Mondiali di ciclismo 2025, il Parlamento Europeo chiede la cancellazione

A pesare sono i rapporti tra il Ruanda, Paese ospitante, e i ribelli M23 del Congo, sostenuti dal governo centrale. L'Uci prova a resistere. Il presidente Lappartient: "Non abbiamo alcun piano B"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
24 febbraio 2025
David Lappartient, presidente dell'Uci (Ansa)

David Lappartient, presidente dell'Uci (Ansa)

Roma, 24 febbraio 2025 - Non c'è pace per i Mondiali di ciclismo 2025, nonostante all'appuntamento manchino ancora diversi mesi. La rassegna iridata in programma a Kigali dal 21 al 28 settembre, già da tempo non nelle simpatie di diverse Nazionali a causa degli alti costi per la trasferta e dei dubbi sulla questione sicurezza, è ora finita nel mirino del Parlamento Europeo, che a larghissima maggioranza ha chiesto all'Unione Europea la cancellazione dell'evento.

Le motivazioni del voto del Parlamento Europeo

 Il quadro a quelle latitudini che dovrebbero (a questo punto il condizionale è d'obbligo) ospitare il primo Mondiale di ciclismo in Africa è peggiorato a partire da gennaio, cioè da quando è partita l'azione dei ribelli M23 nell'area del Kivu, in Congo, confinante proprio con il Ruanda. Il bollettino è già un bagno di sangue che parla di 3000 morti e oltre 500mila sfollati. Lo stesso Ruanda c'entrerebbe parecchio nella drammatica vicenda e non solo per la vicinanza geografica: i ribelli, impegnati nelle ricchissime aree minerarie del Kivu per l'estrazione e l'esportazione di cobalto, oro e stagno, sarebbero infatti sostenuti dal governo centrale del Paese scelto dall'Uci per ospitare il prossimo settembre un evento storico. Anche eticamente, dunque, la vicenda non poteva passare inosservata da parte della politica, con la prima mossa che viene operata dal Parlamento Europeo: 443 voti favorevoli e 4 contrari alla richiesta all'Unione Europea di cancellare la rassegna. Questa è storia di settembre. In realtà già oggi il ciclismo è a quelle latitudini per il Tour of Ruanda, cominciato ieri e in programma fino al 2 marzo. L'aria non è proprio delle più serene, perché un paio di tappe, non a caso a rischio cancellazione, lambiscono le zone rosse, quelle vicinissime al Kivu. Proprio il Congo, ex colonia del Belgio, è stato il grimaldello d'ingresso nella vicenda del Parlamento Europeo: nel mirino la sospensione immediata del memorandum d'intesa UE-Ruanda sulle materie prime, almeno finché il Paese in questione non dimostrerà di aver posto fine all'ingerenza, ritirando le truppe dal Congo, smettendo di sostenere i ribelli M23 e non esportando i minerali estratti dalle zone sotto controllo proprio dei guerriglieri.

La risposta dell'Uci

 La 29esima decisione presentata riguarda proprio i Mondiali, invece confermatissimi dall'Uci tramite le parole del presidente David Lappartient ai microfoni di Cycling News. "Non c'è alcun piano B. La rassegna di Kigali sarà speciale innanzitutto perché la Federazione festeggerà il suo 125esimo compleanno e poi perché per la prima volta saremo in Africa. Questo era il mio sogno, il mio obiettivo di quando sono stato eletto presidente e ora sta per diventare realtà". Con la speranza, a causa dei tanti problemi, che il sogno non diventi un incubo. "Stiamo lavorando con il governo ruandese per provare a organizzare dei voli charter per ridurre i costi e speriamo che tutte le nazioni africane partecipino. Il ciclismo in quel continente è in piena espansione e continuerà a esserlo: sta a noi provare ad aiutare i corridori a coronare il loro sogno, come fatto da Biniam Girmay".

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