Formaro, l’"uomo-rana" ce l’ha fatta: "Lo Stretto di Messina, finalmente"

Nuoto Carlo ha coperto il tratto tra le coste nel tempo di 2 ore e 37 minuti. "Il primo con questo stile"

di ALESSANDRO GALLO -
27 settembre 2024
Formaro, l’"uomo-rana" ce l’ha fatta: "Lo Stretto di Messina, finalmente"

Carlo Formaro e Luciano Vietri, presidente dell’associazione Swimming Travel

"L’aspetto più divertente è stato all’arrivo, dopo quasi tre ore, tra onde alte, pioggia e anche un po’ di maltempo. Si era radunata una piccola folla: e mi hanno accolto al grido di ‘cra-cra’. Mi veniva da ridere".

Si diverte, ripensandoci, Carlo Formaro, specializzando in medicina con l’hobby del nuoto. Anzi, di uno stile particolare, perché a differenza di quelli che, in acqua, optano per il classico stile libero, Carlo ha scelto la rana. E, a rana, ha portato a termine un’impresa che gli consente di essere il primo uomo in assoluto.

"C’è stata una donna – dice Carlo – negli anni Ottanta. Ma nessun uomo aveva mai affrontato lo Stretto di Messina accettando di nuotare a rana".

In acqua per due ore e 37 minuti. Tanti giorni di allenamento in acqua per un ragazzo cresciuto con il nuoto e tesserato, in passato, per alcune società delle Due Torri come Rari Nantes, Savena Nuoto e De Akker.

"C’erano anche due miei amici, Andrea e Luca, che hanno affrontato lo stesso percorso a stile libero. E c’era un’imbarcazione nella quale trovavano posto mia mamma Anna Maria e la mia fidanzata, Silvia. Era nei, mentre ero in acqua, a passarmi qualcosa da bere e il gel per ritrovare energie".

Avrebbe dovuto bere più acqua, Carlo. Ma si è limitato perché avvertiva un po’ di nausea.

"Se sono arrivato alla fine – insiste – lo si deve anche al mio barcaiolo, Dino. Perché l’impresa potesse essere certificata, come effettivamente è avvenuto una volta coperta la distanza, andata e ritorno, partendo dalla Sicilia, dovevo essere seguito da una sola persona. E Dino è stato fondamentale nel tracciare la rotta, nell’avvertirmi sul cambiamento di vento, sulle onde".

Ha preso una giornata di pioggia, Carlo e, una volta partito, non sapeva se avrebbe avuto la possibilità di affrontare il ritorno. In acqua, la temperatura su 27 gradi, lo ha aiutato.

E adesso? "Mah, ci sono tanti progetti – racconta – perché mi piacerebbe, sempre a rana, affrontare le Bocche di Bonifacio o anche coprire la distanza tra Ischia e Procida. Ma l’anno prossimo, sarà a Iringa, in Tanzania".

E’ uno specializzando, Carlo e il progetto è quello, con il Cuamm, di trascorrere sei mesi per aiutare, dal punto di vista medico, quelle popolazioni. Sei mesi in Africa significherà avere meno possibilità di allenarsi come vorrebbe. Ma i progetti agonistici dell’uomo-rana – Carlo scherza su questa etichetta, vista la passione per uno stile piuttosto inusuale, almeno sulle lunghe distanze – non passano in secondo piano. Anche perché, a proposito di stretti, non gli dispiacerebbe un giorno provare anche lo Stretto dei Dardanelli.

"In acqua mi diverto – chiosa – perché con la rana, per me, è camminare. E mi trovo talmente bene che mi rilasso".

Anche perché, se la ride Carlo Formaro, senza esagerare, nella vigilia dell’impresa ha scelto un’alimentazione particolare: arancini e cannoli. In Sicilia, non poteva sbagliare.

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