Spal tradita dai soliti difetti. Cattiveria e cinismo mancano sul più bello. Ma non è tutto da buttare

La prestazione con la Torres lascia delle speranze, peccato per alcuni episodi

8 marzo 2024
Cattiveria e cinismo mancano sul più bello. Ma non è tutto da buttare

Cattiveria e cinismo mancano sul più bello. Ma non è tutto da buttare

"Carina", e in avvio perfino belloccia, contro la Torres la seconda Spal di Mimmo Di Carlo è mancata dello spadone che raramente in stagione ha saputo calare, e che è tra le prime ragioni della sua modesta e pericolosa collocazione di classifica. Oltre che da un avversario – sì, in campo ci sono anche quelli – benissimo oliato e non ancora sazio, è stata trafitta da eccessi di leziosismo. Ed è un peccato, perché la prima mezz’ora dei biancazzurri era stata vogliosa e invogliante, e con un pizzico di fortuna e di cattiveria in più avrebbe potuto dare a gara e a risultato una svolta diversa. Ma come sempre in stagione, un gruppo apparentemente costruito per primeggiare tecnicamente va in difficoltà al momento di calare la scimitarra.

Nelle zone calde della partita latitano concretezza e cinismo. Prendiamo gli episodi decisivi. Nel momento migliore dei biancazzurri, Rao e Petrovic non hanno la rabbia per spaccare la porta quando si vedono neutralizzare i rispettivi tentativi. Sul gol di Fischnaller, per la voglia di rigiocarla Valentini – fin lì bravissimo – respinge di testa in mezzo invece che fuori campo, e la Torres passa. Poi c’è Rabbi, e lì il problema non si chiama cattiveria.

Questi pochi momenti bastano a disegnare il risultato di una partita che poteva finire diversamente, anche se è onesto ammettere che dopo metà tempo alla grande i biancazzurri sono scesi di ritmo, cedendo via via il campo alle abilità dei sardi. Li si poteva stendere all’andata in casa loro, sull’1-0 e in 11 contro 10, ma anche allora una ingenuità mandò il successo a carte quarantotto. Nel ritorno di mercoledì l’uscita di Zilli prima e anche di Petrovic poi – per quest’ultima il tecnico poteva attendere ancora un po’ – hanno inciso assai sul calo di fisicità e di presenza offensiva. La coppia Antenucci-Rabbi è sempre quella dello sterile autunno e l’ex bolognese continua a divorarsi gol pesantissimi. Dovrà far tesoro della lezione, la Spal, se si vuole salvare. Non è mai troppo tardi per cercare di forzare la propria natura almeno in prossimità delle due aree, dove non si debbono fare complimenti.

Così come in caso di salvezza bisognerà implementare gli aspetti gladiatori di un gruppo in cui oggi non tutto è da buttare. Il ritorno di Di Carlo ha consegnato ai biancazzurri un volto nuovo e meno trasandato, nei limiti di ciò che è consentito quando non la si azzecca dal principio. Dando coraggio alla Spal, con una trazione anteriore che la inviti a sfoderare le sue doti più propositive, l’allenatore vecchio e nuovo l’ha rimessa in carreggiata con 11 punti in 6 partite e un +10 sulla penultima Olbia che oggi la darebbero per salva. La gestione solo conservativa di Colucci non ha funzionato, se non al momento di limitare un po’ i danni a organico azzoppato. Con l’aiuto di rinforzi e recuperi, Mimmo sta cercando di metterci quel sale che insaporisca il piatto e consenta il salto di qualità: al netto di scelte sulle punte non sempre condivisibili, prima della Torres ci era riuscito. E tutto sommato anche il livello della prestazione coi sardi lascia il cuore aperto alla speranza. Ora arriva un Rimini al quinto impegno in 15 giorni, Coppa inclusa. Il Sestri ne ha approfittato, la Spal non si può esimere.

Mauro Malaguti

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