Ana Maria Vitelaru è bronzo olimpico: "Al mio fratellino che non c’è più"
A Parigi la campionessa ha coronato un sogno: "Sentivo Neculai vicino a me che mi incitava"
"Una medaglia olimpica era il mio grande sogno e sono riuscita a realizzarlo, nonostante un anno difficile che solo qualche mese fa mi ha privata di Neculai, il mio fratellino. E’ stato devastante e ora il colore della medaglia non conta, gliela dedico tutta. Durante la gara l’ho sentito di fianco a me che m’incitava e io non ho mai mollato con il pensiero sempre rivolto a lui".
Sono queste le prima parole di Ana Maria Vitelaru, la 41enne atleta che ieri ha vinto il bronzo nella gara di handbike H5 alle Paralimpiadi di Parigi. Era la sua seconda olimpiade dopo quella sfortunata di Tokyo, coincisa con la prima medaglia dell’handbike femminile di Parigi e la 49ª medaglia vinta sinora dagli azzurri.
Non va dimenticato comunque che la Vitelaru ha vinto la Coppa del Mondo 2024 e che la sua stagione era già comunque eccellente. "Devo ringraziare tutti e non voglio dimenticare nessuno: mio marito Nicola, le ragazze del lavoro del gruppo Max Mara, il team azzurro, la mia società di appartenenza, il gruppo Obiettivo3 e tutti quelli che mi sono stati vicini in questo periodo e durante la gara. Li ho sentiti tutti vicini, compresi i tifosi che magari seguivano la gara dall’Italia in televisione. Qui il meccanico Rino Parmigiani e il fotografo Paolo Codeluppi piangevano a dirotto per l’emozione. E poi un grazie al preparatore Michele Maggi".
Partiamo dal risultato finale: prima la statunitense Oksana Masters in 1h52’14’’, definita "aliena" da Ana Maria, sulla cinese Bianbian Sun in 1h.52’25’’, la Vitelaru in 1h.52’27’’, la tedesca Andrea Eskau in 1h.52’40’’ e l’altra azzurra Katia Aere in 1h.59’01’’. Ritirata l’olandese Chantal Haenen.
Allora, Ana Maria, che gara è stata?
"Sinceramente non ho mai pensato di poter vincere una medaglia diversa dal bronzo, salvo che a poche centinaia di metri dal traguardo ero assieme alla cinese, mentre l’americana volava sotto lo striscione. A quel punto ci ho provato con tutte le mie forze, ma non sono riuscita a ribattere la volata della Sun. In Coppa del Mondo ero caduta e mi sono portata dietro un dolore muscolare che è tornato proprio nella volata finale. Sì, poteva essere anche un argento, ma la mia gara è stata quella di seguire la Masters sino a che le forze mi reggevano".
Tecnicamente come si è sviluppata?
"Tante fughe, specie sulle salite dove le avversarie cercavano di sfoltire il gruppo. In più la pioggia ha reso pericoloso il percorso, ma alla fine me la sono giocata, con punte di velocità oltre i 65 all’ora".
Lei corre con la bici di Zanardi?
"Certamente, ci sono due esemplari di questa bici, una la ho io, l’altra è al museo di Padova. Nel 2018 promisi ad Alex che sarei diventata la sua campionessa, perché mi ha insegnato tantissimo, specie nella gara in linea. Un giorno mi chiamò a casa sua con la scusa di sistemare il mezzo che io usavo a quel tempo: lo vedevo stranamente emozionato ed era perché stava per regalarmi la sua bike, un mezzo speciale".
E ora?
"Mi godo la medaglia, riprendo subito allenamenti più leggeri e soprattutto sarò alla cerimonia di chiusura. Già non vedo l’ora".
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