I segreti di Roman Safiullin, allarme russo per Sinner. Medvedev: “Quando vedevo il suo nome tremavo”

Wimbledon, domani i quarti di finale. Lo zar del tennis in passato lo ha definito “la nuova stella russa”. Dopo anni difficili è da poco entrato nella top 100

di PAOLO FRANCI
10 luglio 2023
Roman Safiullin (Ansa)

Roman Safiullin (Ansa)

“Da junior, pensavo che fosse tremendamente difficile da battere e tutte le volte che vedevo il suo nome dalla mia parte del tabellone tremavo, ma tremavo sul serio. Abbiamo giocato molte finali e semifinali, molte partite che non finivano mai...”.

Non l'ha detto uno qualunque, ma lo zar del tennis Daniil Medvedev. Parlando di chi? Di quella che lui stesso ha definito

"La nuova stella russa".

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Ok, d'accordo, ma con chi ce l'ha? Non con Rublev, Karatsev o Khachanov, no. Danil racconta il “who is who” - chi è chi - di Roman Rishatovic Safiullin, il 'fratello’ di racchetta di Medvedev: “Siamo amici, da ragazzi eravamo inseparabili». Poi, le carriere. Quella di Daniil che decolla a velocità siderale, quella di 'RR' che entra in quell'enorme scaffale del talento puro incapace di specchiarsi in sé stesso.

Perchè Safiullin si porta dietro un passato da principino riconosciuto del tennis: è stato numero 2 del mondo juniores e poi da incredibile neo professionista, a 16 anni, vince 42 match su 46 – siamo nel 2014 – con una percentuale del 91,3%. Roba da alieni. Però c'è quel carattere di fuoco rispetto al ghiaccio della sua terra. Vince gli Australian Open Under 18, batte Rublev al 'Bonfiglio' di Milano, poi il mondo dei Pro che lo manda in tilt.

Spiegherà poi: "Per me è stato lo scalino più difficile il passaggio da juniores a professionista. Quando perdo la concentrazione in partita, si vede”. Si è sposato giovanissimo, ha navigato nell'insidioso mondo dei Challenger mentre l'amico Daniil diventava numero uno del mondo o Rublev incantava sui campi di mezzo mondo. Ci ha messo tanto per piazzarsi sotto al riflettore ma oggi, a 25 anni, si sta prendendo le sue grasse soddisfazioni.

Decisivo è stato l'incontro, in quello scaffale del talento perduto, con Andrey Kuznetsov campione a Wimbledon junior e poi 39 del mondo da professionista. Andrey, come lui, non è riuscito ad arrivare dove avrebbe potuto e, forse – oltre a ridisegnargli l'architettura di gioco – Kuznetsov gli deve aver spiegato come ci si sente nella poco tiepida vasca dei rimpianti, quando il talento non riesce a far rima con carriera.

A Wimbledon ha messo in fila Bautista Agut, Moutet, Pella e Shapovalov che però aveva il ginocchio traballante. E questo dice soltanto una cosa: il talento di 'RR' ha trovato finalmente la via. È riuscito a entrare nella Top 100, è salito al numero 82 a febbraio e ora è 92. Ma i numeri, quando hai 'quei numeri' contano poco. È – chiaro – al miglior risultato negli Slam, considerando che solo da poco è entrato nel magico mondo dei Master 1000. A frenarlo, anche gli infortuni che certo ne hanno ostacolato la carriera. Quindi, c'è solo una grande certezza sul prossimo avversario di Sinner: sottovalutarlo potrebbe essere letale, ma sappiamo che Jannik non lo farà.

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