Una sfida, due racconti. L’analisi del ko di Cesena

Nel primo tempo le mosse di Canzi non producono l’effetto sperato. Nella ripresa il Pontedera riesce a trovare l’equilibrio ma ormai è tardi.

di STEFANO LEMMI -
24 gennaio 2024
Una sfida, due racconti. L’analisi del ko di Cesena

Una sfida, due racconti. L’analisi del ko di Cesena

Mancata attenzione ai dettagli e atteggiamento remissivo nei primi 45’. E questo, di fronte alla squadra più forte del campionato, è stato un peccato mortale che ha offerto il primo tempo-horror del Pontedera, travolto 4-0 sabato dal Cesena già prima dell’intervallo con la tripletta di Shpendi (21°, 26° e 28°) e il sigillo di Kargbo (37°) in una gara che può essere analizzata dividendo i due tempi.

PRIMA FASE 1°-45° minuto. Canzi stavolta ha scelto di aspettare il Cesena a zona e non di affrontarlo uomo-contro-uomo. Una strategia voluta pensando a: 1) non lasciare i difensori a duelli singoli contro gli attaccanti avversari, i più forti del girone, 2) chiudere gli spazi e i varchi a una squadra che sa giocare a calcio. I numeri dicono infatti che la capolista è la squadra che vince più duelli offensivi, mentre soffre di più contro avversari bravi a chiudersi, e l’attuazione del "canzismo", che prevede l’aggressività dell’uomo-contro-uomo, avrebbe significato esporsi ad un rischio più grande. Il problema però è stato che il Pontedera nel primo tempo non è riuscito a mettere in pratica la strategia pensata, ovvero aggredire negli spazi di competenza il giocatore di fronte, mettere la giusta cattiveria agonistica, fare sviluppo in fase offensiva, evitare l’uno contro uno (soprattutto con Shpendi e Kargbo) e mantenere ordine e compattezza nel reparto arretrato. Invece in occasione soprattutto del secondo e terzo gol, nonostante che la squadra abbia avuto tempo di posizionarsi è mancata l’attenzione nella difesa della palla in area, una delle specialità della casa.

SECONDA FASE 46°-94° minuto. Con una partita già archiviata, al rientro in campo i bianconeri hanno abbassato la loro forza agonistica pensando più a controllare il match, mentre da parte sua il Pontedera ha reagito. E’ così riuscito a giocare negli spazi che la squadra di Toscano col suo 3-4-2-1 ha concesso ai lati dei mediani, utilizzando il movimento dei quinti per entrare dentro l’area di rigore locale. L’ingresso di Angori e Lombardi ha dato vivacità al 3-4-3 granata (che in fase difensiva mutava in 5-4-1) e consentito a Selleri, l’altro inserimento di inizio ripresa, di andare due volte vicino al gol nella stessa azione (25°) ma negate dalla bravura di Pisseri. Il ko di Cesena è quindi ascrivibile a due punti: 1) la forza di un avversario che ha migliorato in ogni reparto il proprio gioco, 2) la mancata interpretazione del Pontedera della partita sul piano della concentrazione e dell’aggressività negli spazi, evidenziando forse qualche timore reverenziale nei confronti di un avversario apparso ingiocabile.

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