Il personaggio. Bruni, la stessa passione a 350 km di distanza

Storico fotografo forlivese, da 30 anni vive nella città giuliana. "Da Stefanel a oggi, sempre vicino al basket"

17 maggio 2024
Bruni, la stessa passione a 350 km di distanza

Bruni, la stessa passione a 350 km di distanza

Un forlivese a Trieste da 30 anni. Per una scelta di vita "fatta un po’ per amore, un po’ perché sono un istintivo. Quando sono arrivato ho dovuto ricominciare da zero, senza lavoro e senza una casa. Oggi posso dire, in omaggio a un maestro e a un amico purtroppo scomparso, di essere un po’ il Sante Montanari di Trieste. Vale a dire che a Trieste tutti mi conoscono e io conosco quasi tutti".

Francesco Bruni, classe 1955, fino al 1994 era uno dei migliori fotografi sulla piazza forlivese. "Iniziai negli anni ‘80: lavorai per le Gazzette, collaborai per Autosprint e per ‘Giganti del Basket’, poi per il Messaggero quando aprì in Romagna. A fine anni ‘80 dopo l’inaugurazione del Palafiera diventai il primo fotografo in Italia a fare le fotografie di basket dall’alto sfruttando quel corridoio che c’era poco sotto il tetto del Palafiera sopra il tabellone segnapunti. La mia prima foto dall’alto, una palla a due fra Mark Landsberger e Nino Pellacani, diventò una copertina di ‘Giganti’".

Poi cosa accadde?

"Nel 1990 mi separai. Nell’ottobre del 1993 andai a Trieste per lavoro, conobbi una ragazza e del 1994 decisi di trasferirmi a circa 350 chilometri di distanza".

Come fu l’impatto a Trieste?

"All’inizio fu molto dura, però Trieste mi ha dato molto. I romagnoli sono gente gioviale, espansiva, sorridente, mentre i triestini sono chiusi e devi conquistarli con la serietà professionale, umana e la disponibilità. Nel 1997 cominciai a collaborare con il Piccolo, collaborazione che continua tuttora. Dal 2000 al 2015 ho lavorato anche per Illy, per Generali, l’Autorità portuale, ho fatto mostre, due libri e ora sto preparando il terzo".

E il suo amato basket l’ha sempre seguito?

"Certamente. Arrivai l’ultimo anno di Stefanel, poi la società si trasferì a Milano: uno choc. Ho visto la società fallire, poi rinascere e io ci sono sempre stato, per lavoro, ma non solo. Quando eravamo in serie B, ero l’unico fotografo al lavoro alle partite casalinghe e quindi Trieste ce l’ho un po’ nel cuore".

E la serie che comincia domenica come la vede?

"Vincere a Forlì per Trieste sarà dura, lo potrà fare solo se tutti saranno al massimo della forma. Il 3-0 contro Torino ha galvanizzato tutti, dopo un campionato fatto di alti e bassi in cui la squadra non ha sempre girato al meglio".

Quali sono i giocatori che Forlì deve temere?

"Ruzzier è il giocatore determinante e più importante, anche Brooks e Reyes sono forti. So bene che a Forlì manca uno straniero...".

Verrà in Romagna per seguire la serie?

"Purtroppo no, anche se Forlì e gli amici romagnoli veri sono sempre nel mio cuore. Vengo solo quando posso a trovare le mie adorate figlie, Evelin di 42 anni e Silvia di 41, e per abbracciare la mia nipotina Mila, 9".

Stefano Benzoni

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