Spal, non restano che i playout. Milan e Lucchese in fuga

La squadra mostra segnali di timida crescita, ma evidenzia limiti clamorosi

di MAURO MALAGUTI
14 aprile 2025
La Spal lotta per evitare la retrocessione diretta, ma le sconfitte recenti complicano il cammino verso i playoff.

La Spal lotta per evitare la retrocessione diretta, ma le sconfitte recenti complicano il cammino verso i playoff.

Milan e Lucchese, l’indiavolata, coraggiosa e malpagata Lucchese, il giorno dopo rifilano altri due sonori ceffoni alla Spal e volano via. Mica facile spargere ottimismo, ora, come Baldini dal suo punto di vista prova a fare perché deve. Ogni settimana i tifosi della Spal sono costretti a incassare cazzotti, senza mai un’eccezione. Prendete questa giornata: al mancato successo sul Pontedera – che i biancazzurri avrebbero stavolta meritato, e invece hanno come al solito sciaguratamente gettato al vento – fanno riscontro il successo del Milan su una Ternana ormai scarica in attesa dei playoff, e quello della ormai irraggiungibile Lucchese che domina la Vis Pesaro. Così la posizione dei biancazzurri si ridimensiona ancora di più: dalla speranza di evitare i playout alla certezza molto anticipata di doverli disputare, e ora anche all’altissima probabilità di giocarli a handicap, dovendoli vincere per evitare di retrocedere a parità di risultati tra andata e ritorno. E bisogna anche sperare che il Legnago non vinca stasera a Carpi, per non rischiare di doversi ridimensionare fino all’ultimo dei ribassi, ossia la retrocessione diretta in fondo al gruppo. Non è facile sperare in vittorie, quando in una stagione ne hai conseguite appena 8 in 36 partite, 2 nel girone di ritorno e 1 sola col nuovo allenatore già in doppia cifra di partite. Eppure bisogna, non resta altro da fare. A meno di rimontare tre punti al Milan sui sei che restano in palio nelle due giornate conclusive, con la Spal a Pesaro e al "Mazza" col Gubbio, e i rossoneri di Oddo alle prese coi medesimi avversari a campi invertiti.

Il guaio è che le altre ogni tanto i tre punti li portano a casa, e la Spal mai, nemmeno quando dà tutto come contro il Pontedera. A quali speranze aggrapparsi, dunque? Il segnale lo ha dato anche la curva: la Spal un pochino è cresciuta, il tifo lo ha riconosciuto con quel "combattete per noi" al posto del consueto invito a trovarsi un altro mestiere. I limiti della squadra restano clamorosi, e si sostanziano in due inconvenienti non da poco nel gioco del calcio: subisce gol di continuo e ne segna col contagocce. Col Pontedera l’ennesima sventatezza su calcio d’angolo ha vanificato tutto, e amen. Parentesi: anche se lo si può capire, date le rarissime occasioni per esultare, forse dopo un gol sarebbe il caso di non lasciarsi andare ad ammucchiate sfrenate, e rimanere al pezzo rimandandole a fine partita. Solo al triplice fischio contano per davvero…

Ma torniamo al tenue argomento della crescita. A Sassari e poi sabato in casa la Spal è parsa più tonica, fisicamente in migliore condizione e più incline a condurre la partita con determinazione. A 180’ dalla fine della regular season, se si vuol cavare la pelle evitando la serie D, ci si può solo sforzare di valorizzare questi aspetti positivi nella speranza che serva a qualcosa. Il tifo farà la sua parte, su questo non si deve dubitare: anche a naso turato, sospingerà la Spal fino all’ultimo secondo. Come sempre.

Salvare il soldato Rao sarebbe un’altra buona cosa. Finito al centro di polemiche da discoteca, il ragazzo, un 2006, è andato nel pallone e si divora gol che in altro momento segnerebbe. Ha bisogno di un segnale, e a sua volta ne deve mandare. E’ giovanissimo ed è anche la risorsa migliore che il club ha sul futuro mercato. Va aiutato. Le armi della Spal sono poche e c’è bisogno di tutte quante. Certi errori non li ripeterà, c’è da giurarci. Se si può, si provi a perdonarlo come si farebbe con un nipotino, perché l’età è quella.

Mauro Malaguti

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