Spal, ora servono coperture e nuove certezze

Chi si augura un altro ribaltone non ricorda le ultime stagioni: conviene che Di Carlo prenda atto e torni alle cose semplici

29 settembre 2023
Spal, ora servono coperture e nuove certezze

Spal, ora servono coperture e nuove certezze

di Mauro Malaguti

Bruciano i tre gol di Cesena, eccome se bruciano, nella partita più sentita dai tifosi della Spal che quest’anno oltre che un derby sarebbe - ma lo sarà sul serio? - uno scontro diretto. E bruciano il doppio per come ci si è arrivati, ossia con la sensazione di non essersi giocati al meglio le proprie carte. Le scelte hanno destato perplessità ancor prima del calcio d’inizio, e la strategia complessiva della Spal non è stata felice. Se c’era una gara in cui dato il momento e la forza dell’avversario la vittoria non era un obbligo e il punto avrebbe soddisfatto lasciando a -3 dai bianconeri, era quella di Cesena. Si pensava caso mai si "forzasse" per i tre punti a Recanati.

E stata affrontata invece come uno spareggio decisivo solo da vincere, con i tre attaccanti, due mezzeali che di estrazione sono trequartisti, e il povero Bertini a ballare da solo vertice basso di un centrocampo in cui si invocava un mediano in più per coprire meglio la difesa. Sono bastati 90 secondi a confermare i timori. La Spal si è gettata sotto a testa bassa giocando i primi 70 nella metà campo romagnola con grande voglia. Ma non appena ha perso il primo pallone, con una facile transizione e un cambio di campo il Cesena si è ritrovato in un 5 contro 5, e coi difensori ospiti costretti ad affannoso rinculare verso la porta.

Nessun raddoppio o copertura a Bruscagin su Donnarumma, nessuna marcatura di Arena su Shpendi e 1-0 immediato. Palla al centro, Antenucci la perde nel cerchio e di nuovo situazione simile centralmente: almeno qui i biancazzurri erano 5 contro 4 e la difesa già schierata era frontale alla palla, così Peda ha potuto sventare. In definitiva, un all-in un po’ presuntuoso, nel senso di presunzione che la Spal sappia far valere la qualità come a oggi non ha fatto mai. Quel che serve è invece un equilibrio maggiore: la squadra nei tre confronti contro le tre rivali migliori ha incassato 7 gol. Quanto al gioco sviluppato, passava per due direttrici principali: sovrapposizioni in fascia a stanare i "braccetti", visto che il 3-4-3 del Cesena prevede un solo esterno, e percussioni centrali affidate a un Maistro in crescita.

Alla fine, al di là del gran possesso e della reazione allo 0-1, mai si è smarcato un uomo al gol e mai si è stati incisivi se non sui calci piazzati, come peraltro nelle gare precedenti: solo le due reti di Antenucci sono venute su manovra, e quella sullo 0-3 all’89’ conta poco. Da Semplici in avanti i continui cambi di allenatore non hanno mai portato progressi reali. Da Di Biagio a Marino e poi Rastelli, da Clotet a Venturato e da questi a De Rossi e Oddo, è stata un’agonìa continua. Chi si augura un altro ribaltone immaginando sfracelli non ricorda che poi gli toccherà rivedere per l’ennesima volta esperimenti già falliti, da Arena e Peda coppia improponibile in mezzo senza Valentini, alla mediana offensiva e tutto il resto, per tacere di portieri e terzini. Conviene augurarsi che Di Carlo prenda atto della situazione e lavori a cose semplici che regalino alla Spal equilibrio, piuttosto che ripartire da zero per l’ennesima avventura. Però nel frattempo bisogna di riffa o di raffa anche vincere, perchè il gap dalla vetta è già ampio: e se si allarga ancora, ciao. Servirebbe anche un centravanti dopo lo stop di Sits. Ce ne sono in giro di allenati? Mah… Lì la palla passa a Fusco. Se la Spal fatica a creare occasioni al di là del tiro da 20 metri, si deve tentare per sottrazione di spazi e non per il loro intasamento. Oggi il calcio va in questa direzione e il Cesena ne è buon interprete, mette l’uomo solo davanti al portiere perché non ne lascia davanti quattro o cinque, ma ce li fa arrivare da dietro. Le certezze da cui Mimmo sperava di ripartire non sono tali, bisogna trovarne di nuove e più efficaci. Servono più legna, più copertura e più corsa e clava in mezzo con i Collodel, Contiliano e lo stesso Parravicini. Di soli tenori si può morire, così come di soli gregari, di soli vecchi e di soli giovani.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su