Spal senza spina dorsale, l’analisi del flop
I biancazzuri che hanno ’mancato’ la chiamata: da Melgrati a Bachini fino a Radrezza. E Ottar Karlsson partito bene ma poi sparito .
Portiere, difensore centrale, regista e centravanti. Ogni squadra che si rispetti non può prescindere da giocatori di spessore in questi ruoli, la tradizionale spina dorsale destinata a fare la differenza. In positivo o in negativo. Proprio così, perché gli atleti sui quali il direttore sportivo Casella e mister Dossena avevano scommesso a occhi chiusi nelle posizioni chiave della nuova Spal stanno steccando più o meno clamorosamente. In realtà, c’è chi sta rendendo al di sotto delle aspettative (Riccardo Melgrati), chi rappresenta una sorta di oggetto misterioso (Matteo Bachini), chi è quasi sparito dai radar (Igor Radrezza) e chi fatica terribilmente a ingranare (Ottar Karlsson). Si tratta di quattro giocatori che in serie C godono di ottima reputazione, che nelle esperienze precedenti hanno fatto piuttosto bene ma in biancazzurri sono diventati – loro malgrado – il simbolo di una Spal più in crisi che mai. Partiamo da Melgrati, il portiere che due stagioni fa aveva trascinato a una storica promozione in serie B il Lecco. Fino a venerdì scorso non aveva compiuto errori clamorosi, ma non è mai riuscito a dare quella sensazione di sicurezza che ci si aspettava da un numero 1 della sua esperienza. Col Pescara ha grosse responsabilità sul gol di Brosco: la Spal non ha la seconda peggior difesa soltanto per colpa sua, ma il suo rendimento deve necessariamente migliorare. Bachini doveva essere il perno della retroguardia, dopo esserlo stato nella Juve Stabia che ha vinto l’ultimo campionato di serie C con la difesa meno battuta del girone (per la cronaca, anche Daniele Mignanelli giocava titolare in quella squadra). Invece a Ferrara di fatto risulta non pervenuto a causa di una fascite plantare che gli impedisce di giocare dall’inizio della stagione. Finora ha collezionato una presenza in Coppa Italia e una in campionato (col Perugia), poi stop. E la cosa più preoccupante è che nessuno è in grado di sapere quando potrà tornare in gruppo (al momento risulta a riposo assoluto). Il caso di Radrezza è forse il più curioso, considerando che è stato il primo acquisto del mercato biancazzurro ed era reduce da diverse buone stagioni con le maglie di Padova e Reggiana. Nel 4-3-3 di mister Dossena doveva essere il playmaker, il giocatore che detta i tempi e fa girare la squadra. Il centrocampista classe 1993 è apparso a lungo in ritardo di condizione, ma nelle prime cinque giornate ha giocato sempre dal primo minuto. Improvvisamente poi nelle gerarchie dell’allenatore è stato scalzato da Marcel Buchel, in precedenza ai margini della squadra in quanto in odore di cessione. Così, nelle ultime cinque giornate Radrezza non ha mai giocato più di 45 minuti, restando in panchina anche a Campobasso nonostante l’assenza di Buchel per la convocazione in Nazionale. E poi c’è Karlsson, partito con un gol in Coppa Italia con l’Atalanta Under 23 per poi iniziare un’involuzione – complice anche un infortunio – che sta cominciando a diventare a dir poco preoccupante. Senza spina dorsale, tutto diventa terribilmente difficile.
Stefano Manfredini
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