Carpi, la certezza di Motta: "Piazza ambita anche in C"

L’intervista all’ex dirigente: da una stagione memorabile al futuro personale "In questo club l’uomo vale sempre più del calciatore. La svolta? A Sorbolo".

di DAVIDE SETTI -
3 giugno 2024
Carpi, la certezza di Motta: "Piazza ambita anche in C"

Carpi, la certezza di Motta: "Piazza ambita anche in C"

Venerdì dopo l’ufficialità del suo addio da Carpi ha ringraziato tutti con un post commovente, perché quella in biancorosso è stata allo stesso tempo la sua più grande chance e il suo più grande capolavoro calcistico. L’ex direttore sportivo Riccardo Motta ha trascorso in Riviera la prima domenica ’senza incarico’ e da lì racconta questi 12 mesi da sogno nella città dei Pio. Motta, poteva finire diversamente col Carpi?

"Alla fine penso che siamo stati tutti molto chiari. Io sono andato dal presidente ribadendogli la mia forte disponibilità a rimanere, ma non al 100% di impegno perché non avrei lasciato il mio incarico lavorativo. L’opzione era quella di affiancarmi una figura da direttore tecnico, una proposta che Lazzaretti ha molto apprezzato. Poi alla fine ha preso la sua decisione, una scelta legittima e soprattutto ci siamo lasciati con un sorriso: sulle persone e sui rapporti non c’è mai stato nessun dubbio".

Come sono stati questi 12 mesi a Carpi?

"Intensi e senza sosta, ho vissuto in auto fra Bologna dove abito, Carpi e Milano dove lavoro, chilometri e chilometri, molti dei quali passati al telefono, ma con emozioni e persone indimenticabili".

La cosa più bella che le è rimasta?

"Il rapporto con mister Serpini. Non ho mai avuto dubbi sulla persona: dopo la gara di Coppa a settembre col Corticella abbiamo avuto una litigata quasi da metterci le mani addosso, ma lì ho capito che anche se era da 20 anni che non ci vedevano eravamo gli stessi di allora. E poi il feeling coi giocatori: un gruppo di persone vere che rimarrà unito da qui all’eternità". Come se lo immagina il Carpi in C?

"Una piazza dove chi arriverà dovrà avere grande senso di appartenenza, una piazza ambita in cui l’uomo vale sempre di più del giocatore".

Quando avete vinto il campionato?

"A fine gennaio: ne sono successe di tutti i colori, ma ci siamo fusi invece che dividerci. Poi la vittoria di Sorbolo col Lentigione, un campo ostico con tante persone che speravano nel nostro male. Abbiamo fatto vedere di essere una squadra diversa".

Ha un rimpianto?

"Aver assecondato Maini a tornare in campo per la Poule scudetto, se potessi tornare indietro glielo eviterei. Poi chissà, magari non cambiava nulla. Ma vi dico una cosa: Marco lo conosco da quando aveva 13 anni, farà di tutto per tornare a essere quello di prima".

Il telefono ha già squillato dopo l’addio?

"La notizia è fresca, non ho ansia di dover trovare, se arriva qualche chiamata rispondiamo ma ho anche voglia di riposarmi per qualche settimana".

Si è poi chiarito con quel tifoso che in curva spesso a fine gara la prendeva di mira?

"Certo, dopo l’ultima gara l’ho guardato ed è sceso. Ci siamo abbracciati come vecchi amici".

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