Ciclismo, no dell'Uci al rebreathing: la pratica che utilizza il monossido di carbonio

La Federazione Internazionale, dopo il congresso di Nizza, rimanda la decisione alla Wada affinché si pronunci definitivamente sulla questione

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
27 novembre 2024
David Lappartient (Ansa)

David Lappartient (Ansa)

Roma, 27 novembre 2024 - Il ciclismo e il doping, un triste binomio fatto di vicende di cronaca e sospetti pronto a intrecciarsi in continuazione. L'ultima frontiera di comportamenti quanto meno al limite riguarda il tanto discusso monossido di carbonio, una pratica fino a poco tempo fa tollerata, in attesa di esami ulteriori e conseguente nuovo ordine prontamente emesso dall'Uci.  

Cos'è il rebreathing e le richieste dell'Uci alla Wada

 In realtà il primo allarme lo aveva lanciato nelle corse settimana la Detalo Health, l'azienda danese che produce i macchinari utilizzati per il rebreathing da diverse società ciclistiche, ma nati in realtà per fini diagnostici: su tutte, per espressa dichiarazioni e per mera 'scoperta' durante il Tour de France 2024, l'UAE Team Emirates, la Visma-Lease a Bike e l'Isreal-Premier Tech. A ruota, il Movimento per il Ciclismo Credibile (Mpcc) aveva pubblicato un comunicato nel quale si ribadiva la propria opposizione a una pratica volta ad alzare l'emoglobina nel sangue, demandando la questione alla Wada, l'Agenzia Mondiale Antidoping salita alla ribalta per la 'guerra' fatta a Jannik Sinner sul caso clostebol. Al congresso di Nizza si è parlato proprio del rebreathing, con le squadre che sono state informate sulle attuali conoscenze degli effetti causati da questa pratica che consiste nell'inalazione di monossido di carbonio. Non solo: alle formazioni è stato chiesto di non adoperare in maniera ripetuta il rebreathing, con una piccola apertura solo per un singolo utilizzo e dietro stretto controllo medico. Dalle sue raccomandazioni l'Uci spera di passare a qualcosa di più, mollando la patata bollente alla Wada, chiamata eventualmente dunque a prendere una posizione ufficiale sull'utilizzo del re-inalatore che immette nei polmoni una quantità di gas tale da aumentare le prestazioni sportive. Sì, ma a che prezzo? Secondo l'Uci e gli studi portati avanti, il rebreathing prolungato è rischioso e tossico, al punto da poter condurre anche alla morte.

Vingegaard contro Hinault

Tra gli utilizzatori di questa pratica, a quanto pare, c'è Jonas Vingegaard, che a distanza di qualche settimana tramite i microfoni di Ekstra Bladet replica a Bernard Hinault, che aveva messo in dubbio il suo amore per la bicicletta a causa di una presenza poco capillare nel calendario. "Penso che molte persone sottovalutino quanto mi sia costato preparare il Tour de France. Non credo che Hinault abbia pensato alle conseguenze della mia caduta al Giro dei Paesi Baschi in funzione della Grande Boucle. Se non ce l'avessi fatta a preparare il Tour de France, ovviamente avrei corso in autunno: se fai una cosa, devi lasciare l'altra, specialmente dopo quanto successo a me. Con quella caduta, non ci si poteva aspettare che io rimanessi in forma per tutta la stagione. In conclusione - chiosa Vingegaard - non penso che Hinault sappia quanto sia stata dura per me lavorare per essere al Tour de France".

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