Ascoli, l’ex difensore Portin: “Il Picchio nel cuore. Ora sono un papà casalingo, uno dei miei figli si chiama Totti”

Jonas non ha mai scordato il mondo bianconero: “Lavoro all’aeroporto di Helsinki e vivo a Espoo con mia moglie e i nostri tre figli”

di MASSIMILIANO MARIOTTI -
3 febbraio 2024
Portin ai tempi dell’Ascoli, nella stagione 2009-10

Portin ai tempi dell’Ascoli, nella stagione 2009-10

Ascoli, 3 febbraio 2024 – Guai a chiamarlo vichingo. È stato indubbiamente Jonas Portin il finnico di maggior successo dell’Ascoli. Uno spirito glaciale dal cuore caldo rimasto letteralmente folgorato dall’esperienza bianconera. L’ex difensore arrivò dalla Finlandia con furore nel giugno 2009 e divenne subito un beniamino dei tifosi a suon di prestazioni. Ancora oggi il finlandese non perde mai occasione di ammettere quanto sia un tifosissimo del Picchio.

Portin, come sta? Oggi di cosa si occupa?

“Sto bene grazie. Ora vivo a Espoo con mia moglie Emilia e i nostri tre figli. Uno di loro si chiama Totti. Dopo i due anni allo Ff Jaro come allenatore in seconda nella serie B finlandese, mi sono trasferito qui dove mi sono sposato, diventando poi padre. Qui sono un papà casalingo, ma da pochissimo, ho iniziato una nuova avventura lavorando all’aeroporto di Helsinki-Vantaa come agente di rampa. Fin da bambino ho avuto una certa curiosità per i voli e l’industria aerea. Credo che sarà divertente ed interessante. Avrò un ruolo di responsabilità e questo mi piace molto”.

Continua a seguire l’Ascoli?

“L’Ascoli per me significa tanto e resterà sempre nel mio cuore. Non seguo le partite, ma quasi sempre rivedo tutti i goal e gli highlights. La classifica forse dice che le cose non stanno andando benissimo, ma credo che non sia veritiera. Ho visto l’ultima importantissima vittoria di Como. E anche la partita in casa col Bari dove la squadra ha dimostrato di aver voglia di lottare per ogni singolo punto. Il campionato è lungo e può ancora succedere di tutto. C’è bisogno di continuità nel portare avanti un progetto con il direttore sportivo, l’allenatore, ma anche gli stessi giocatori. Cambiare troppo non fa mai bene. Adesso però la cosa più importante è fare tutto il necessario per il bene del Picchio. Io tifo l’Ascoli e basta”.

Ricordi della stagione 2009-10?

“Bellissimi. Non manca però un po’ di rammarico per come sono andate alcune cose. Partimmo bene con mister Pane, poi i risultati iniziarono a non arrivare. Con il cambio in panchina e l’arrivo di Pillon ritrovammo la mentalità vincente. Peccato poi che non siamo riusciti a raggiungere i playoff. Avevamo elementi di qualità e diversi giovani di talento che poi sono finiti in A. Personalmente iniziai bene giocando titolare. Alla fine dell’andata iniziarono i problemi con gli adduttori e la pubalgia. Dopo aver saltato solo 3 gare rientrai affrontando il resto del campionato col dolore. Ho sempre stretto i denti. La società aveva problemi economici e a fine stagione venni ceduto al Padova. Le nostre strade purtroppo si sono divise troppo presto. Sono rimasto in contatto con tanti amici. I tifosi sono grandi. Sono sempre rimasto molto impressionato da questa tifoseria”.

Qual è stata la partita più emozionante della sua esperienza bianconera?

“La prima di Coppa Italia in casa col Crotone. Era il mio debutto ufficiale con l’Ascoli e ha avuto un significato particolare. Vincemmo 3-1 davanti ai nostri tifosi. Fu molto emozionante. Un’altra gara indelebile resta la vittoria con l’Ancona nel derby. Io non giocai per una distorsione alla caviglia subita la settimana prima col Cittadella, ma resta una vittoria impressa nei cuori di tutti i tifosi. Il gol di Giorgi al 92’ fu una grande emozione”.

Lei è stato uno dei primi finlandesi della storia del club. In quella stagione c’era anche Mattila, mentre l’anno prima arrivò Petrescu. Oggi invece ci sono Vaisanen e Streng. Li conosce?

“Sì, Vaisanen non di persona, ma come giocatore. Sauli è uno bravo e conosce bene la categoria. Vanta tantissime partite in A e in B. Oltre ad una ventina di presenze in nazionale. È stato un buon innesto per la difesa Streng invece l’ho allenato nella stagione 2015-16, quando ero alla guida della formazione under 15-16 del Vifk (Vaasa, Finlandia). Lui aveva soltanto 14 anni. Era un ragazzino però già si vedeva che sarebbe diventato un calciatore. I suoi punti di forza sono la rapidità e la forza fisica. Sa attaccare gli spazi e fare gol. Ha bisogno di tempo per adattarsi alla serie B che è un campionato molto difficile. Lo è ancor di più se arrivi a metà stagione. Può rivelarsi un buon acquisto secondo me. Mi ha fatto piacere vederlo debuttare a Como”.

Cosa pensa di Castori?

“Non lo conosco bene, ma so che da sempre è un tifoso dell’Ascoli. Farà di tutto per salvare la squadra. È indubbiamente l’uomo giusto per raggiungere l’obiettivo. Quando ero al Padova l’ho affrontato da avversario e quell’anno il mister fece un miracolo. Voglio fare un grosso in bocca al lupo a squadra e società. Saluto tutti i tifosi dell’Ascoli. Vi voglio bene, forza Picchio!”

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