Ciclismo, Van Der Poel sul 2024: "Devo valutare, ma tutto ruoterà intorno alle Olimpiadi"

L'olandese ammette la centralità del sogno a Cinque Cerchi: "Potrei fare prova in linea su strada e in mountain bike, ma a quel punto dovrei sacrificare il Tour"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
7 dicembre 2023
Mathieu Van Der Poel (Ansa)

Mathieu Van Der Poel (Ansa)

Roma, 7 dicembre 2023 - Del 2024 di Wout Van Aert, suo acerrimo rivale su strada ma anche nel fango del ciclocross, si conosce già molto per espressa dichiarazione del diretto interessato, pronto a fare il suo debutto al Giro d'Italia ma senza lottare per la classifica (come inizialmente ventilato): della prossima stagione di Mathieu Van Der Poel si sapeva poco prima che proprio il campione iridato cominciasse a sbottonarsi al riguardo.

Il programma di Van Der Poel

"La prima parte è confermata: gli obiettivi principali saranno la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, oltre alla Gand-Wevelgem. L'unico dubbio riguarda la Liegi-Bastogne-Liegi: l'idea c'è, ma devo ancora decidere con certezza". L'intervento ai microfoni di Het Nieuwsblad si sposta poi dalla primavera a un'estate tutta particolare grazie alla presenta delle Olimpiadi, che inevitabilmente influenzano i piani di tutti i corridori (e degli sportivi in generale). "Le opzioni sono due: o faccio il Tour de France e poi la sola prova in linea a Parigi oppure salto la Grande Boucle e a quel punto ai Giochi disputo anche la prova di mountain bike. L'unica certezza è che non ripeterò quanto fatto a Tokyo: cominciare il Tour de France per poi ritirarmi". In effetti, nelle vene di Van Der Poel scorre sangue transalpino: motivo per cui un occhio di riguardo verso la Grande Boucle sembra dovuto. Il discorso per i Grandi Giri nel 2024 potrebbe riservare un colpo di coda a fine estate. "Qualora non dovessi fare il Tour de France potrei presentarmi alla Vuelta per preparare i Mondiali su strada. Esiste poi anche un'altra idea: quella di fare sia Grande Boucle sia Vuelta, ma la decisione finale è prematura e sarà presa in concerto con la squadra".

Il sogno keniano di Froome

Mentre l'olandese programma la prossima stagione, c'è chi come Chris Froome, ospitato da un collega del calibro di Geraint Thomas nel proprio podcast, pensa ben più in là e in particolare al momento in cui scatterà l'ora di appendere la bici al chiodo. "Il sogno è avviare una Chris Froome Cycling Academy in Kenya e per la precisione alla base del Monte Kenya, a 2000 metri di altitudine. Conosco bene l'Africa Orientale e so quanti atleti forti si nascondano in una terra povera e priva dei mezzi idonei. Non a caso, mentre vincevo il Tour de France mi sentivo inadeguato pensando ai tanti keniani che mi avevano stracciato durante le sedute di allenamento". Froome, nato e cresciuto a Nairobi prima di cominciare a girare per il mondo, non dimentica le sue origini e il suo passato: un passato che potrebbe portare tante novità interessanti nel futuro del ciclismo. "Lì non hanno le bici, le attrezzature, le strutture e neanche la formazione idonea: questo sport non esiste, ma confido che nel giro di poco tempo, magari entro 10-15 anni, la situazione possa cambiare così com'è stato quando nel ciclismo sono entrati i colombiani".

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