Tour de France 2024, le pagelle della settimana: Pogacar stellare, Girmay da favola

Lo sloveno detta legge ovunque, l'eritreo unico a centrare la doppietta. Vingegaard si difende alla grande, Philipsen e l'Uci dietro la lavagna

di ANGELO COSTA
7 luglio 2024
Tadej Pogacar

Tadej Pogacar

Parigi, 7 luglio 2024 –

10 a BINIAM GIRMAY. E’ l’unico a far doppietta nella prima settimana, vincendo lo sprint più adatto a lui (a Colombey, in leggera salita) dopo aver vinto quello meno adatto (a Torino). Uomo delle prime volte, dopo aver centrato una classica e le tappe al Giro e al Tour ha già pronto il prossimo obiettivo: la maglia verde della classifica a punti. 10 a TADEJ POGACAR. Con l’abituale ferocia, fa tutto ciò che ha in mente: vince la tappa del Galibier, si arrende solo a Evenepoel nella crono, guadagnando sul resto della compagnia. Impressiona ogni volta che si muove, in salita, sullo sterrato e soprattutto quando scende. Ora può correr di rimessa, il dubbio è che ne sia capace… 9 a REMCO EVENEPOEL. Centra il primo obiettivo, vincendo la crono, non il secondo, conquistare provvisoriamente la maglia gialla. Regge sul Galibier, non fa impazzire in discesa, al momento è il primo rivale di Pogacar, almeno stando alla classifica: per diventarlo davvero, deve mostrarsi forte sulle montagne. 8 a JONAS VINGEGAARD. E’ lì dove si augurava di essere, dopo aver passato giorni difficili, con l’enorme dubbio di poter essere al via. Gioca in difesa e lo fa in maniera splendida, cercando di non spremersi più di quanto il fisico gli consenta. La nota positiva è che sta meglio di quanto si pensasse, quella negativa è che il distacco è già pesante. 7 a MARK CAVENDISH. Scommette su se stesso un anno fa, quando è costretto a ritirarsi. Più (e su) di lui scommette l’Astana, che vede ripagata tanta fiducia con lo sprint che vale al baronetto inglese il record di tappe vinte davanti a Merckx e la storia. Magari resterà l’unico squillo di un grande velocista in questo Tour, ma pesa più di tutti. 6 a MATHIEU VAN DER POEL. Non funziona benissimo come apripista di Philipsen, anche per via della sfortuna (a Torino fora nel finale). Non funziona per nulla in versione se stesso, perché resta sempre defilato. Messaggio ai naviganti: come un anno fa, quando poi vinse il mondiale, Vdp sta usando il Tour come trampolino. Per i Giochi. 5 a PRIMOZ ROGLIC. Avrà anche fatto la miglior crono di sempre al Tour, ma il suo bilancio non può essere in attivo. In difficoltà quando Pogacar affonda il colpo, sull’amata salita di San Luca come sul Galibier, va in difficoltà anche sullo sterrato, dove riesce a rimediare. Il Tour è ancora lungo, si dirà: ma sarà il caso di cominciare a risalire. 4 a JASPER PHILIPSEN. Non è il Jasper The Master di un anno fa, quando in volata con lui non c’era partita: questo sembra più ingolfato, spesso scomposto. Raccoglie tre secondi posti, uno dei quali gli vien tolto dalla giuria per scorrettezza. Da come gli gira nella prima settimana, sembra entrato al Tour dalla porta sbagliata. 2 all’UCI. Se lascia stupefatti la multa a Davide Ballerini per essersi fermato a un maxischermo per vedere lo sprint da record del suo compagno Cavendish, ha dell’incredibile quella a Julien Bernard per essersi fermato a salutare moglie e figlio con un bacio. In entrambi i casi a fermarsi è stato soltanto il buonsenso. 0 a ADAM HANSEN. Dal presidente mondiale del sindacato corridori, così tempestivo a bloccare il Giro quando scendono due gocce d’acqua, ci si sarebbe aspettato almeno una parola, una mezza critica, una smorfia davanti alle multe di Ballerini e Bernard ‘per aver danneggiato l’immagine del ciclismo’. Tacendo, anche lui non la migliora.

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