"Col nuoto sono rinata"
La 19enne De Rossi dal trapianto ai successi in azzurro .
La paura, il dolore, la speranza, l’immensa gioia. Le emozioni di una vita racchiuse in un diario speciale, quella che la diciannovenne campionessa di nuoto Daniela De Rossi ha voluto regalarsi con l’aiuto dei genitori. Un tunnel alla fine del quale la protagonista ritrova la luce, una storia che Daniela ha voluto far conoscere al mondo dello sport e non solo nel libro (presentato nei giorni scorsi a Milano) “La Speranza in un dono. Il racconto del mio ritorno alla vita dopo un trapianto di rene“, scritto a quattro mani con l’aiuto di papà Angelo. Pagine in cui l’atleta ripercorre gli anni difficili in cui da bambina è stata aggredita dalla malattia, e poi la scoperta del “buio“, fino al ritorno alla vita grazie al meraviglioso gesto di mamma Monica, il dono di un rene. Quello che le ha permesso di partecipare alle gare di nuoto, conquistando già a 15 anni il primo oro ai World Transplant Games di Newcastle.
Passo indietro. Alla giovane De Rossi venne riscontrata una rara malattia autoimmune (glomerulo sclerosi focale) nel 2012, a seguito degli esami medici che servivano per il via libera all’attività agonistica. Invece arrivò lo stop immediato, e per quella bambina di soli 8 anni (era già una brava atleta fin dai tempi delle scuole elementari: campionessa italiana a 6 anni e titoli regionali su titoli regionali messi in bacheca) fu l’inizio di un dramma, non solo sportivo, perché la malattia era già in stato avanzato. Non restava che sperare nel trapianto,non subito però: molti organi erano compromessi, e per due annni Daniela fu sottoposta ad analisi peritoneale. Dodici ore al giorno, tutti i giorni. Un percorso necessario per poi sottoporsi al trapianto di rene da vivente. "Dopo quei due anni attaccata ai macchinari per molte ore della mia giornata sono riuscita a guardare con occhi diversi la mia vita, ho provato ad immaginare un futuro. Tutto questo grazie all’immmenso regalo che mia madre aveva fatto. Io e lei siamo una cosa sola. Da quando siamo entrate in ospedale e ci siamo sdraiate su due letti vicini, con due equipe. E poi anche in vasca, anche in piscina, anche quando nuoto".
Già, perché quel trapianto ha permesso a Daniela di riabbracciare i propri sogni, con risultati importanti. A conferma del fatto che era una predestinata al nuoto mondiale. Dopo l’intervento ci fu il ritorno all’agonismo, con le prime medaglie d’oro ai Mondiali in Inghilterra: tre argenti e un oro (nei 50 dorso donne fino ai 17 anni) vinti dalla ragazza, che nell’occasione fu portabandiera dell’Italia diventando di fatto testimonial del Comitato Paralimpico e dell’Aned (associazione Nazionale Emodializzati e Trapianto). Tutto questo per dare forza, speranza e coraggio a tanti giovani sportivi come lei colpiti dalla malattia. "Perché con lo sport si può davero rinascere, ed io ne sono la prova", ripete con orgoglio Daniela, ricordando che gli atleti italiani che hanno partecipato in primavera ai XXVI World Trapiant Games in Australia sono tornati a casa con 24 ori, 13 argenti e 12 bronzi. "Ogni volta per tutti noi salire sul podio è un’emozione meravigliosa. Aver la possibilità, anche da trapiantata, di raggiungere livelli alti è una sensazione bellissima. Paure e sacrifici che negli anni sono state ripagate da queste grandi soddisfazioni. Oggi per me lo sport vuol dire solo rinascita". Grazie alla sua forza di volontà, prima di tutto. Ma anche all’amore di mamma Monica e papà Angelo che hanno fanno di tutto per permettere a Daniela una vita che, pur nella sua difficoltà, potesse rispondere al desiderio di spensieratezza di una ragazzina come altre.
Oggi a 19 anni Daniela è un’atleta con la “A” maiuscola, pur con le dovute proporzioni. Con la passione per il nuoto, l’amore per i genitori e il suo essere golosa per la... nutela: "Prima del trapianto non mi piaceva. Dopo l’operazione, con il rene di mia madre, non ci rinuncio".
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