UnipolSai, tocca a Betto. Sarà il nuovo manager:: "Vogliamo restare al top lanciando tanti giovani»

Baseball Fabio, 52 anni, è stato prima pitcher, poi l’allenatore dei lanciatori "La Fortitudo è una grande famiglia che ha scelto la continuità. Intendo operare sulla strada tracciata da Mazzotti, Nanni e Frignani".

di ALESSANDRO GALLO
6 ottobre 2024
Fabio Betto, 52 anni, è il nuovo manager della Fortitudo UnipolSai Bologna (Ferrini)

Fabio Betto, 52 anni, è il nuovo manager della Fortitudo UnipolSai Bologna (Ferrini)

Fabio Betto, 52 anni, è il nuovo manager della Fortitudo Baseball. La notizia era nell’aria e, di fatto, Lele Frignani, spiegando i motivi per il suo addio, aveva già indicato l’erede. "Per me – le parole di Frignani, nell’intervista concessa al Carlino – il nuovo manager c’è già. Basta che la Fortitudo guardi al proprio interno".

Facile pensare a Fabio o, in alternativa, a Claudio Liverziani che negli ultimi anni sono stati i più stretti collaboratori di Frignani. E Betto, già nove anni fa, chiusa in Fortitudo l’era Marco Nanni, era stato in ballottaggio, fino all’ultimo, con Frignani, prima che la scelta dell’allora presidente, Stefano Michelini, cadesse su Lele.

E adesso? "Sono felice del ruolo, come lo ero prima – dice Betto –. E’ un ruolo che mi sarebbe piaciuto ricoprire. E sono contento che la società alla fine abbia deciso di affidarmi la squadra".

Betto nel segno della continuità. Dopo Mazzotti, all’inizio del terzo millennio, c’era stato Marco Nanni, poi Lele Frignani e, appunto, Betto. Anche Fabio con un passato da giocatore Fortitudo: lanciatore, capitano, tecnico e, nelle ultime stagioni, anche pitching coach. Già, chi si occuperà, ora, del parco allenatori?

"E’ chiaro – spiega Fabio – che non potrò ricoprire entrambi i ruoli. Ci dovrà essere un professionista per questa specialità. Stiamo valutando un paio di profili. Intanto la Fortitudo ha individuato il manager e da lì ripartiamo".

Ci sarà anche da ricostruire lo staff tecnico. Fabio negli ultimi anni ha lavorato a stretto contatto di gomito con Claudio Liverziani, l’hitting coach. "Mi piacerebbe continuare a lavorare con Claudio – incalza Betto – perché fa parte della storia della nostra società. E non solo. In più ha qualità tecniche e morali per proseguire a operare per la Fortitudo. Deciderà lui".

Ma che Fortitudo sarà? Potrà puntare allo scudetto? Quali saranno i nuovi giocatori? Un fiume di domande che investono l’ex pitcher che, come tale, prende tempo. Come quando studiava i battitori avversari e dava un’occhiata alle indicazioni e ai suggerimenti del catcher di turno.

"Lo scudetto? E’ un discorso ancora prematuro – osserva Fabio –. La società nel corso degli anni ha dimostrato di essere sempre pronta a vincere. Abbiamo combattuto e lottato fino alla fine. Alle volte abbiamo vinto, altre no. Ma è nel dna di questo gruppo battersi sempre. E lo faremo ancora".

Prematuro, soprattutto, parlare di squadra. O meglio: la squadra avrà un’identità precisa, ma sulle individualità bisognerà ragionare.

"Sono manager solo da pochi minuti – scherza –. Difficile dare una risposta a un quesito del genere. Diciamo che partiamo da un nucleo di italiani, che ha sempre fatto parte della nostra storia. E così vogliamo continuare. Per proseguire, però, bisogna essere in due. I giocatori, adesso, hanno maggiore libertà di decidere dove andare. Ma è chiaro che noi abbiamo l’intenzione di lavorare su un gruppo preciso. Poi dal punto di vista degli stranieri, magari, ci sarà qualche volto nuovo".

L’UnipolSai non cambierà tanto per fare. Anche perché la scelta di Betto, appunto, è nel segno della continuità. Continuità così forte che, magari, nei prossimi giorni, ci sarà anche un nuovo ruolo per Lele Frignani, dopo l’addio alla ‘panchina’.

"Il gruppo forte degli italiani dovrebbe rimanere, poi, fare i nomi, già oggi, sarebbe prematuro. Guarderò con attenzione i giovani, cercheremo di valorizzare, una volta di più, i prodotti del nostro vivaio. Vogliamo creare un gruppo in sintonia con le idee che abbiamo sempre portato avanti. Gente che sia felice di indossare la maglia Fortitudo, ragazzi che considerino il Gianni Falchi come una casa. Giovani che interpretino il nostro club come una grande famiglia".

Famiglia tradizionale, verrebbe da aggiungere. Perché la scelta di Betto è il proseguimento di un cammino virtuoso iniziato con Mazzotti.

"Dopo Mauro le scelte tecniche sono sempre state improntate alla ricerca di figure e professionalità che fossero cresciute prima come giocatori e poi come tecnici in Fortitudo".

Marco Nanni, Lele Frignani e oggi, Fabio Betto. La storia Fortitudo continua. Con ambizioni di vertice, senza l’idea di ridimensionare quella che di fatto, all’ombra delle Due Torri, è la società più vincente del terzo millennio.

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