Ciclismo, Froome: "So di non poter più competere per vincere, ma non mollo"
Il britannico, a dispetto di una carriera ormai sul viale del tramonto, continua l’attività: "Amo andare in bici e mi piace aiutare i giovani talenti, come Blackmore"
Roma, 17 ottobre 2024 – A detta di qualche voce maliziosa si tratta di una delle operazioni più infelici della storia del ciclismo, ma fatto sta che il legame tra Chris Froome e l'Israel-Premier Tech prosegue e proseguirà per almeno un altro anno nel segno di uno stipendio di 5,5 milioni che finora, per usare un eufemismo, non ha portato i risultati auspicati. Eppure, il keniota naturalizzato britannico, a dispetto delle evidenze, non molla, dichiarandosi ancora pronto a gareggiare.
I dettagli
Intercettato dai microfoni di WielerFlits in Cina, dove in questo momento si trova per disputare il Tour of Guangxi 2024, l'ultima corsa del calendario World Tour, Froome si è aperto parlando innanzitutto del futuro a breve termine. "Mi sento bene e non vedo l'ora di affrontare il resto della settimana. Scoprire nuove culture, come questa, penso sia un passaggio fondamentale per il ciclismo, che ti dà l'opportunità di viaggiare in tutto il mondo e di visitare luoghi dove normalmente non andresti. In questa stagione io sono stato in posti per me inediti: penso alla Romania, al Ruanda e ora, appunto, a Guangxi". E questo la dice lunga, purtroppo, sulle condizioni del Froome attuale, relegato dalla propria squadra soltanto a disputare corse minori con l'obiettivo implicito di fare da chioccia alle nuove leve. "Non so se questo sia il mio nuovo ruolo, perché ho sempre fatto del mio meglio per aiutare la squadra. Mi piace farlo, così come mi piace provare a vincere". Parlando dei giovani, in casa Gran Bretagna c'è molta speranza per un ricambio generazionale: i riflettori sono puntati in particolare su Joseph Blackmore, talentino proprio dell'Israel-Premier Tech. "Fortunatamente abbiamo tante risorse in squadra. Parlando di Joe, penso abbia un ottimo potenziale per il futuro. Sicuramente mi piace lavorare con lui e con gli altri giovani, condividendo le esperienze vissute finora". Insomma, del Froome ambizioso e forte, capace di vincere in carriera il Tour de France nel 2013, nel 2015, nel 2016 e nel 2017, il Giro d'Italia nel 2018 e la Vuelta nel 2011 e nel 2017 anche a fronte di uno stile in bici non esattamente piacevole da guardare, sembra rimasto ben poco in particolare dopo il terribile incidente occorso al Giro del Delfinato 2019. "Sinceramente non penso più ai risultati. Al momento cerco di fare quello che posso nello sport. Realisticamente, non posso più competere per vincere, ma sono ancora molto motivato e in bici mi diverto ancora. Per questo, nonostante tutto, per me è facile continuare".
Widar in rampa di lancio
Da un talento per sua stessa ammissione sul viale del tramonto a uno in rampa di lancio: almeno a sentire Yannick Prévost, il suo agente intercettato dai microfoni di Het Laatste Nieuws, Jarno Widar potrebbe essere uno dei crac del futuro del ciclismo. "Ha qualità da top e sogna di vincere i Grandi Giri, ma non sappiamo ancora se sarà il nuovo Tadej Pogacar o il nuovo Jonas Vingegaard. Ha una grande potenza, ma bisogna sempre parlare con cautela, perché la strada è ancora molto lunga. Sicuramente però abbiamo a che fare con un talento fisico di primo livello".
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