CALCIO Serie D. Cenaia, lo sfogo del presidente: "Parlano di noi con frasi denigratorie e arroganti»
Il presidente della società verdearancione difende con fermezza l'immagine della squadra di Serie D, respingendo accuse di arroganza e chiedendo rispetto nei confronti della sua realtà calcistica.
"Siano una società piccola, rappresentativa di una realtà di appena duemila abitanti – attacca orgogliosamente il presidente della società verdearancione Enrico Milianti – siamo fieri di essere in Serie D, una categoria prestigiosa, il massimo dei dilettanti. Ci siamo arrivati a pieno titolo, con una promozione meritata conquistata sul campo e, tutte le domeniche, andiamo sui campi della Serie D a testa alta. Dico questo – insiste il presidente – perché ultimamente ho sentito e visto che, in alcune trasmissioni televisive locali, si parla della società che io rappresento in termini arroganti e lesivi della nostra dignità". Il presidente verdearancione è un fiume in piena e non accetta che si parli della sua realtà calcistica senza quel rispetto che ad ogni livello è dovuto, non solo come una forma di cortesia. "E’ vero che stiamo attraversando un brutto momento e che l’impatto con la categoria per noi è stato veramente forte – continua Milianti – ma noi ce la stiamo mettendo tutta e non accettiamo che si parli in modo denigratorio nei nostri confronti. Non è giusto e tantomeno corretto. Purtroppo, in diverse occasioni, siamo stati penalizzati da decisioni arbitrali che ci hanno lasciati perplessi, ma le accettiamo. Non ultima la squalifica di quattro giornate commissionata al nostro attaccante Ferretti, espulso domenica scorsa ad Orvieto per proteste. Volevo far sentire la mia voce – conclude il presidente Milianti – e quella della mia società perché abbiamo ritenuto che la misura fosse colma. Quando perdiamo sul campo da un avversario superiore lo accettiamo e gli diciamo bravo, quando vinciamo vogliamo i nostri meriti e il rispetto, ma non siamo disponibili ad essere attaccati sui media in modo denigratorio ed arrogante".
Pietro Mattonai
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