al gruppo delle penultime. Antenucci 5, Rao 4, Karlsson 2 e Bidaoui e Contè ultimi arrivati con 1: 13 gol dalle punte nonostante i tanti problemi sono venuti. Ne mancano casomai dal centrocampo, che fa registrare appena i sigilli di Radrezza e Awua. L’emergenza però non è finita, ed è da capire se le forze contate possano bastare con una Torres che suona una musica assai diversa da Pineto e Legnago.
Con la ’garra’ e la brillantezza fisica finalmente vista al "Sandrini", la Spal ci riproverà: anche andasse male, poi inizierà a recuperare giocatori e le successive avversarie Pontedera, Vis Pesaro e Gubbio saranno più abbordabili. Ma se vuole risalire sino a tentare di centrare i playoff, la proprietà non si deve illudere di poter bypassare il mercato di gennaio. Serviranno rinforzi e ai primi di gennaio, non l’ultimo giorno: anche ad organico pieno, dietro i titolari c’è un’ampia zona di vuoto da colmare presto e bene.
Mauro Malaguti
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