Spal, senza agonismo la qualità non basta

A Pontedera la differenza l’hanno fatta proprio aggressività e passo: quando calano, in questa categoria si perdono le partite

19 marzo 2024
Spal, senza agonismo la qualità non basta

Spal, senza agonismo la qualità non basta

Ci risiamo. O meglio, siam sempre lì. La Spal manca di spadone. Ha più qualità tecnica che non aggressività, ritmo alto e cattiveria agonistica, doti indispensabili in categoria. Così, se perde il pallino contro avversarie che ne hanno a pacchi, e in serie C sono tantissime, perde anche le partite. A Pontedera la differenza l’hanno fatta, accanto al collaudato gioco di Canzi, proprio l’aggressività e il passo, come ha sottolineato il tecnico dei toscani definendo la gara contro la Spal "la migliore del mio biennio". E’ di questo che Di Carlo deve tener conto, ed è avendo presente questo che si dovrà costruire la rosa del futuro in caso di salvezza.

E’ una Spal di soli "professori", nell’accezione che al termine dava Gibì Fabbri, e di pochi gregari. Quindi se la squadra gioca a calcio e comanda la partita si fa rispettare quasi ovunque, ma se rinuncia, arretra e perde il controllo, si fa passiva e subisce come al "Mannucci". Intelligente nell’intuirlo al momento di impostare la sua seconda Spal con un 4-2-4 che esaltasse queste peculiarità di organico, nelle ultime due gare Mimmo ha operato sostituzioni in senso opposto: col Rimini è andata bene lo stesso, a Pontedera no. Dare più aiuto a Bruscagin rispetto all’evanescente apporto di Edera era idea giusta, visto che su quel lato imperversa Ianesi: ma se l’aiuto è un giocatore come Rao che sappia anche contrattaccare è un conto, e se è un terzino ex centrocampista come Iglio un altro.

La Spal deve saper proporre su entrambe le fasce: se si sgonfia, a subire il gioco brava non è. Caso vuol poi che anche con due terzini si è affondati sul gol del 2-1. La "parabola" dello spadone e del fioretto vale anche per i singoli episodi decisivi. A Pontedera, per cosa ha perso la Spal? Per un leziosismo a pochi secondi dall’intervallo del per il resto ottimo Dalmonte, che ha voluto uscire palla al piede dinanzi alla sua area invece di spazzare in fallo laterale; e per una carenza di risolutezza e reattività tra Bruscagin e Iglio - con aggiunta del ritardo in chiusura del per il resto ottimo Contiliano -, in una situazione in cui si doveva esser pronti il doppio, cioè ancora in pieno tempo di recupero.

Sia i frangenti delle due incertezze che la loro dinamica spiegano bene come i biancazzurri non sappiano essere feroci quando serve, e al "Mannucci" almeno, capire i momenti in cui il fendente è d’obbligo. Così si continua a danzare sull’orlo del baratro. E ricevere sabato una Carrarese imbattuta da gennaio senza i Carraro, Buchel, Peda e Tripaldelli non è prospettiva che lasci sereni.

A centrocampo rimangono solo Contiliano, Collodel e Nador, e chi imposta? Facile a questo punto che il recupero di Maistro risolva il rebus, ma il timore che l’assistman spallino (7 in stagione) si possa trovare a disagio nel lavoro di copertura in una mediana a due non è campato in aria.

Dovrebbero recuperare anche Ghiringhelli e Petrovic, e a sinistra Di Carlo dovrà decidere tra Saiani e un destro adattato, magari Bruscagin con Fiordaliso secondo centrale. Sono insomma diverse le situazioni emergenziali contro una squadra molto forte e col vento in poppa. Ma un risultato si impone. Altrimenti ad Ancona nel sabato di Pasqua si rischia davvero di giocarsi tutta una stagione in 90’ esterni, e non è un bene.

Mauro Malaguti

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