Federico Ganassi Spallanzani sfiora il podio alla maratona di Reggio
Federico Ganassi Spallanzani, quarto alla maratona di Reggio, racconta la sua esperienza di corsa e le sfide affrontate.

Federico Ganassi Spallanzani insiem alla ruandese Clementine Mukandanga
Il primo reggiano sul traguardo della maratona di Reggio è stato Federico Ganassi Spallanzani, quarto in 2h.36’02’’. Ha mancato di un soffio il terzo posto, 50 secondi che l’avrebbero portato nella storia, visto che sino ad oggi soltanto un reggiano (Graziano Costi nel 1998) vinse il bronzo nella gara reggiana.
Federico, 29enne scandianese impiegato amministrativo a Viano e tesserato per l’Amorotto, arriva dal calcio e solo nel 2019 è passato all’atletica, o meglio a trail e gare di resistenza. "Sì, questo mi ha sicuramente aiutato a concludere la maratona di Reggio che corro da tre anni: 2h.52’ nel 2022, 2h.42’ nel ’23 e ora 2h.36. Magari l’anno prossimo tolgo ancora qualcosa".
La gara di domenica era davvero estrema? "Sicuramente complicata e bisognava essere preparati. Io in carriera ho affrontato anche delle tempeste di neve a 2.800 metri nelle gare sulle Alpi, forse qui qualcuno ha sottovalutato le condizioni atmosferiche che noi in montagna teniamo sempre presenti a livello di abbigliamento".
Lei com’è andato? "L’idea era di correre intorno alle 2 ore e 38’, ma non è che abbia preparato in particolare questa gara. Sono partito sopra ritmo cercando un gruppetto che fosse sui miei tempi e sono passato alla mezza in 1h.17’40, stando a lungo anche con la ragazza del Ruanda. Poi mi sono staccato dai primi, ma al 27° sono rientrato sul terzo, tirando forse un po’ troppo. Dovevo provare ad arrivare sul podio, ma nel finale lui mi ha staccato, peccato".
L’organizzazione come le è sembrata? "Impeccabile, tanti ristori caldi, punti di accoglienza, volontari sempre molto disponibili e diverse ambulanze per chi ha avuto problemi. Anch’io all’arrivo ero molto provato, ma sono bastati 10 minuti, una bella doccia calda per riprendermi del tutto. Si correva come si poteva, per evitare il nevischio io cercavo… le pozzanghere d’acqua dove almeno la presa della scarpa era più sicura".
Si poteva sospendere o rinviare? "Per me no. Le condizioni climatiche sono una parte della gara: ognuno deve decidere per sé, quindi rispetto anche a chi si è ritirato".
Ora tornerà in montagna? "Sì, però devo dire che la strada mi piace oggi più che sabato. Pensi che mi sono avvicinato in modo strano: mio papà Lauro, nel 2018 stava preparando un iron man e mi ha chiesto di correre un po’ con lui per fargli compagnia. Devo dire che sono andato di malavoglia, ma il giorno dopo gli ho chiesto io di fare un’altra corsa. Come calciatore mi sono fermato a fine 2018, dopo qualche stagione all’Arcetana e alla Boiardo. Poi ho iniziato a correre ed ora penso alla Lavaredo Ultra Trail di giugno 2025, passando magari prima per un paio di mezze maratone".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su