Anna Mazzieri: talento emergente della Reggiana Boxe conquista l'argento con la Nazionale Under 17

Anna Mazzieri, giovane promessa del pugilato femminile, brilla con la medaglia d'argento al torneo Round Robin.

di CESARE CORBELLI
22 aprile 2025
Anna Mazzieri, giovane promessa del pugilato femminile, brilla con la medaglia d'argento al torneo Round Robin.

Anna Mazzieri, giovane promessa del pugilato femminile, brilla con la medaglia d'argento al torneo Round Robin.

Dietro un viso fresco da quindicenne e i modi molto gentili, si nasconde un destro da kappao per l’ennesimo gioiello giovanile della Reggiana Boxe. Stavolta non in ambito maschile ma è il gentil sesso a essere protagonista. La giovane Anna Mazzieri in soli tre anni ha già dimostrato di che pasta è fatta, bruciando le tappe e arrivando a cogliere la medaglia d’argento con la Nazionale Under 17, categoria 70 Kg, al torneo Round Robin dello scorso marzo.

E se l’inizio con i guantoni è stato quasi per scherzo, quello che non scherza è il suo destro micidiale: la strada è ancora lunga, ma nonostante i soli quindici anni che diventeranno sedici a settembre, Anna dimostra già una maturità e una attitudine mentale molto solide.

"Sono entrata per la prima volta in una palestra di boxe poco prima di compiere tredici anni, pur non essendo una grande amante degli sport in generale. Ne avevo provati alcuni, tra cui il nuoto per circa quattro anni, ma mai a livello agonistico o con l’obiettivo di arrivare in alto. Il colpevole, in senso buono, è stato mio papà Paolo, perché lui praticava boxe da giovane e nella stessa palestra si allena mio cugino Giacomo Amadou Ly".

Come è stato l’inizio?

"Nel corso amatori ero l’unica ragazza poi ne sono arrivate altre che, su richiesta del nostro allenatore Michael Galli, sono passate agoniste. Era un po’ di tempo che Mike chiedeva anche a me e, dopo alcuni mesi, mi sono convinta, soprattutto perché ho capito che quello era davvero il mio ambiente, non una fonte di stress come lo erano stati altri sport".

E poi arriva il fatidico momento del primo match ufficiale.

Il coach mi aveva detto che avrei debuttato a febbraio 2024, quindi avvisata quasi con un anno di anticipo. Ma di lì a poco le cose sono cambiate e a settembre mi sono trovata sul ring. Combattere lo vedevo come una cosa lontana, ero felice con un po’ di comprensibile ansia, che a distanza di tempo, ho imparato a gestire, ma è andato tutto bene e mi sono portata a casa anche la coppa di miglior pugile della serata in cui erano in scaletta diversi incontri".

Una partenza con il botto che è valsa la maglia azzurra.

"Ho partecipato ai campionati italiani nel 2024, sono uscita ai quarti di finale ma sono stata notata e convocata in nazionale con cui ho affrontato il mio primo torneo Round Robin (una sorta di girone dove si affrontano tutte le squadre partecipanti, ndr) portando a casa la medaglia di bronzo, mentre a marzo di quest’anno, alla seconda presenza, ci siamo messe al collo l’argento".

Come è strutturata la tua settimana tipo?

"Mi alleno cinque volte nella palestra di pugilato più il sabato e la domenica vado in sala pesi; quando riesco faccio pesi anche dopo l’allenamento di boxe ma ovviamente non riesco a farlo spessissimo".

Già, a quindici anni c’è anche la scuola. Si suda più sul ring o sui banchi?

Frequento il Bus Pascal, indirizzo relazioni internazionali, è una scuola impegnativa ma i miei professori mi supportano, essendo a conoscenza della mia attività con la boxe".

Torniamo al sacco: chi ti è stato più d’aiuto nel tuo percorso?

"Come dicevo, la mia famiglia e in particolare mio papà che è stata la ’causa’ di tutto. Poi il mio coach Michael Galli con cui mi sono sempre trovata benissimo, anzi ci tengo a sottolinearlo perché in passato ho abbandonato altri sport per colpa dell’allenatore. Infine mio cugino che a cui chiedo spesso consigli, un giorno spero di averlo all’angolo con me".

Nessuno in famiglia ha paura che si faccia male?

"L’unica è la nonna! Ma gli altri no, anzi mi vedono felice. Poi Mike parla spesso con i genitori dei ragazzi e li tranquillizza sul fatto che usando il caschetto ci sia abbastanza protezione".

In uno sport da stereotipo maschile, cosa si sente di dire ad una ragazza titubante ad indossare i guantoni?

"Direi di fare un tentativo; fino a quando non si tenta, non saprai mai l’adrenalina che si prova o come ci si sente la prima volta che si indossa dei guantoni o si tira un pugno. Anzi, gli stereotipi sono l’ultima cosa di cui ci si deve preoccupare, ormai sono superati visto che tante donne al mondo nel pugilato stanno facendo carriera".

E il futuro cosa riserva?

Spero che la mia testa non mi dica mai di mollare neanche nella peggiore delle situazioni e mi auguro di non stancarmi mai di questo sport: una volta che ci sei affezionato, ti viene difficile abbandonarlo, è diventato quasi come un rifugio, un porto sicuro. C’è ancora tanto lavoro da fare, devo affinare la tecnica ma sono sicura che i miei coach mi aiuteranno a migliorare".

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