Favoriti Tour de France 2024, la griglia di Costa: tutti contro Pogacar, incognita Vingegaard

Il dominatore del Giro a caccia di una storica doppietta. Il danese rientra tre mesi dopo il brutto incidente, Roglic in agguato, Evenepoel da scoprire

di ANGELO COSTA -
26 giugno 2024
Jens Vingegaard

Jens Vingegaard

Firenze, 26 giugno 2024 – Consiglio ai tour-isti: meglio farsi trovar pronti. Perché il Tour de France 2024 che per la prima volta parte dall’Italia ha l’aria di far subito sul serio: è dura la prima tappa da Firenze a Rimini, che con i suoi 3600 metri di dislivello è la giornata inaugurale più tosta di sempre, è dura anche la seconda da Cesenatico a Bologna, con due colli romagnoli e la doppia scalata del San Luca prima del traguardo. Ed è dura anche la quarta tappa, quella che saluta il nostro Paese, perché mettendo piede in Francia c’è da scalare il Galibier.

Non che il resto sia più morbido: quattro gli arrivi in salita fra Pirenei e Alpi, una bella razione di sterrato (32 km a Troyes) e due crono, quella di 25 chilometri nello Champagne e quella finale di 34 con Turbie e Turini prima di Nizza.

Storica per la partenza e per l’arrivo (mai il Tour si era concluso lontano da Parigi, dove quest’anno però ci sono i Giochi), questa edizione può diventare leggendaria: facendo doppietta col Giro appena dominato, Pogacar entrerebbe nel ristretto club di chi ha vinto in Italia e Francia nello stesso anno, 26 anni dopo Pantani, l’ultimo della serie. Ecco la griglia di partenza del Tour numero 111, dove i migliori al mondo ci sono finalmente tutti e dove gli italiani (Bettiol e Ciccone i più spendibili degli otto al via) puntano a interrompere il digiuno di successi di giornata, già salito a 85 tappe.

In pole

Tadej Pogacar: In trentuno giorni di corse ha ottenuto 14 successi, ha vinto 14 corse, centrando Strade Bianche (con 81 chilometri di fuga), Liegi (con 35) e Giro d’Italia (con sei tappe vinte). In quattro Tour disputati ha ottenuto due vittorie e due secondi posti. Anche se accanto ha una squadra stellare (Adam Yates, Almeida, Ayuso), si basta da solo.

Prima fila

Jonas Vingegaard: ha atteso fino all’ultimo prima di partecipare, se lo ha fatto è perché ritiene di essere competitivo: se poi questo significhi poter fermare Pogacar si vedrà. Siamo rimasti al re pescatore che comandava in salita e a cronometro: dopo l’incidente che lo ha fermato a inizio aprile, la vera impresa è tornare ad esserlo.

Primoz Roglic: Ha cambiato squadra per puntare tutto sul Tour, dopo averlo accarezzato quattro anni fa, quando il debuttante Pogacar glielo soffiò all’ultimo. Fra incidenti e cadute, anche lui non ha avuto una buona marcia di avvicinamento, il vero interrogativo è come reggere al logorio del ciclismo moderno a quasi 35 anni.

Seconda fila

Remco Evenepoel: Altro caduto di primavera, debutta al Tour con l’obiettivo di salire sul podio. Di esser da corsa l’ha mostrato vincendo una Vuelta e guidando metà Giro, dove però la differenza l’ha fatta soprattutto nelle crono: qui ne ha due a disposizione, ma per lottare con la maglia gialla dovrà reggere l’urto nei tapponi.

Carlos Rodriguez: Si presenta da leader, a 23 anni, dopo aver chiuso nei dieci sia il primo Tour che la prima Vuelta. Nel ciclismo dei ventenni non è solo una promessa, ma una mezza garanzia. Arriva al via dopo una crescita costante, saper correre in modo maturo e avere il passo per viaggiare coi migliori sono le qualità su cui punta.

Terza fila

Egan Bernal: Dopo due anni sembra finalmente uscito dal tunnel in cui era finito schiantandosi in allenamento contro un bus: passo dopo passo, è tornato a riassaporare l’aria dell’alta classifica nelle corse disputate. Di essere un miracolato è il primo a ricordarlo, al Tour tenta il miracolo vero: giocarsi fino in fondo la vittoria.

Richard Carapaz: Non viene da una stagione brillantissima, ma uno che nelle grandi corse a tappe i podi li ha frequentati tutti non va certo sottovalutato. Col Tour ha un conto aperto: un anno fa si ritirò il primo giorno per una banale caduta. E’ buono per le salite, un po’ meno per la crono: già questo ne condiziona in partenza le ambizioni.

Outsiders

Simon Yates: Quarto un anno fa, settimo in precedenza, resta sempre un’incognita a livello di grandi giri, dove spesso butta via tutto con un giorno di crisi. Ha il vantaggio di essersi risparmiato come nella scorsa stagione e di poter contare sulla presenza del gemello Adam, che aiutando Pogacar può indirettamente aiutare lui.

Enric Mas: Lo spinge la voglia di riscattare un Tour che un anno fa ha dovuto chiudere il primo giorno per una caduta sulle strade di casa, lo anima il desiderio di non fermarsi nei dintorni del podio ma finalmente salirci sopra. Si affida alla capacità di correre in prima linea sulle montagne, chissà se con quel che c’è in circolazione potrà bastare.

Felix Gall: Cresciuto nelle ultime due stagioni, a 26 anni l’austriaco cerca il salto di qualità dopo l’ottavo posto della passata edizione. Lo spingono la fiducia della squadra, che ha preferito lui a O’ Connor, e una marcia di avvicinamento tranquilla, a frenarne l’esuberanza potrebbero essere le due crono, specialità dove è più Gall che gallo.

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