"Ho avuto paura di morire. Salvato dal defibrillatore"
Il racconto del calciatore del Bando Rocco Corbino dopo il malore in campo "Ho avvertito un forte dolore al petto e sono uscito: poi non ricordo più nulla".
"Adesso sto bene, il peggio è passato ma me la sono vista brutta. In quei minuti in cui ho rischiato la vita ho pensato che non potevo morire senza vedere crescere mio figlio Tommaso e stare al fianco di mia moglie Sabrina". Rocco Corbino (nella foto) ha rischiato grosso domenica scorsa, colto da un malore al termine della partita del suo Bando con l’Ostellatese: è stato salvato dalla prontezza di riflessi e dal sangue freddo del presidente del Bando Sergio Frighi e soprattutto di due giocatori della formazione canarina. L’ex centravanti di Portuense, Codifiume e Argentana adesso è ricoverato all’ospedale di Cona, in terapia intensiva coronarica. "Dovrò stare qui almeno altri due giorni – aggiunge – poi andrò in reparto. Il calcio sarà solo un ricordo, tuttavia spero di festeggiare la guarigione con tutti i ragazzi e i dirigenti del Bando. Magari in futuro farò il dirigente del Bando".
Corbino ha 44 anni, origini siciliane ma argentano di adozione, lavora in un’azienda che si occupa di soccorso stradale. A livello agonistico vanta trascorsi di livello tra i dilettanti, soprattutto Eccellenza e Promozione. Negli ultimi tre anni ha militato nel Bando: "Ci ha dato una mano a vincere il campionato di Terza categoria – evidenzia il presidente della formazione argentana, Sergio Frighi – Non ha più l’età degli anni verdi, ma faceva ancora la differenza. Adesso l’importante è che tutto sia finito bene". Facciamo riavvolgere il nastro della memoria allo stesso Rocco Corbino: "Ero entrato nel secondo tempo per dare una mano ai ragazzi – ricorda la disavventura l’attaccante del Bando – dopo una decina di minuti ho sentito un dolore al petto e ho chiesto di uscire. Mi sono seduto al fianco del presidente Frighi per vedere il finale della partita e sembrava che non ci fosse niente di grave. Ho preso in esame l’ipotesi di andare al Pronto Soccorso, ma solo se il dolore si fosse ripresentato. Così non è stato, così finita la partita sono andato a fare la doccia assieme ai miei compagni. Una volta rivestito e pronto a uscire, ho avuto un mancamento, ho perso conoscenza. Da lì in avanti non ricordo niente, so che sono stati fantastici due giocatori dell’Ostellatese. Poi ho ripreso conoscenza, i sanitari mi hanno stabilizzato e poi portato all’ospedale in Elicottero".
"Tutti ci siamo dati da fare per salvare Rocco – afferma il presidente Sergio Frighi – quando si è sentito male ho chiamato il 118 e anche l’elisoccorso. Ringrazio in modo particolare due giocatori dell’Ostellatese, Simone Gobbo e Niccolò Righini: il primo gli ha praticato un massaggio cardiaco e il secondo ha utilizzato il defibrillatore. Un altro ringraziamento a una madre di un atleta, un’infermiera, che ha dato un importante contributo". E conclude: "Senza il defibrillatore Rocco non si sarebbe salvato. Ci siamo dotati di questo strumento salvavita nel 2015, quando non era ancora obbligatorio. Nell’ambito societario ci sono persone abilitate al suo impiego, ma conta il sangue freddo nei momenti che contano, quando anche i secondi fanno la differenza. In questo caso i due giocatori dell’Ostellatese sono stati determinanti a salvare la vita di Rocco".
Franco Vanini
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